Competenze da ricostruire per il lavoro in fabbrica

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All’esame di Istituzioni e sindacati le rinnovate esigenze di formazione di molti ex dipendenti per il riavvio della Sider Alloys

Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro
A cura di Manolo Mureddu

Contestualmente alla pubblicazione delle determine per il pagamento delle indennità di mobilità in deroga fino al dicembre prossimo per centinaia di lavoratori dello stabilimento ex Alcoa di Portovesme, in questi giorni sono proseguite le interlocuzioni nella sede di Cagliari dell’assessorato regionale al lavoro per l’allestimento di un progetto di riqualificazione delle maestranze in vista dell’avvio del revamping e in prospettiva dell’attività produttiva nello smelter Sider Alloys.
Le discussioni di questi giorni, avviate a più livelli dall’assessora Alessandra Zedda, seguono l’incontro che nel mese di luglio aveva visto confrontarsi le segreterie territoriali di Fsm, Fiom, Uilm e Cub e il presidente della Regione Christian Solinas. In tale sede, oltre a discutere del rinnovo degli ammortizzatori sociali e della presentazione del piano industriale che da lì a poco più di un mese di distanza sarebbe stato illustrato in videoconferenza dalla multinazionale svizzera, si era parlato della necessità impellente di riallineare le competenze delle ex maestranze ormai espulse da quasi 8 anni dai cicli produttivi in vista della ripartenza degli impianti.
Un obiettivo fondamentale, si era detto in tale riunione, vista l’evoluzione normativa sulle materie della sicurezza nel mondo del lavoro e, ancor più, considerato lo sviluppo tecnologico in ambito industriale tale per cui si rende indispensabile un’adeguata formazione professionale. Ma allo stesso tempo anche un modo per collegare concretamente i lavoratori alla fabbrica oggi detenuta da un nuovo proprietario, coinvolgendoli attivamente nei processi di ripartenza, e assicurando loro un contributo economico per colmare la progressiva decurtazione subita negli ultimi anni nel ricevimento degli ammortizzatori sociali.
Il progetto per essere realmente efficace dovrà, giocoforza, coinvolgere la multinazionale, le forze sindacali, la Regione, l’ASPAL e ovviamente un ente accreditato per la formazione professionale. Ma soprattutto dovrà essere realmente finalizzato a riallineare le competenze degli ex dipendenti dopo molti anni di stasi lavorativa e in riferimento, così aveva già preannunciato la Sider Alloys, all’implementazione dentro lo stabilimento di nuove tecnologie aggiornate al contesto moderno e propedeutiche al perfezionamento produttivo.
Una sfida non semplicissima vista l’età di molti ex dipendenti e il non sempre automatico adattamento ai processi di innovazione tecnologica per chi è nato e cresciuto precedentemente all’attuale “età digitale”. Ma di sicuro meritevole di essere combattuta e vinta per restituire la dignità ai numerosi lavoratori che nel dicembre 2012 furono collocati in cassa integrazione e solo due anni dopo licenziati senza appello.
Nondimeno, una situazione comune anche a diverse altre realtà produttive del territorio e in generale ai tanti disoccupati espulsi dal proprio lavoro negli anni precedenti. La gran parte dei quali professionalmente inadeguata, perlopiù qualificata per mansioni di basso livello e quindi disallineata rispetto alle necessità di un mercato del lavoro moderno.
Una condizione sicuramente provocata dalla crisi economica ma che progressivamente è andata a peggiorare da quando fu gravemente disarticolata la “formazione professionale” nell’isola. E non sarebbe certo sbagliato, così come si sta cercando di attuare per Sider Alloys, se progetti di riqualificazione o in generale di qualificazione dei disoccupati, così come prevedrebbero anche le normative inerenti la concessione di strumenti di sostegno al reddito, quali il RDC o gli stessi ammortizzatori sociali, fossero attuati su ampia scala nel territorio. Magari collegando la formazione alle peculiarità del mercato territoriale del lavoro – certamente contratto in questa fase storica, ma anche alla creazione di nuove attività imprenditoriali da ideare e attuare puntando sulla diversificazione economica e il perseguimento di modelli di sviluppo differenti dagli attuali.

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