A tu per tu con Andrea Maggi

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Dal “Collegio” su Rai 2 alla Fiera del Libro di Iglesias: il popolare professore e scrittore della TV si racconta 

di Valeria Carta

Andrea Maggi, volto pubblico della Rai, era tra gli ospiti più attesi della Fiera del libro di Iglesias organizzata dall’associazione Argonautilus. Dopo la presentazione della sua ultima fatica letteraria, Storia di Amore e di Rabbia, nella splendida cornice del teatro Electra, abbiamo incontrato il noto insegnante dagli interessi multiformi.
Iniziamo da Andrea Maggi scrittore. Come è nata questa passione?
La scrittura è sempre stata nelle mie corde in relazione al legame con la macchina da scrivere. Più che scrivere mi piaceva usare quello strumento bellissimo che era la Olivetti lettera 22 attraverso la quale ho scoperto la scrittura. Ho capito che poteva diventare una cosa seria intorno ai trent’anni quando ho deciso di provare a scrivere un libro. Grazie ad un torneo letterario sono riuscito a mettermi in evidenza con una casa editrice importante e cominciare questa carriera. 
Dove trova l’ispirazione per le storie che racconta?
Io ho scritto libri molto diversi. I primi nascono dalla mia passione per la storia, si tratta infatti di due gialli storici ambientati nell’antica Grecia. E poi mi lascio ispirare anche dalle cose che mi succedono intorno, come le storie di ragazzi. Diciamo che un po’ la mia fonte di ispirazione è la realtà, mista alla letteratura. Io prima che uno scrittore mi considero un lettore e diffido di tutti quegli scrittori che non sono lettori.
A questo proposito le chiederei: Andrea Maggi scrittore che genere letterario predilige? E l’Andrea Maggi lettore?
Lo scrittore che c’è in me è il lato più libero. Mi è capitato di rifiutare delle proposte che forse economicamente mi avrebbero fatto la differenza ma che non mi suonavano come sincere e soprattutto libere. Per cui ho sempre cercato di scrivere quello che mi faceva sentire libero e quello che sentivo dentro. L’Andrea Maggi lettore invece è fortemente influenzabile, soprattutto dai lettori più bravi e sensibili di me. Io mi lascio volentieri consigliare letture, mi piace leggere di tutto.
Storia di Amore e Rabbia già nel titolo fa riferimento a due sentimenti molto diversi: che cosa hanno in comune?
Non possiamo scegliere né di chi ci innamoriamo né con chi ci arrabbieremo. Sono due sentimenti che non possiamo dominare. Ci possono far stare bene come l’amore, ma ci possono far stare anche male. Sia l’amore che la rabbia inoltre condizionano profondamente le nostre vite e talvolta sono più forti del destino. Molto spesso i giovani, ma non solo, anche gli adulti, tendono, con il vento in poppa, a seguire queste tempeste che ci frastornano continuamente.
Lei fa spesso accostamenti tra giovani e adulti, che spesso puntano il dito contro le nuove generazioni. Ma se quelli a dover essere rimproverati fossero gli adulti, che critica farebbe?
Prima di tutto quando criticano i giovani in realtà stanno criticando il loro mondo. Per esempio si parla tanto dei giovani disinteressati alla politica ma nessuno si chiede perché. Forse perché gli adulti di oggi non hanno saputo trasmettere, prima di tutto a sé stessi, il valore della politica che è fondamentale nel momento in cui decidiamo di vivere in una società civile. E se abbiamo dimenticato questa cosa non è colpa dei giovani, è colpa di noi adulti. Tutte le volte che gli adulti criticano i giovani in realtà stanno criticando sé stessi. E quindi starei molto attento alle critiche che muovo, perché poi come un boomerang finiscono per colpire noi adulti alle spalle.
Ritornando su uno dei temi del suo ultimo libro, come si approccia da insegnante alla realtà sempre più multietnica nella società e nella scuola?
L’umanità da sempre è in movimento, quindi chi pensa che il mondo debba procedere per compartimenti stagni veramente non ha capito il mondo. Sebbene i confini esistano, come le culture e le differenze, viviamo comunque in una realtà in cui dobbiamo imparare il rispetto, verso gli altri ma soprattutto verso noi stessi. Quindi se non vogliamo fare la figura degli stupidi dobbiamo smetterla di usare questi due pronomi “noi” e “loro”.
Dopo le apparizioni televisive, come è cambiato, se è cambiato, il rapporto tra lei e i suoi studenti?
Con i miei studenti non è cambiato granché, se non che loro si vantano tantissimo di avere me come insegnante [ride]. Io mi ostino a tenere la cattedra piena nonostante tutto; è molto difficile però cerco di fare questo lavoro nella maniera più seria possibile. Quando entro a scuola cerco di tenere tutto il resto il più lontano possibile.
Insegnante, scrittore, volto televisivo della Rai, come si fondono in lei queste tre anime?
In realtà molto bene perché di fatto sono la stessa cosa. Ho sempre cercato di presentarmi in maniera molto onesta sia nella classe vera che nella classe “finta” del Collegio, per cui mi mostro per quello che sono. Non faccio grande fatica a coniugare queste tre personalità nonostante, mi rendo conto, che siano come i verbi irregolari: talvolta ci sono delle voci verbali che saltano un po’ fuori da chissà dove però in realtà stanno bene insieme, in armonia.
Quindi immagino che non ci sia una preferenza verso un ruolo piuttosto che un altro.
No no, mi piacciono tutti e tre. Finché non mi stuferò di qualcosa e allora lo lascerò, ma per adesso mi piace tutto.

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Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 16 del 7 maggio 2023