Cento giorni alle elezioni, carte ancora coperte

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Si avvicinano le Comunali per il Comune di Carbonia, assente in città il dibattito sui programmi per il nuovo sindaco

di Manolo Mureddu

Complice l’emergenza sanitaria e forse una certa disorganizzazione delle forze politiche, ma ancora nel Comune di Carbonia non si sono delineati gli schieramenti che fra pochi mesi, salvo decisioni diverse da parte della Regione in relazione alla situazione epidemica, si sfideranno per le elezioni del rinnovo del Consiglio comunale. Ad oggi gli unici che sembrerebbero avere una formazione politica già definita in vista dell’appuntamento elettorale sono gli appartenenti al M5S, ovvero il gruppo politico che amministra da 5 anni la città. Di sicuro, hanno ripetuto diversi esponenti pentastellati, ci sarà la lista ufficiale del “movimento” e forse anche altre liste civiche a supporto. Ancorché ancora non sono stati sciolti i nodi su chi sarà la persona che dovrà guidare questa aggregazione tra la sindaca uscente, Paola Massidda, che ha già dato la propria disponibilità, e quello che le indiscrezioni (lui non conferma ma nemmeno nega) danno come possibile sfidante in casa grillina: l’attuale vicesindaco Gianluca Lai. La scelta fra i due potrebbe avere importanti ripercussioni anche sul versante di potenziali alleanze, sia al primo turno che al ballottaggio, sulla scia di quelle in via di perfezionamento a livello nazionale nel campo progressista. Difficili da attuare, visti gli strascichi (ancora presenti) della campagna elettorale del 2016 in città, con candidata Massidda, più agevoli se il prescelto fosse Lai, considerato la “faccia” diplomatica del movimento cittadino. Vige l’incertezza più totale, invece, nello storico perimetro del centrosinistra all’interno del quale ci sarebbero già alcune autocandidature a Sindaco (Giacomo Guadagnini e Mauro Pistis entrambi del PD), ma a tutt’oggi, a meno di cento giorni dalle elezioni, non ci sarebbe alcuna certezza su tutti i partiti e le liste civiche che dovrebbero comporre l’eventuale coalizione. Di sicuro ci sono Liberi e Uguali e il Partito Democratico, anche se in quest’ultimo, dopo le dimissioni nei giorni scorsi del segretario Fabio Desogus per dissidi sulla linea politica, almeno sedici dirigenti cittadini (dei quaranta che compongono l’Unione Cittadina) hanno sottoscritto un documento nel quale hanno offerto la solidarietà al segretario dimissionario, stigmatizzando ogni possibile alleanza con il M5S locale e contestualmente aprendo a un’ipotesi di creazione di un polo civico anche con forze politiche provenienti dal campo liberale, moderato e autonomista. In altre parole anche con aggregazioni politiche collocate in ambito regionale nel quadrante del centrodestra ma disposte a collaborare, spogliandosi di simboli e appartenenze, per il bene comune. Una presa di posizione politica che ha destabilizzato e non poco l’area piddina, e che i segretari provinciale e regionale, Daniele Reginali e Emanuele Cani, stanno provando a ricomporre, consapevoli della delicatezza del momento e delle analogie con altri contesti elettorali come quelli di Quartu Sant’Elena e Nuoro nei quali, l’autunno scorso, le divisioni nel centrosinistra hanno portato alle vittorie degli outsider Graziano Milia e Andrea Soddu alla guida proprio di aggregazioni civiche. Nel contempo in area centrodestra è acceso il dibattito tra chi, come la Lega, riterrebbe imprescindibile presentare il proprio simbolo a costo di farlo in solitaria con una candidatura di bandiera, e coloro che invece stanno lavorando alla creazione di un polo civico, sulla scia di Sassari e, come detto in precedenza, Nuoro e Quartu Sant’Elena, con dentro sensibilità diverse provenienti dal mondo autonomista-sardista, da quello liberale-moderato fino all’area progressista e riformista di sinistra. Molteplici gli interpreti di questo progetto tra ex e attuali consiglieri regionali e comunali della città mineraria. Se il polo civico andrà in porto è evidente che il centrodestra strutturato e articolato nella sua conformazione tradizionale presente in Regione, non sarà presente sulle schede elettorali. Sebbene a Carbonia manchi in realtà da più di dieci anni alle elezioni amministrative e forse l’unica volta nel quale si è veramente palesato in termini di competitività è stato nel lontano 2001. In questo scenario sarà interessante capire che ruolo avranno i big regionali dei partiti che lo compongono e in particolare il decano del Consiglio regionale Giorgio Oppi, che con l’UDC non ancora sciolto tutti i nodi e starebbe trattando con tutte le potenziali aggregazioni presenti in campo, senza escludere di riproporre una formula politica simile a quella già in via di sperimentazione nella città di Iglesias. Rifuggendo quindi alle sirene del polo civico, ma anche a quelle del centrodestra ufficiale. In attesa di conoscere gli interpreti e gli strumenti di “gioco”, si avverte in città l’assenza di dibattito sui programmi da sottoporre agli elettori e soprattutto sulle grandi sfide e opportunità che Carbonia, allo stesso modo di tutto il territorio del Sulcis Iglesiente, si troverà ad affrontare con il ritorno della Sardegna all’interno di “Obiettivo1” e rispetto alle linee di finanziamento del “recovery plan”. Che per essere colte necessiteranno di una classe dirigente locale consapevole e attrezzata per la sfida. Per far in modo che l’inesorabile declino della città in atto ormai da molto tempo possa essere invertito e non si debba assistere ogni anno all’emigrazione obbligata di centinaia di giovani alla ricerca di lavoro e di opportunità, qui purtroppo negate.

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