Le restrizioni del Covid impongono un ottobre al Buon Cammino senza pellegrinaggi e fiaccolata ma non sarà una festa ridotta
di Valeria Carta
A Iglesias, il mese di ottobre è notoriamente dedicato alla Madonna del Buon Cammino. Il piccolo santuario che svetta sull’omonimo colle fa la guardia ad una città che ha una devozione secolare per la Vergine Maria e i cui cittadini, e non solo, si presentano puntualmente come pellegrini alle sue porte. Non farà eccezione questo anno, il 2020, come ha sottolineato don Carlo Cani, rettore del santuario mariano che, perfettamente consapevole che questo non sarà un anno come tutti gli altri, ha proposto un programma semplice e ricco allo stesso tempo: ogni sera, il Santo Rosario alle ore 17 darà avvio alla preghiera quotidiana, seguito dai Vespri e soprattutto dalla Santa Messa.
“L’accoglienza e la preghiera corale sono i tratti distintivi del santuario” ha dichiarato don Carlo. L’impossibilità di compiere pellegrinaggi organizzati determina l’assenza di un aspetto caratteristico della ricorrenza stessa, viene a mancare proprio quella dimensione corale, “l’esperienza di popolo che si muove”. “Ma questo”, ha proseguito il rettore, “non deve indurci a pensare che questa sia una festa ridotta”. Infatti, anche se con altre modalità rispetto al passato, rimane immutata la spiritualità di questo evento cittadino che affonda le sue radici prima di tutto “nella scelta personale di ognuno di mettersi in cammino”. Inerpicarsi su quel colle è pur sempre una decisione individuale, che va oltre la tradizione.
Forse avremmo immaginato una festa diversa per i vent’anni di fondazione del monastero della Madonna del Buon Cammino, ma la realtà ci inchioda ad una croce che oggi è fatta di sofferenza, di distanziamento, a volte di paura che non ci deve tuttavia impedire di ringraziare e lodare Dio per il dono delle Sorelle Povere di Santa Chiara. La loro è una presenza silenziosa ma che riempie il cuore per tutti coloro che ricercano una parola di conforto. Le sorelle, sin dall’inizio, hanno sposato in pieno lo stile mariano di accoglienza e preghiera, e sono dedite quotidianamente al “ministero della consolazione, che rappresenta una grande grazia per la città”. Come ha ricordato il rettore “le nostre sorelle sono perfettamente inserite nel contesto della diocesi, la loro clausura non è una separazione dal resto del mondo, quanto piuttosto una scelta profonda che porta a vivere una dimensione nuova, fatta di silenzio, di orazione ma anche di condivisione”. Insomma, pensare a loro come isolate sarebbe un errore.
È ancora presto per fare bilanci, ma il numero dei pellegrini al santuario non sembra in calo. La realtà di oggi ci racconta che “stiamo vivendo una fase di passaggio che ci aiuta a scoprire l’essenzialità delle cose”, ciò che rimane oltre i fronzoli che siamo molto bravi ad aggiungere. “Vivere la festa in questo momento storico ci aiuta a dare valore alle cose che abbiamo”. Sobrietà e povertà ma senza rinunciare alla condivisione, soprattutto verso coloro che sono nella sofferenza. Questi sono gli elementi cardine sui quali ruota la devozione alla Vergine del Buon Cammino, tratti che legano ieri a oggi, perché, se anche cambiano le modalità, rimane immutata l’intensità e la sostanza delle intenzioni.
Impossibile fare programmi a lungo termine, si procede passo dopo passo, pronti a tutto, perché tra le tante cose che ci ha insegnato questa pandemia, c’è che dobbiamo essere pronti a riscrivere obbiettivi e priorità giorno per giorno”. Certamente sarà una festa senza la consueta fiaccolata notturna, ma non verrà a mancare la preghiera, ha sottolineato don Carlo. E mentre Maria apre le porte per accogliere i suoi figli desiderosi di invocare la Misericordia di Dio, per tutti è l’occasione giusta di sostituirsi a quel piccolo pellegrino inginocchiato ai piedi del simulacro. “Ognuno di noi può fare suo quel gesto che è insieme un atto di adorazione ma anche segno della nostra umanità povera e umile”.