La Messa per il patrono d’Italia celebrata da mons. Paolo Atzei a Iglesias, la città dona l’olio per la lampada
di Annalisa Atzei
Anche in tempo di Covid-19, nell’antica chiesa di san Francesco a Iglesias, si è rinnovata con fede e commozione la devozione della comunità iglesiente al santo di Assisi, celebrato nel giorno della sua festa lo scorso 4 ottobre da un’assemblea composta e rispettosa di tutte le norme previste per prevenire il contagio del virus. La Santa Messa, presieduta dall’arcivescovo emerito di Sassari monsignor Paolo Atzei, è stata la celebrazione finale di una intensa settimana dedicata alla preghiera e alle riflessioni sulla figura di Francesco e sui suoi insegnamenti. In quell’occasione, la città, come ricordato da monsignor Atzei, insieme agli altri comuni italiani ha espresso il suo profondo legame alla realtà francescana, donando l’olio che tiene accesa la lampada votiva e rivolgendo la propria preghiera al Santo affinché protegga tutta la comunità. Una celebrazione arricchita dalla pubblicazione della nuova enciclica di papa Francesco, che sin dall’inizio del suo pontificato, a partire proprio dalla scelta del nome, si è ispirato al santo povero di Assisi. “Fratelli tutti” è la terza enciclica di Bergoglio, che proprio sulla tomba del Santo, lo scorso 3 ottobre, ha apposto la sua firma sul documento presentato poi il giorno dopo in coincidenza con la festività nazionale. Come ricordato dall’arcivescovo, “papa Francesco si è totalmente immedesimato nello spirito francescano”: la profondità della Laudato Si’ già cinque anni fa ha sigillato l’amore e la cura del pontefice nei confronti del creato e di tutte le sue creature. Oggi, quello stesso amore richiede che gli uomini vengano reindirizzati verso i principi profondi che Dio ha indicato all’uomo e che oggi vengono troppo spesso disattesi. “È necessario riprendere le coordinate dei valori di riferimento – ha detto monsignor Atzei – rivivere una Chiesa forte che si riappropri delle relazioni primarie con Dio, con gli altri e con lo stesso creato”. Le relazioni sono state proprio il fulcro dell’omelia: “recuperiamo il senso della fraternità – ha esortato l’arcivescovo – esistono due tipi di fraternità. Una biologica, di sangue e di carne, e una fraternità che passa attraverso il sacramento del battesimo che esalta la stessa fraternità biologica, perché ci eleva a figli di Dio”. L’invito è stato poi quello di seguire “lo stile di Francesco per ricreare il senso di Dio nella storia e ricreare tutte quelle relazioni gioiose, fraterne e solidali”, innescando un processo virtuoso di profonda libertà dalle visioni distorte della vita e delle relazioni che non ci fanno vivere come figli di Dio. In attesa di poterle approfondire con la lettura del documento, alcune riflessioni sono state dedicate anche alla nuova enciclica: un testo condizionato da questo tempo segnato dalla pandemia che, proprio per questo, riguarda e coinvolge tutta l’umanità ormai segnata da una profonda crisi di valori sociali e culturali, ma soprattutto, ancora una volta, relazionali. “Dobbiamo riprendere a tessere le maglie di quelle relazioni inclusive che riguardano tutto il creato, noi stessi come essere umani e come collaboratori di Dio” – ha concluso monsignor Atzei – “Abbiamo bisogno di un’esperienza concreta di fraternità, ritrovare i principi fondanti in questo senso potrà aiutare tutti a riappropriarsi di quell’amore materno con cui Francesco accoglieva i suoi fratelli”.