Una catechesi da vivere CreAttivamente

167 visualizzazioni
6 minuti di lettura

Vita diocesana, a Portoscuso la quinta edizione del campus formativo organizzato dall’Ufficio catechistico: cinquanta i partecipanti tra educatori e catechisti

di Valeria Carta

È partita martedì 4 luglio la tre giorni di CreAttivamente, la quinta edizione del campus formativo per catechisti ed educatori organizzata dall’ufficio diocesano guidato da don Maurizio Mirai. Ospite del nuovo ciclo biennale di formazione don Francesco Vanotti, direttore dell’ufficio per la catechesi della diocesi di Como, delegato Regionale per la Lombardia e docente presso l’Università pontificia salesiana. Alle spalle un’attività nel campo della “progettazione rinnovata” con sperimentazioni in varie comunità. Ospitato nella location fronte mare di Portoscuso, il campus diocesano ha visto la partecipazione di una cinquantina di persone tra catechisti dell’iniziazione cristiana ed educatori, oltre ad una buona compagine dell’Agesci e di alcune persone “sensibili a queste tematiche”. A loro si aggiunge “la parte più giovanile del campus composta da alcuni animatori che si sono prestati al monitoraggio dei più piccoli per venire incontro alle mamme che desideravano partecipare”.
All’apertura dei lavori presenti sia il sindaco di Portoscuso, Ignazio Atzori, che il Cardinal Arrigo Miglio, sostenitore di questa iniziativa formativa come lo stesso don Maurizio ha ricordato: “è stata una presenza che realmente ci ha aiutato ad entrare nelle dinamiche del campus”. Attività di gruppo, preghiera e condivisione su temi d’attualità che puntano a dare un volto nuovo e rinnovato alla catechesi nelle parrocchie.

L’equipe dell’Ufficio catechistico. L’obbiettivo perseguito dagli organizzatori era quello di invitare a “rimettere in discussione il modello di catechesi” sulla scia delle parole del Papa che più volte ha fatto riferimento alla necessita di prendere consapevolezza del cambiamento d’epoca che stiamo attraversando. Don Maurizio è impegnato con la sua equipe da diversi anni su questo fronte: “siamo partiti da Teneramente nel 2020 e quest’anno abbiamo voluto investire su questa nuova parola CreAttivamente” ha spiegato, raccontando il cammino fatto in questi tre anni, da quando cioè “c’era ancora bisogno di accarezzare i cuori e le menti dopo l’evento traumatico della pandemia”. Supportato dal lavoro di squadra, “dopo aver ripreso le dinamiche formative e aver provato ad inserirci in alcuni contesti comunitari – ha spiegato – quest’anno abbiamo puntato sulla necessità di essere rinnovati nella nostra capacità creativa, nei nostri processi catechistici”. La parola processi è quella chiave: “tante volte abbiamo parlato della mancanza di un progetto che se pur importante oggi ha bisogno di essere accompagnato dalla capacità di iniziare dei processi”, concetto rimarcato più volte nel tentativo di sottolineare come “quando parliamo di relazioni umane questo sia fondamentale”. La necessità di individuare dei “criteri da restituire all’ufficio per poter intraprendere un nuovo lavoro” era lo scopo finale di questa tre giorni durante la quale un grande contributo è stato dato dagli stessi partecipanti, come ha precisato don Maurizio: “è molto importante questa presenza variegata nel campus che non si limita esclusivamente a questi giorni ma che si allargherà nei prossimi mesi”.

Il relatore. Complessi e articolati, i temi della tre giorni sono stati riassunti dal relatore del campus don Francesco: “con questo motto abbiamo cercato di avviare una riflessione sul cambio di paradigma per quanto riguarda l’annuncio della fede”. Don Francesco ha sintetizzato in tre verbi le specifiche degli incontri. Il primo giorno è stato infatti il momento di ‘riconoscere’ “il tempo in cui stiamo vivendo e che porta inevitabilmente ad un approccio nuovo”. Il secondo giorno invece i lavori sono stati guidati dal verbo ‘interpretare’, nel tentativo di immaginare dei criteri che possano suggerire “un cambiamento significativo”. Non un adattamento ma un vero e proprio rinnovamento. ‘Scegliere’ è stato poi il terzo verbo guida “mossi dalla volontà di accompagnare le nostre comunità nell’accoglienza di questo nuovo paradigma di catechesi”.
Ognuno di questi ha contribuito a dare una direzione nuova al concetto di catechesi e soprattutto di catechista: “prima era un punto di riferimento unico, che con un approccio sistematico si sostituiva alla famiglia” ha precisato don Francesco ricordando la pressante necessità da parte dei più rispetto alla conoscenza dei “contenuti della fede”. Oggi si prospetta un ruolo nuovo per questa figura: “il catechista del domani è innanzitutto un accompagnatore, colui che cerca di promuovere un esperienza concreta”, ha esplicitato. Per dirla con le parole di Papa Francesco è un “un tessitore di relazione” e “un artigiano di comunità”. L’accento è stato posto sulla necessità non tanto di sapere, elemento comunque importante, ma di “fare esperienza e comprendere quello che si è vissuto”. Emerge dalle parole del relatore quasi la necessità di far saltare i ruoli prestabiliti in favore di una presa di coscienza collettiva figlia del Battesimo, in quello che si prospetta sempre più come proprio “il tempo dei battezzati”. Un aspetto pressante del cambio di passo, come sottolineato da don Francesco, è dettato dal mutamento nelle famiglie dove prima la fede era trasmessa naturalmente secondo “un approccio che veniva definito ereditario. Oggi non è più così”. Da qui la necessità e il desiderio di “sognare un modello differente di catechesi”.

