Gonnesa, da due anni un’associazione di volontari lavora nel borgo minerario sul monte San Giovanni per superare l’abbandono e l’isolamento
di Giulia Loi
È ormai da due anni che l’associazione “Villaggio Normann” mette a disposizione i suoi volontari per la salvaguardia e il riuso dei villaggi minerari. Un progetto iniziato il 1° settembre del 2018, a cui partecipano quasi tutti gli abitanti nel villaggio sito nel comune di Gonnesa, originariamente costruito appositamente per i lavoratori della vicina miniera di San Giovanni. “Si tratta di usare i villaggi minerari e pensare ad essi come una risorsa, non come luogo di abbandono come è successo a gran parte di essi in Sardegna”, ha spiegato il presidente dell’associazione Pierluigi Carta. Un lavoro fatto di piccole buone pratiche, per far sì che insieme si possa concorrere ad attirare l’attenzione su luoghi spesso dimenticati, e fare in modo che si crei una nuova consapevolezza: non solo da parte dei residenti, che spesso vivono questi luoghi con rassegnazione, ma anche soprattutto dalle autorità politiche, il Comune, la Regione, il Parco geominerario e l’Università, tutti gli enti che dovrebbero promuovere questo genere di luoghi. È per questo motivo che i due edifici storici che meglio rappresentano la storia del villaggio, la villa Stefani – un tempo abitazione dei direttori della miniera – e il vecchio dopolavoro/spaccio, ormai ruderi, sono stati illuminati con dei faretti, proprio perché possa essere posta l’attenzione sulla loro condizione, perché se ne parli e perché le persone possano chiedersi perché non vengano valorizzati, cosa che si spera sia fatta a breve. “Abbiamo iniziato applicando un piano antincendio in collaborazione con il corpo forestale e il comune – ha spiegato ancora il presidente – praticando prima di tutto una pulizia approfondita della zona”. L’obbiettivo è anche quello di offrire luoghi di accoglienza che non debbano essere per forza “nuovi” e vicini al mare, ma che permettano quindi il riutilizzo di luoghi già esistenti, senza compromettere ulteriormente il territorio con altro consumo della terra e rendere anche partecipi le persone di quello che è un frutto di 150 anni di lavoro minerario. Insieme all’amministrazione poi, sono stati concordati una serie di eventi per far diventare il villaggio un luogo di incontro e racconto, per raccontare le persone e aprirsi agli altri. Il cortile della villa Stefani è ormai diventato luogo di manifestazioni culturali di ogni genere; tra le ultime iniziative dell’associazione – che ha presentato negli ultimi tempi libri, spettacoli e concerti – c’è l’installazione, inaugurata la mattina del 5 settembre e che resterà presumibilmente fino a dicembre, di tre specchi posti all’interno delle finestre e della porta della villa Stefani: una provocazione creata dal contrasto tra la villa cadente e abbandonata con tre oggetti incastonati nelle cornici di faggio, nuove e lucide. L’intervento ambientale si intitola “Speculum Naturale Speculum Historiale” ed è stato ideato dal collettivo della Giuseppefraugallery in collaborazione con l’associazione Villaggio Normann e vuole trasmettere come, guardando all’interno dello specchio, ci si riflette e si può quindi riflettere, per vedere ciò che abbiamo o non abbiamo fatto. Il progetto è stato reso pubblico anche dalla pagina facebook ufficiale della Soprintendenza. “Bisogna dare un ruolo a questi luoghi e fare in modo che diventino punti focali, dove l’economia del luogo possa avvantaggiarsi. Curare un paesaggio e un patrimonio significa dare un futuro al luogo stesso e alle persone chi ci vivono”, ha concluso Pierluigi Carta: “È un punto di incontro per promuovere tutto il territorio e bisogna ‘costruire’, senza affossare gli altri”.