
Seguire l’esempio di Francesco, camminare sulle orme di Cristo
di Annalisa Atzei
Nel giorno della solennità di San Francesco, patrono d’Italia, la comunità iglesiente ha come ogni anno partecipato numerosa alla Santa Messa presieduta dal vescovo di Iglesias, monsignor Giovanni Paolo Zedda, e celebrata nell’antica chiesa dedicata al poverello d’Assisi. La devozione dei fedeli e il loro concreto contributo hanno fatto sì che anche lo scorso 4 ottobre, e nei giorni precedenti, la città potesse rinnovare il profondo legame che unisce gli iglesienti alla realtà francescana, legame onorato con l’accensione della lampada votiva da parte del sindaco di Iglesias e la preghiera rivolta al Santo affinché protegga tutta la comunità. Ma come ha ricordato il vescovo durante l’omelia, “essere devoti a san Francesco non significa soltanto metterlo al centro della nostra vita” perché la sua preziosa lezione sta proprio nell’insegnarci che la vera vita e il vero bene arrivano quando al centro delle nostre giornate siamo in grado di mettere Dio, “l’unico vero bene”. Lo stesso Francesco, scegliendo di vivere nella povertà e nell’umiltà, ha dato spazio a Dio affinché fosse l’unico protagonista della sua vita. “Spesso siamo portati a pensare solo al nostro bene personale, a quello delle persone che amiamo, e non sempre siamo capaci di vedere negli altri un fratello o una sorella da accogliere” – ha detto monsignor Zedda – “pensiamo di aver capito tutto della realtà della vita e crediamo di poterla utilizzare e viverla a modo nostro, Francesco invece ci insegna che tutto si riconduce a Dio e bisogna farsi piccoli perché Lui ci faccia grandi della sua presenza”. Non basta allora lodare il Santo, pregare e raccomandarsi a lui se non dedichiamo il giusto impegno nel fare qualche passo seguendo il suo esempio, perché “fare passi sul suo esempio significa fare passi sulle orme di Cristo; significa diventare davvero cristiani come il Signore ci chiede, scegliendo sempre la verità, la giustizia, la pace e l’attenzione ai fratelli, accogliendo tutti a partire dai più deboli, perché in tutti, nessuno escluso siamo chiamati a riconoscere la persona di Cristo”. Siamo allora tutti invitati a sentirci nel nostro cuore e nelle nostre azioni dei Francesco, perché Dio dona a ciascuno di noi il vero privilegio che san Francesco ha saputo riconoscere e amare: non le stimmate, che non riceveremo in dono, ma il farsi piccoli e saper prendere ciascuno la propria croce, perché questa “è la vera possibilità per avere la vita, per dare senso alla nostra esistenza e dare la possibilità anche ai nostri fratelli di sperimentare una vita vera in Cristo”.