Fa riflettere la ricerca pubblicata da Avvenire durante il Festival dell’Economia Civile, la provincia del Sud Sardegna ultima per generatività
di Annalisa Atzei
Come si vive nelle province italiane? Al di là di ogni languido sentimentalismo, a stabilire se in Italia veramente si possa parlare di “ben-vivere” è stata presentata nei giorni scorsi la seconda edizione della ricerca effettuata da Avvenire in collaborazione con la Scuola di Economia Civile e il contributo di Federcasse. Una classifica multidisciplinare che spazia dal lavoro alla salute, dalla legalità all’economia passando attraverso il capitale umano e il turismo di un territorio per individuare quali siano effettivamente le zone del nostro Paese in cui si può dire di “vivere bene”. Come si legge sul quotidiano, che nei giorni scorsi ha pubblicato i risultati della ricerca, lo studio prende in esame più di 90 parametri, ma la sua originalità sta nel concentrarsi più che sugli indicatori strettamente legati alla ricchezza economica, sugli indicatori del Benessere equo e sostenibile (Bes) e gli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’Onu (Sdg) che meglio riescono a mettere in evidenza le caratteristiche sociali e ambientali delle comunità. Il team di ricerca coordinato dagli economisti Leonardo Becchetti (Università degli Studi di Roma Tor Vergata), Luigino Bruni (Università LUMSA) e Vittorio Pelligra dell’Università di Cagliari, ha quindi elaborato i dati forniti dall’Istat e da altre fonti, restituendo un’immagine dello stato di benessere (talvolta di malessere) delle 107 province italiane.
Classifiche. Analizzando nell’insieme i dati, appare evidente la divisione marcata nella distribuzione delle province tra nord e sud: le prime si guadagnano a pieno titolo la prima metà della classifica, confermando una certa correlazione tra benessere economico e ben-vivere civile declinato in quattro spazi, così come spiegato nel progetto (relazioni, inclusione socio-economica, cura, impegno civile). Nello specifico, la classifica generale del ‘Ben-vivere’ vede al primo posto la provincia di Bolzano, seguita da Pordenone e Trento; al quarto posto Firenze seguita da Milano che recupera posizioni rispetto alla precedente edizione. Ultima classificata Caltanissetta preceduta da Napoli, Reggio Calabria e Crotone. Per trovare la prima provincia del centro bisogna scorrere sino alla 67ma posizione con Bari, da lì in poi sino a fine classifica solo province del sud e isole, con la sola eccezione di cinque città del centro. Delle quattro province sarde la prima è Sassari 74ma, seguita da Cagliari al 78mo posto e da Oristano e Nuoro, rispettivamente 85 e 88ma; chiude la classifica sarda la provincia del Sud Sardegna in 102ma posizione, sestultima nella graduatoria generale. Posizioni più o meno confermate in tutte le macro aree analizzate.
Generatività. Un focus particolare è stato dedicato dalla ricerca alla “generatività in atto” intesa come la capacità di incidere positivamente nella vita di altri esseri umani in un processo di attivazione individuale. In questo caso al primo posto si riconferma, come l’anno scorso, Bolzano, seguita anche qui da Pordenone e Trento. Ultima in 107ma posizione la provincia del Sud Sardegna (l’anno scorso penultima) preceduta da Nuoro e Oristano (rispettivamente classificate al posto 105 e 106); non va meglio per le altre province sarde: Sassari si trova in 103ma posizione (meno 40 posizione rispetto all’anno precedente) e Cagliari 96ma (-6).
Festival dell’Economia Civile. Si è svolta intanto a Firenze, dal 25 al 27 settembre, la seconda edizione del Festival dell’Economia Civile dal titolo “Persone, luoghi, comunità: l’economia che ri-genera”. Un’occasione importante per discutere e confrontarsi sui temi della sostenibilità e della tutela ambientale, della giustizia sociale e di cultura, affrontando in particolare criticità e punti di forza legati alla ripartenza post Covid. Ampio spazio è stato dedicato anche al “turismo lento”, col quale si individua oggi una forma di turismo contrapposta a quello di massa, caratterizzato dunque da una conoscenza più intima e profonda dei luoghi visitati, partendo da un’attenta valutazione di quelli che sono gli impatti sull’ambiente delle strutture turistiche sino ad arrivare alla verifica della provenienza del cibo offerto o alla sensibilità ecologica dei gestori. In occasione del Festival è stata presentata e consegnata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la “Carta di Firenze”, un documento che conta già più di cento illustri sottoscrittori tra professori, imprenditori, giuristi e persone impegnate a vario titolo nel sociale. La Carta, divisa in otto punti, si presenta come un impegno da parte di tutti i cittadini, in particolare in questi mesi segnati dalla pandemia e dalla crisi ambientale, ad attivarsi affinché si senta “l’urgenza di un cambio di rotta e di un impegno comune più incisivo, in difesa della salute, della scuola, del lavoro, dell’ambiente e del benessere collettivo”. Il testo si conclude con un invito da parte dell’Economia Civile rivolto a tutte “le persone di buona volontà che desiderano coinvolgersi per la realizzazione del Bene Comune” attraverso la pratica concreta delle azioni indicate dagli otto passi: sostenere il valore del lavoro e delle persone; credere nella biodiversità delle forme d’impresa; promuovere la diversità e l’inclusione sociale; valorizzare l’impresa come luogo di creatività e di benessere; investire nell’educazione e nella promozione umana; proporre una nuova idea di salute e di benessere; coltivare il rispetto e la cura dell’ambiente e infine attivare energie giovani, innovazione e nuove economie.