Sicurezza e legalità, parlarne è un atto doveroso

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Dopo gli ultimi fatti criminali, il comunicato dell’Azione Cattolica delle parrocchie di Carbonia apre il dibattito sulla sofferenza della città

di Giampaolo Atzei

Furti notturni con vetrine spaccate, dal Centro Tim a un bar di via Gramsci e un negozio di biciclette di via Dalmazia, un caso di taccheggio all’Upim in via Roma e infine una rapina a mano armata, con un bandito solitario in azione al supermercato MD. Sono alcuni degli ultimi casi di cronaca nera che segnano l’attualità da Carbonia e che stanno creando un allarme in città che non possiamo tacere.
Il nostro settimanale raramente dedica spazio alla cronaca giudiziaria, se non in casi eccezionali e con il dovuto distacco che appartiene ad un organo di informazione diocesana come il nostro. Tuttavia, l’allarme che ha condotto anche i gruppi di Azione Cattolica presenti in città a prendere una pubblica posizione, è un segno che ci ricorda che, come cristiani, siamo chiamati a dare testimonianza e spenderci per la costruzione della nostra casa comune, per il bene comune. Informare e invitare a riflettere è un modo altrettanto valido per rispondere alla chiamata nell’impegno politico e civile al servizio delle nostre comunità, oltre le appartenenze delle sigle e dei partiti che inevitabilmente rimangono in campo.
È il momento dell’unità, non della divisione: ce lo ha ricordato a livello nazionale il presidente della Repubblica, auspicando e ottenendo un governo che possa contare sulla comune unità di intenti in questo tempo di emergenza per superare gli scogli più duri dell’uscita dalla pandemia.
È il momento in cui non possiamo ancora lasciare la testa sotto la sabbia e non vedere il vento che tira. Nel nostro piccolo, la recrudescenza del clima sociale e della sicurezza, a Carbonia come nel territorio, ci richiama alla gravità del momento. È necessaria una risposta veloce e pronta dello Stato ma non è solo un problema di ordine e polizia. A Carbonia come altrove, perché questa è una chiamata all’attenzione che vale per tutti anche se nella nostra bella città di fondazione il fenomeno ha raggiunto livelli di allerta, sta emergendo un disagio che è tutto interno alla nostra società. Gli autori dei fatti criminosi sono spesso noti a Carabinieri e Polizia, sono uomini e donne che vivono vicino a noi, non extraterrestri venuti da chissà quale terra lontana.
Nelle nostre comunità circolano da tempo fiumi di alcol e droga, la cocaina è di casa ed è tornata l’eroina, gli angoli delle strade e delle piazze sono spesso pieni di bottiglie di birra e liquori a basso costo, un mix letale che sta minando la salute di molti giovani. Il principio della legalità e del rispetto, spesso annegato nelle nebbie degli insulti sui social, è come evaporato. Le chiusure della pandemia hanno esasperato questo clima, le strade sono vuote ma non è di certo sparito il disagio, manca il lavoro, specialmente quello precario, a giornata, sospeso nella fatica e nell’incertezza, e una bottiglia con lo stordimento a buon mercato sono il modo più veloce e peggiore per dimenticare. Già prima del lockdown vedevamo i segni di questa società malata, ora sui nostri corpi sociali cominciano ad apparire le prime piaghe.
Recuperare dignità e sicurezza nelle nostre comunità, questo ci ricordano le amiche e gli amici di Azione Cattolica. Lavoro, sicurezza, legalità, speranza non possono rimanere parole vuote. A tutti, a partire da chi è chiamato a gestire la nostra casa comune, il dovere di riempirle di contenuti positivi, senza virus. Intanto, parliamone con coraggio, non c’è vergogna nella malattia.

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