Migrazioni, urgenza di un’azione globale

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Tragedie nel Mediterraneo, si solleva la necessità di gestire le migrazioni a livello globale e concentrandosi sulla riduzione delle cause

di Raffaele Callia

Com’era tristemente prevedibile, le drammatiche morti di Steccato di Cutro non sono state purtroppo le ultime. Altre tragedie dei viaggi dei migranti nel Mediterraneo si sono susseguite, così come le polemiche sui soccorsi e sulle responsabilità nel gestire un tema che non può essere più considerato un fenomeno contingente, da affidare unicamente alle singole azioni di alcuni Stati.
In Italia, sul tema delle cause della mobilità – i cosiddetti push factors – alcuni esponenti politici e uomini delle istituzioni hanno continuato a insistere sulle motivazioni di tipo personale, perfino con valutazioni di carattere morale, dimenticando o non volendo vedere le ragioni profonde e strutturali che in numerosi casi sono alla base di vere e proprie fughe disperate, come nel caso di chi viene dalla Siria in guerra, dall’Iraq e dall’Afghanistan resi privi di sicurezza e di pace anche a causa degli interventi militari delle potenze occidentali, con il contributo stesso dell’Italia. In questi ultimi giorni, le autorità italiane hanno persino instillato il dubbio che a favorire l’aumento dei flussi migratori nel Mediterraneo verso l’Europa sia il gruppo paramilitare russo Wagner, tristemente noto per le azioni svolte sul versante di guerra ucraino e che risulta presente in diversi Stati africani, tra cui la Repubblica centrafricana e la Libia.
A ben considerare, come ha posto in rilievo Margaritis Schinas, dal 2019 vicepresidente della Commissione europea, «Wagner o meno, la causa della migrazione è che le persone fuggono da guerre e persecuzioni o scappano per una vita migliore». D’altra parte, va ricordato che i flussi di migranti subsahariani che partono dalla Libia sono soprattutto sotto il controllo delle fazioni che oggi dominano il Paese nordafricano, la cui instabilità politica è tutt’altro che diminuita a seguito dell’intervento militare internazionale del 2011, nell’ambito della guerra civile libica.
Peraltro, se si prendono in esame i dati forniti dal Ministero dell’Interno, risulta evidente come in quest’ultimo periodo la rotta libica sia diventata quantitativamente meno rilevante rispetto a quella tunisina. Al 13 marzo, infatti, mentre nell’anno in corso sono giunte in Italia dalla Libia 7.057 persone, dalle coste tunisine, invece, nello stesso periodo sono partite 12.083 persone. Non va dimenticato che nella vicina Algeria continuano i respingimenti di migliaia di migranti provenienti dall’area sub sahariana e abbandonati senza troppi scrupoli nel deserto del Niger settentrionale, come ha denunciato recentemente “Medici senza frontiere”.
A proposito di gestione dei flussi migratori irregolari, in quest’ultimo periodo ha fatto discutere il viaggio in Ruanda del ministro dell’interno britannico, Suella Braverman, la quale ha visitato il centro di detenzione realizzato per “ospitare” i migranti giunti illegalmente nel Regno Unito attraverso il Canale della Manica e che dovrebbe diventare operativo dalla prossima estate. Un’opera che si concretizza a seguito di un accordo tra Londra e Kigali, costato alla prima ben 124 milioni di sterline, pari a circa 140 milioni di euro (per avere un’idea: come la manovra economica messa in campo la scorsa estate dall’Emilia-Romagna). Si tratta evidentemente di un fatto di enorme rilevanza sul piano etico e giuridico, tant’è che l’accordo tra i due Paesi è stato bloccato da un ricorso alla Corte europea dei diritti umani (CEDU). Non è un caso che, in occasione del viaggio del ministro Braverman, siano stati esclusi i mezzi di informazione considerati eccessivamente critici con il governo, fra cui The Guardian, BBC, Mirror e Independent.
Finché si continuerà ad affrontare un tema così complesso come quello della mobilità umana con le sole politiche di contrasto degli effetti e non di rimozione delle cause in termini di riduzione a livello globale delle disuguaglianze (economiche e sociali) e delle disparità sul piano dei diritti umani, non cesseranno purtroppo le morti dei migranti e le derive morali cui si sta assistendo da troppo tempo.

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Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 11 del 26 marzo 2023