Rinasce la provincia, ora ruolo e competenze

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Il Consiglio regionale ridisegna la geografia degli enti locali in Sardegna con la riforma ritorna l’ente intermedio del Sulcis Iglesiente

di Manolo Mureddu

Il 31 marzo scorso si è definitivamente concluso in Consiglio regionale l’iter legislativo per la ricostituzione delle province che furono abrogate da una consultazione referendaria regionale nell’anno 2012. In conseguenza alla nuova riforma che ridisegna la geografia degli enti locali in Sardegna, vengono nuovamente istituite le province del Sulcis Iglesiente, del Medio Campidano, dell’Ogliastra e della Gallura. Restano inalterate quelle di Oristano e Nuoro, viene abolita quella del Sud Sardegna e, novità assoluta, viene edificata la città metropolitana di Sassari; mentre quella di Cagliari passa da 17 a 71 Comuni.
E ancora adesso molto attuale nonostante la ricostituzione delle province, in quanto, è stato intensamente dibattuto durante il confronto consiliare e nelle numerose audizioni tenutesi con le parti sociali, esse potranno nuovamente assolvere agli scopi sopracitati se davvero verranno riempite di “contenuti”, ossia di strumenti e competenze. Ma soprattutto se potranno esprimere una guida politica realmente rappresentativa della volontà popolare dei territori tramite l’elezione diretta dei propri rappresentanti. Ipotesi per oggi ancora inattuabile in quanto la famosa legge Delrio non lo permetterebbe, consentendo unicamente l’elezione di secondo livello dei rappresentanti; ovvero di organismi istituzionali votati dagli amministratori locali del territorio e non direttamente dai cittadini. Scenario superabile, ha spiegato l’Assessore degli Enti Locali Quirico Sanna, con una nuova, apposita, legge regionale in grado di istituire l’elezione diretta degli organismi di rappresentanza provinciali. Ipotesi percorribile ancorché il provvedimento di legge potrebbe essere impugnato dal Governo nazionale e sottoposto al parere della Corte Costituzionale. In alternativa, l’argomento è già oggetto di discussione e di confronto in sede parlamentare, bisognerà attendere una modifica alle normative nazionali.
Temi fondamentali per restituire alle province e specificamente a quella del Sulcis Iglesiente dalla quale scriviamo, quel ruolo di rappresentanza politica sostanziale del territorio; di catalizzatore di finanziamenti; di erogatore di servizi (dalle strade, agli edifici scolastici, all’ambiente); ma soprattutto di programmazione dell’economia. Come ai tempi della provincia Carbonia-Iglesias quando l’ente intermedio fu protagonista dell’allestimento del piano strategico territoriale che pose le basi per la realizzazione del “Piano Sulcis” alla presenza di tre rappresentanti del Governo nazionale alla Grande Miniera di Serbariu a Carbonia.
Nel frattempo, grande soddisfazione è stata espressa dai Consiglieri regionali del territorio Fabio Usai e Michele Ennas, entrambi impegnati in prima linea in questa battaglia peraltro asse portante della loro campagna elettorale (ovvero della loro coalizione di centrodestra-autonomista) alle scorse consultazioni del 2019. Entrambi hanno salutato l’approvazione della riforma parlando di mantenimento degli impegni presi con gli elettori e di inaugurazione di una nuova stagione di palingenesi istituzionale, economica e sociale per il territorio. Con l’On. Usai che ha sottolineato l’importanza di avere un ente intermedio funzionale per cogliere al meglio le risorse rappresentate in questa particolare fase storica dal “Next Generation EU” e dal “Just Transition Fund”, e in generale quelle europee provenienti dalle linee di finanziamento strutturale. Con la ricostituzione della provincia, ha chiosato l’esponente politico, finalmente abbiamo lo strumento adeguato: starà a tutti noi sfruttarlo nel modo giusto e in tempi rapidi”. Mentre l’On. Ennas ha spiegato “come il ripristino della provincia equivale a riconsegnare ai cittadini un organo di rappresentanza istituzionale con importanti competenze in grado di costruire una visione complessiva e organica delle criticità e dei punti di forza del nostro territorio”.
Concetti condivisi da numerosi stakeholders e amministratori locali, nonché dal mondo sindacale rispetto alle numerose vertenze irrisolte in ambito lavorativo e spesso negli scorsi anni prive di quello strumento di rappresentanza capace di rappresentarne gli interessi nei livelli sovraordinati del Governo regionale e nazionale. O come come richiamato dal Segretario della Filctem-Cgil Emanuele Madeddu, che da tempo sollecita le istituzioni locali e regionali sull’importanza di farsi trovare pronti a cogliere le sfide del “Just Transition Fund” e rispetto alle quali la neo ricostituitasi provincia potrebbe dare un enorme contributo in termini di sinergia e sguardo d’insieme tra enti locali.
Non sono mancate però anche molte voci critiche alla riproposizione dei vecchi enti, soprattutto tra coloro che proposero i referendum, ossia i Riformatori Sardi. Nonché nel M5S da sempre ostile alle province in quanto tali, a livello nazionale. Ma anche tra i frequentatori di social con molti commentatori che si sono domandati a cosa servano i referendum o meglio a cosa sia servito votare nel 2012 se poi la volontà popolare verrebbe così disattesa. Forse dimenticando che proprio nel Sulcis Iglesiente i risultati della consultazione referendaria dimostrarono una netta contrarietà degli elettori all’abolizione della provincia. Furono infatti altri territori, dove le province peraltro rimasero inalterate, a decidere per il Sulcis Iglesiente. Nondimeno, in ogni caso, come spesso hanno ricordato negli anni scorsi emeriti costituzionalisti come Sabino Cassese, la volontà popolare dei cittadini in un dato momento storico non è immutabile e dunque può cambiare e con essa le decisioni dei legittimi rappresentanti politici.

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