Attaverso una nota scritta, Tarcisio Agus rilancia il suo appello alla Regione per il progetto ex Ati Ifras in scadenza
di Miriam Cappa
Dopo l’appello di febbraio per riprendere in mano la situazione del Parco geominerario e riproporlo all’Unesco, di cui ha perso il riconoscimento, il presidente dell’ente Tarcisio Agus ha ripreso carta e penna e scritto alla Regione. Lo fa sapere in una nota: questa volta è per il progetto legato ad ex Ati Ifras, appalto che scade fra due mesi e che chiede di rivalorizzare da “sfalcio dell’erba” a qualcosa che porti sviluppo a Parco e Isola. Parte dall’origine del piano creato dalle ceneri di quello mai attuato per le aree minerarie dismesse “avviato con un programma di lavori socialmente utili, poi con la nascita del Parco il progetto fu affidato a un soggetto privato, che avrebbe dovuto utilizzare le maestranze sulle bonifiche delle aree minerarie dismesse, ma per vicissitudini e scelte politiche, nulla si è fatto sulle bonifiche e il soggetto privato, d’intesa con la regione Sardegna, ha rimodellato gli interventi dalle bonifiche al recupero infrastrutturale. Progetto poi rimasto sospeso perché l’utilizzo del personale, pur avendo avviato diversi interventi di recupero nelle aree del Parco, questi sono rimasti incompiuti poiché molte maestranze sono state distolte e impegnate in ambiti comunali e ambientali, vedi pulizia di strade urbane e realizzazione degli ecocentri, sino al riordino di archivi comunali”.
Il Consorzio punta invece allo sviluppo del territorio, investirebbe anche proprie risorse “sino all’esaurimento dell’avanzo di amministrazione, in parte già impegnato. Dopo di che, il Parco potrà svolgere solo le sue funzioni di tutela e promozione e valorizzazione delle aree minerarie dismesse, a fronte di un patrimonio, peraltro sotto il controllo pubblico, che decade ogni giorno di più”. Così Agus propone una collaborazione fra pubblico e privato. Presenta quanto “in questi giorni è all’attenzione del Consiglio direttivo l’approvazione del Progetto ‘Sardegna. Destinazione miniere’, nelle more dell’aggiornamento del Piano economico-sociale del Parco. Con il suddetto progetto intendiamo in primo luogo acquisire risorse umane, nelle more di un’adeguata pianta organica, per migliore l’efficienza e l’efficacia dell’azione dell’Ente”. I dipendenti del Parco assunti con l’ultima selezione per la maggior parte hanno avuto autorizzata la mobilità in altre amministrazioni.
Il Parco attraverso il progetto ex Ati Ifras vorrebbe anche progettazioni integrate con Comuni, Province e Regione sardi per recuperare fondi. Altro proposito “una promozione dei territori, con l’istituzione dei Centri Visita”.
La lettera non fa cenno alla pandemia in corso ma rilancia l’idea presentata l’anno scorso di convertire l’attuale forza lavoro: “Potrebbe dare un grosso contributo alle sue installazioni, perché negli anni qualcosa si è stata realizzata ma, è ancora insufficiente. Nei siti attualmente aperti mancano i posti letto, gli spazi dedicati all’accoglienza e servizi, dalla ristorazione al commercio. Però non mancano strutture diverse, in alcuni casi sono già dei ruderi, altri hanno imboccato tale via, ma sono ancora recuperabili alla memoria storica e a nuove funzioni. Con spazi dedicati all’accoglienza, alla promozione del territorio e delle produzioni tipiche, ove il turista nell’attesa del suo turno di visita, possa conoscere gli altri territori del parco e fornir loro gli stimoli per le prossime visite. Ma anche spazi per la convivialità e la ristorazione, tutte strutture che possono essere poste nel mercato, anche a prezzo simbolico per svariati anni o cedute in proprietà a imprenditori per insediarvi le attività di servizi, nonché produttive e pertinenti a uno sviluppo turistico integrato. Queste attività dovrebbero concorrere, com’era nelle attese, a svuotare il bacino dei lavoratori, sino al suo esaurimento. L’alternativa sarà il mantenimento ‘assistenziale’ per altri due anni e poi chissà”.