Portovesme, confronto per la riconversione ecologica

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Opportunità da non perdere. I sindacati chiedono un incontro con la Regione per discutere di “Just Transition Fund” e industria

di Manolo Mureddu

É crescente il fermento in ambito sindacale in merito alla (finora mancata) programmazione delle risorse stanziate dall’Unione Europea tramite lo strumento dello “Just Transition Fund” per la riconversione ecologica delle aree industriali di Taranto e Portovesme. Nel nostro territorio, hanno affermato i Segretari della Camera del Lavoro e della Filctem-Cgil, Antonello Congiu e Emanuele Madeddu, dovrebbe arrivare una sostanziale parte dei 1.200 milioni di euro destinati a tale scopo: “in totale, la conversione della centrale ENEL Grazia Deledda e il progetto di diversificazione produttiva della ex miniera Carbosulcis, potrebbero valere potenziali investimenti per 500 milioni di euro. A oggi però, hanno messo in guardia i due sindacalisti, poco o niente è dato sapere di come la Regione voglia programmare la spendita di queste risorse. Per non perdere questa opportunità, hanno ricordato Congiu e Madeddu, è necessario presentare al più presto progetti, programmi e linee di intervento chiare e definite”. Per comprendere meglio le intenzioni della Giunta regionale, nei giorni scorsi i rappresentanti sindacali hanno inviato una richiesta d’incontro ufficiale agli Assessori all’Industria e alla Programmazione, Anita Pili e Giuseppe Fasolino: “Come organizzazioni sindacali – hanno spiegato i due Segretari – ci interesserebbe partecipare all’elaborazione dei piani territoriali per la giusta transizione in qualità di stakelhoders. Crediamo sia importante convocare al più presto un tavolo di confronto, hanno insistito i sindacalisti, perché dalle notizie di stampa specialistica si apprende il fatto che la regione Puglia stia già elaborando i propri piani e ciò induce il timore che si possa in qualche modo perdere una importante fonte di finanziamento per garantire il principio stesso del fondo: una giusta transizione ambientale ed occupazionale”.

Un tema quello della giusta transizione e della tutela occupazionale, richiamato dalla CGIL, molto attuale viste le denunce già arrivate da più parti in merito alle conseguenze che il completamento del processo di decarbonizzazione con la (ormai ineluttabile) riconversione a metano della centrale ENEL di Portovesme potrebbe avere sulle maestranze ivi occupate; si stima un’emorragia di centinaia di posti di lavoro se non si darà seguito alla concretizzazione di una seria programmazione che veda l’avvio di nuovi progetti di sviluppo anche oltre il settore prettamente industriale. E alcuni di essi, hanno ricordato nei giorni scorsi i rappresentanti della RSU (afferenti alla Filctem-CGIL) della Carbosulcis, potrebbero essere sviluppati proprio nell’ex sito minerario di Gonnesa. A tal proposito in questi giorni si dovrebbe tenere un incontro tra i vertici aziendali, le OOSS e la Regione, per capire lo stato di applicazione del piano industriale in merito ai nuovi progetti di riconversione quali la produzione di energia da fonti rinnovabili per alimentare gli edifici pubblici regionali o il famoso quanto innovativo progetto “Aria” promosso dalla stessa RAS in collaborazione con l’INFN a livello nazionale. L’auspicio è che le risorse europee del “JTF”, così come quelle che potrebbero arrivare per il “Recovery Plan”, siano utilizzate nei tempi previsti e soprattutto che siano spese bene per dare una rinnovata prospettiva economico-sociale al Sulcis Iglesiente dopo molti anni di progressiva deindustrializzazione e impoverimento dei suoi abitanti.