I partecipanti. Ad aver percepito la fase di cambiamento in atto proprio i partecipanti alla tre giorni. Oltre a tanti veterani anche volti nuovi, spinti a partecipare in primis dalla curiosità ma anche dal desiderio di migliorarsi. “Non possiamo sempre stare fermi alle vecchie abitudini” ha dichiarato Massimo, capo scout che nei principi espressi durante il campus ha ritrovato tanto del suo cammino insieme a nuovi spunti di riflessione. Conoscere nuove realtà e idee è quello che ha spinto anche Serena a partecipare, in qualità di mamma e catechista che insieme al marito si è sentita interpellata “dal bisogno di mettersi alla ricerca di modalità sempre più idonee di portare Gesù agli altri”. L’evento è stato anche occasione di confronto tra le diverse anime della diocesi, come ha precisato la stessa Serena: “importantissimo il confronto con gli altri. È una boccata d’ossigeno per ricaricarmi nel cammino verso Gesù, per poterlo portare agli altri”. A segnare l’esperienza comune la presa di coscienza di essere dentro “un cambio d’epoca”, concetto che è ritornato più e più volte, che deve portare ad un annuncio rinnovato, a quello “che mette al centro la parola di Dio come le prime comunità”. Ed è proprio questa un’altra delle parole chiave della tre giorni: “costruire una comunità che passa attraverso le relazioni tra persone”. Il nuovo cammino di questa generazione di catechisti ed educatori passa insomma per la “necessità di essere accompagnatori con la finalità di camminare con chi ci è affidato nella catechesi e nella comunità”.

La restituzione alle parrocchie. “Ci auguriamo che questa varietà possa scatenare ancor più la creatività e che questa esperienza non si chiuda solo a questa tre giorni” ha spiegato don Maurizio. Un auspicio recepito sin da subito dalla comunità ospitante di Portoscuso che, soprattutto nella persona del parroco don Antonio Mura si è dimostrata da subito particolarmente sensibile a questi temi, come lui stesso ha precisato: “ho tenuto molto a questo campus perché trattava un tema molto importante per tutta la Chiesa” ha esordito sottolineando quanto le parrocchie siano “legate a filo doppio con la vita diocesana”. Anche lui, in virtù del suo ruolo di pastore è costantemente a contatto con “catechisti di buona volontà” pertanto ha particolarmente apprezzato l’idea del “passaggio da una catechesi scolastica” a un modello che propone alle persone che vogliono fare un percorso catechistico la possibilità di “incontrare nell’esperienza comunitaria il Signore”. Anche nelle parole di don Antonio risuona chiara l’importanza di quanto appena seminato: “non è più un gruppo di catechisti ma la comunità che accoglie e accompagna nel cammino”. Un sodalizio da ambo le parti che pare essere pronto a concretizzarsi già in un prossimo futuro: “mi piace rimarcare – ha aggiunto don Antonio– che io considero gli eventi diocesani eventi bilancio, poi però ogni parrocchia dovrebbe riprendere i temi e portarli nella vita della comunità stessa. Infatti noi, per tutti catechisti, a settembre, riprenderemo i contenuti della tre giorni affinché possano essere cristallizzati dentro la vita della comunità”.
Il progetto di lavoro proposto dall’equipe dell’ufficio catechistico diocesano come di consueto avrà durata biennale, “pertanto – ha annunciato don Maurizio – rivedremo don Francesco anche nella prossima edizione”. Per tutti coloro che non hanno potuto partecipare don Maurizio e la sua equipe sono a disposizione: “troveranno tutto sul sito diocesano ma possono anche scrivere all’ufficio catechistico” ha precisato, in virtù di una “condivisione allargata proprio per iniziare a darci degli orientamenti per il futuro”.

© Riproduzione riservata
Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 26 del 16 luglio 2023

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: