Azione legale, ad opera del personale sanitario del Sirai di Carbonia, per il presunto mancato rispetto delle norme di sicurezza
di Manolo Mureddu
Gli strascichi delle drammatiche vicende occorse nelle settimane scorse all’ospedale Sirai di Carbonia, in particolare rispetto all’emersione di due distinti focolai epidemici di Covid-19 che avevano portato al contagio di decine tra pazienti e professionisti sanitari e al decesso di alcuni degenti, nonché al rischio che la struttura sanitaria potesse essere addirittura evacuata e sigillata in alcuni reparti, continuano a farsi sentire e ad animare il dibattito pubblico sul futuro della struttura sanitaria del Sulcis Iglesiente. Tanto più dopo la presentazione nei giorni scorsi di un esposto contro ignoti alla Procura della Repubblica di Cagliari da parte degli avvocati Roberto Peara e Giacomo Doglio per conto di una quarantina tra medici, infermieri e operatori sanitari, nel quale si chiede ai magistrati di indagare per il presunto mancato rispetto delle norme di sicurezza anti Covid-19, stabilite in ambito nazionale dall’Istituto Superiore di Sanità, dentro la struttura ospedaliera da quando è iniziata la pandemia e più specificamente nel periodo di crisi sanitaria sopracitato quando sono emerse le maggiori problematiche.
Nell’esposto, presentato contro ignoti, sono state evidenziate le principali criticità alle quali il personale sanitario e i pazienti sarebbero stati esposti: dall’inadeguatezza dei DPI, all’assenza di percorsi controllati e isolati per suddividere potenziali casi positivi al Covid-19 da quelli negativi, fino all’inidoneità e inadeguatezza dei servizi igienici e delle procedure di sanificazione della struttura. Una condizione che si sarebbe aggravata anche per via dell’assenza nel territorio di un centro dedicato al ricovero in terapia intensiva e sub intensiva dei pazienti Covid-19. Argomento su cui, peraltro, si è dibattuto anche nell’ultima conferenza socio-sanitaria del territorio alla presenza (in videoconferenza) dell’Assessore regionale della sanità Mario Nieddu, e che continua ad agitare il dibattito politico con diverse interrogazioni in Consiglio regionale e Parlamento, da parte di esponenti istituzionali sardi.
Nondimeno, dopo la presentazione dell’esposto, i legali dei professionisti sanitari hanno deciso di spiegare meglio la scelta dei loro assistiti di rivolgersi alla magistratura con alcune precisazioni: “visto il persistere di una situazione emergenziale, dopo nove mesi circa dal suo inizio – hanno spiegato gli avvocati Peara e Doglio – non può certo costituire una causa di giustificazione rispetto alle gravi omissioni perpetrate. Una delle principali ragioni per le quali si è reputata doverosa la presentazione dell’esposto è che una corretta applicazione delle regole contenute nella normativa statale e regionale avrebbe potuto, e questo vale anche per il futuro, evitare il diffondersi dell’epidemia in corso. Se non si tengono in adeguata considerazione indicazioni/linee di indirizzo nazionali e regionali per la gestione delle fasi di controllo della pandemia, si aggravano in misura esponenziale i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori e per la salute degli stessi pazienti che vengono ricoverati per patologie differenti dal Covid”.
La sensazione all’ospedale Sirai, dopo la presentazione dell’esposto alla magistratura, il blitz del NAS nelle settimane scorse e la continua contrapposizione in ambito sindacale sulla governance della struttura, è quella di essere solo alle prime battute di una vicenda giudiziaria che, al pari di altre in altrettanti presidi ospedalieri sardi e italiani, potrebbe riservare non poche sorprese. E, si spera, anche delle risposte esaustive per le famiglie delle persone decedute a cavallo degli scorsi mesi di dicembre e gennaio dopo aver contratto il Covid-19 proprio in quella struttura.