
Sino al 31 dicembre una rassegna delle opere di Salvatore Atzeni in mostra a Iglesias nelle sale dell’associazione Remo Branca
di Giulia Loi
È stata inaugurata il 10 dicembre la mostra di Salvatore Atzeni, “Tra arte sacra e profana” una mini-antologia, una scelta che l’artista ha fatto tra un numero sconfinato di sue opere. Atzeni, classe 1944, pittore ma anche incisore e musicista, ha una formazione altissima che si basa su ripetute visite ai musei di tutto il mondo, si fonda su uno studio attento e profondo dei grandi artisti del passato. Ha vissuto tanti anni all’estero e sue opere si trovano in Europa e America, in Giappone, in India. Ha esposto dagli anni Settanta ad oggi in Italia, Francia, Spagna e America. “Per imparare e diventare bravi bisogna ispirarsi ai migliori” ha spiegato l’artista “ho iniziato con opere realizzate in gessetto, penne d’oca e caffè, matita e caffè”. I suoi soggetti spaziano tra i più disparati, si passa dai ritratti agli scorci di paesaggi, ai temi sacri, che vanno dal Giudizio Universale ai tributi alla Vergine, dalla Resurrezione ai Martirii dei Santi. Ma la produzione più famosa e più caratteristica dell’artista è sicuramente quella delle cosiddette caffettiere antropomorfe, nate quando negli anni Settanta Atzeni si è avvicinato alla tematica del surrealismo e in particolare all’anamorfosi. Inizialmente molto geometriche e in banco e nero, con il tempo hanno assunto caratteristiche diverse e dagli anni Ottanta a colori. Le caffettiere sono “uno nessuno e centomila; possono essere ognuno di noi. Sono personaggi dai volti misteriosi che popolano antiche atmosfere” come scrive Elena Pinna nella presentazione alla “Monografia sulle caffettiere antropomorfe e incisioni”. I soggetti sono rappresentati all’interno di chiese gotiche italiane e francesi disegnate sul posto, utilizzando la tecnica del disegno a china acquerellata e caffè, su carta Fabriano da 600 gr e Magnani da 280 gr. All’interno delle opere si può avvertire l’influenza di Raffaello, Michelangelo e Leonardo, che convivono amabilmente con altri, da Tiziano a Giorgione, da Magritte a Dalì. Con affinamento della tecnica e allenamento, il suo non è altro che un omaggio ai grandi artisti. Parallelamente si può osservare anche la produzione di altri tipi di opere: acqueforti e acquetinte realizzate su lastre di rame e zinco con la tecnica del Piranesi (artista veneziano settecentesco), le puntesecche invece sono realizzate su lastre di zinco e rame, molte delle quali, tra ritratti e scorci di paesaggi, sono eseguite dal vero. Realizzati sullo stesso tipo di lastre anche i monotipi. Ci sono poi le incisioni acquerellate realizzate con china, acquerello e caffè, e quelle policromatiche realizzate su lastre di rame. La mostra sarà visitabile dal lunedì al sabato dalle 18 alle 20 fino al 31 dicembre nella sala espositiva della sede dell’associazione Remo Branca, in via Roma a Iglesias.
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Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 45 del 26 dicembre 2021