Sulle tracce dell’Angelo della Guardia

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Villamassargia. Una foto riaccende la curiosità dei cittadini su un antico simulacro legato alla storia del castello di Gioiosa Guardia

di Giulia Loi

È risaputo come notizie storiche spesso si fondano e confondano con ricordi e leggende, che spesso creano una storia più appassionante di quella reale. A volte all’interno di queste storie c’è un fondo di verità, a volte no. Tutto è iniziato – come spesso accade di questi tempi – da un post su un gruppo Facebook a cui sono iscritti molti abitanti di Villamassargia. È ancora vivo fra molti il ricordo di una statua di un angelo, presumibilmente proveniente dal Castello di Gioiosa Guardia, che un tempo presiedeva la chiesa della Madonna della Neve da una nicchia che precede il presbiterio. La statua non c’è più da tanti anni e le foto che ne testimoniano la presenza sono poche e poco nitide. Ma cerchiamo, con ordine, di ricostruirne la storia. Nel libro “Villa Massargia de Sigerro” di Remigio Angius, nella descrizione della chiesa della Madonna della Neve, si legge “sopra l’abside è presente una nicchia, riportata alla luce dal recente restauro, che in passato ospitava la statua dell’Angelo della Guardia, custodito ed esibito nelle processioni dalla confraternita della Santa Croce”, che aveva la sua sede nella omonima chiesa entro le mura, ora non più esistente. Per quanto riguarda la presunta provenienza dal Castello di Gioiosa Guardia, è bene ricordare di cosa si tratti: risalente al XIII secolo, si trova sulla sommità di un colle nei pressi di Villamassargia e venne probabilmente costruito per volere dei Della Gherardesca che divennero padroni del sud-ovest sardo dopo la spartizione del Giudicato di Cagliari avvenuta nel 1258. Tuttavia, secondo un’altra ipotesi la sua costruzione sarebbe databile al XII secolo, durante il regno di Guglielmo I Salusio IV. Venne occupato per un breve periodo, fra il 1290 e il 1295 circa, da Guelfo della Gherardesca, figlio del defunto conte Ugolino, che tentava di appropriarsi dei territori in mano ai Della Gherardesca figli di Gherardo: Ranieri e Bonifazio. A seguito delle guerre fra il Giudicato di Arborea e il Regno di Sardegna il castello assunse nuovamente una funzione militare; dai documenti si evince che venne conquistato e occupato temporaneamente da Brancaleone Doria, marito di Eleonora d’Arborea. Nei secoli successivi passò in mano a vari feudatari aragonesi. Era normale che questi luoghi avessero uno spazio riservato al culto. Ad esempio, il Castello Salvaterra di Iglesias in principio si chiamava Castello di San Guantino, a cui era dedicata anche una cappella interna, che dopo la dominazione aragonese venne dedicata a Sant’Eulalia di Barcellona. Plausibile quindi che anche il castello di Gioiosa Guardia avesse una cappella, forse dedicata appunto all’angelo in questione. Le poche testimonianze fanno pensare a un Arcangelo Michele, in possesso di una spada e forse una bilancia. Il ricordo dell’iconografia è sbiadito ma ancora presente in don Ignazio Porcu, ex parroco della chiesa della Madonna della Neve – ora parroco a Teulada – che vide la statua da fedele, durante la sua infanzia. Ricorda anche che il luogo in cui si trovava la statua non era una vera e propria nicchia, ma una finestra che poi fu chiusa in un secondo momento: “Io ricordo che venne ritirata nel 1958 quando la soprintendenza di allora praticò un restauro che prevedeva l’intonacamento della parete della chiesa” ci racconta, “di solito le statue, durante i restauri, vengono affidate alle famiglie in attesa della fine dei lavori. Ma questa, insieme a qualcun’altra, non rientrò”. Alcuni abitanti raccontano anche che sia stata portata via per un restauro, senza fare però più ritorno. Remigio Angius riferisce invece come la statua sia attestata fin dal Settecento. È di quel periodo, infatti, una visita pastorale durante la quale il Vescovo impedì alla confraternita della Santa Croce di portare l’Angelo della Guardia in processione. La denominazione esatta fa pensare che si tratti quindi dello stesso simulacro e fa riflettere sulla probabile provenienza dal Castello, anche se tuttora rimane senza attestazione. Sicura è quindi, invece, la provenienza della chiesa di Santa Croce. Non si sa ancora quando esattamente la chiesa fu dismessa, probabilmente dopo la fine del XVIII dato che le ultime prove sulle celebrazioni della messa risalgono a quel periodo. “Il prossimo passo sarà sicuramente chiedere qualche notizia alla soprintendenza” conclude Remigio Angius, “per capire se l’angelo possa essere conservato da qualche parte” e possa essere quindi, recuperato ed esposto.

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