
Società. Molte criticità ma anche segni positivi per l’Isola dall’indagine 2020 de Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita
di Annalisa Atzei
Si può parlare di qualità della vita in Italia in un anno, come il 2020, in cui la pandemia ha condizionato negativamente lo scenario economico e sociale del Paese? Da questo interrogativo è partita la 31esima indagine de Il Sole 24 Ore, condotta ogni anno dal quotidiano per analizzare quali siano le province italiane in cui si vive meglio. Ma se nelle precedenti edizioni a comporre i risultati dell’indagine erano i risultati forniti dai classici indicatori su ricchezza, lavoro e tempo libero, quest’anno la ricerca si è arricchita di nuovi valori chiamati a misurare l’impatto che la diffusione del virus ha avuto sulla nostra economia e la società. L’indagine, consultabile online, rivela chiaramente come i risultati finali siano il frutto di un intreccio di fenomeni di cui la ricerca tiene conto: il 2020, e in generale l’esperienza legata al Covid-19, ha rappresentato per gli italiani un momento di grande cambiamento, sia a livello individuale che collettivo, in cui le emozioni e il dolore si sono alternati alla speranza e alla fiducia per il futuro. L’indagine ha cercato di cogliere questi aspetti, considerando tre cambiamenti fondamentali rispetto alle passate analisi, partendo dall’impatto che l’emergenza sanitaria ha avuto sui cittadini e sul Paese, e seguendo gli effetti che quest’ultima ha avuto da un punto di vista economico e sociale insieme ai nuovi fenomeni che si sono sviluppati in termini di innovazione digitale. Il risultato è stato una classifica finale e sei classifiche di settore (Ricchezza e consumi, Ambiente e servizi, Giustizia e sicurezza, Affari e lavoro, Demografia e società, Cultura e tempo libero), ciascuna accompagnata da 15 indicatori specifici. La novità è l’etichetta “Effetto covid” a cui si ricollegano 25 classifiche che misurano l’impatto della pandemia sui territori.
La classifica generale vede al primo posto la provincia di Bologna, seguita da Bolzano, Trento e Verona. In generale, le variazioni in negativo più evidenti riguardano soprattutto il Nord, dove si registra la diffusione più alta del virus in rapporto alla popolazione residente. Milano, vincitrice sia nel 2018 che nel 2019, perde 11 posizioni e scivola al dodicesimo posto dopo Pordenone e Siena. La crisi ha penalizzato le aree metropolitane più turistiche: Roma al 32° posto perde 14 posizioni, seguita da Venezia al 33° ma in calo di 24 posizioni, Firenze perde 12 dodici posizioni e Napoli slitta al 92° posto (-11). Della mancanza di turisti risentono anche le località di mare: peggiorano le province di Puglia e Sardegna (fatta eccezione per Cagliari), Rimini, Salerno e le siciliane Siracusa e Ragusa. In controtendenza solo la Liguria in miglioramento, dove addirittura Genova (19° posto) recupera 26 posizioni con la riapertura dopo il crollo del ponte Morandi.
Per le province sarde è Cagliari a fare un importante balzo in avanti di undici posizioni, aggiudicandosi il nono posto e ritagliandosi il primato di unica provincia del sud tra i primi cinquanta classificati. Sono in molti tuttavia a sostenere che la Sardegna sia da equipararsi più alle regioni del Centro che del Meridione, dando quindi una lettura diversa della classifica e confermando come nel capoluogo dell’isola il livello di benessere negli ultimi anni sia aumentato in maniera graduale ma costante: nel 1990, quando il Sole 24 Ore fece la prima indagine, Cagliari si fermava al 61° posto. Sassari, Nuoro e Oristano guadagnano rispettivamente il 62°, 63° e 67° posto perdendo qualche posizione rispetto all’anno scorso, ma mantenendosi comunque a circa metà classifica (le province sono in tutto 107), un posizionamento che conferma come nell’isola la qualità della vita si mantenga sostanzialmente buona. La provincia di Cagliari si aggiudica tra le classifiche parziali anche il primo posto nella sezione Demografia e società, seguita subito dopo da Sassari al secondo posto in una graduatoria che tiene conto di variabili come la densità abitativa, l’indice di vecchiaia, il tasso di mortalità e l’uso di farmaci. Maglia nera invece per il Sud Sardegna che scende di dieci posizioni rispetto a un anno fa, fermandosi all’87° posto nella classifica generale e registrando un punteggio peggiore anche del 2018, primo anno di rilevazione per la nuova provincia, quando si posizionò 86ma. Tra le sei classifiche di settore, il Sud Sardegna, che tra i suoi 107 comuni include anche i comuni della diocesi di Iglesias, registra la posizione migliore col 24° posto per Giustizia e Sicurezza (al primo posto si riconferma Oristano); 55ma nella sezione Demografia e società; 75ma posizione invece sia per Ricchezza e consumi che per Cultura e tempo libero, mentre scivola tra gli ultimi posti (101°) per Affari e lavoro. Tra le serie degli indicatori settoriali, il Sud Sardegna registra infine l’ultimo posto in assoluto per quanto riguarda l’incidenza di internet veloce sul territorio, la provincia è risultata infatti la meno connessa d’Italia.