Il paniere Istat al tempo del Coronavirus

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La pandemia ha modificato i consumi degli italiani, tra i vari prodotti di riferimento entrano nel calcolo anche le mascherine

di Annalisa Atzei

Era il 1928 quando l’Istituto Nazionale di Statistica introduceva per la prima volta il “paniere Istat”, uno strumento ideato per calcolare gli indici dei prezzi al consumo, arrivato sino ai giorni nostri come un lungo racconto che di anno in anno ha colto come siano cambiati i gusti e le esigenze degli italiani. Al di là, infatti, della valenza economica del paniere, questo indicatore statistico ha contribuito a scrivere, in ormai quasi cento anni, la storia del Paese attraverso le abitudini di acquisto delle famiglie che nel tempo si sono trasformate e adattate ai progressi del mercato. E così, se a cavallo tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso il paniere includeva appena una ventina di prodotti, tutti perlopiù alimentari, oggi lo stesso paniere raccoglie più di un migliaio di prodotti raggruppati in oltre quattrocento aggregati, calcolando non solo i consumi ma anche la crescita o la riduzione del tasso di inflazione dei prezzi. Scopo del paniere, infatti, è proprio quello di rilevare i prezzi al consumo dei beni, aggiornando ogni anno l’elenco dei prodotti che compongono il paniere di riferimento e adattando le tecniche d’indagine e i pesi con i quali i diversi prodotti contribuiscono alla misura dell’inflazione. In questo modo, attraverso una serie di rilevazioni effettuate su un campione rappresentativo di famiglie italiane, il paniere rappresenta in maniera fedele quella che è la struttura reale dei consumi della popolazione, delineando nel tempo il succedersi di stili di vita e abitudini differenti tra gli italiani. A volte, come è accaduto per il paniere del 2021, le novità sono rappresentate non solo dalla costante evoluzione dei comportamenti di spesa delle famiglie, ma anche dall’impatto di eventi straordinari, come è avvenuto per la pandemia ancora in corso, che inevitabilmente ha condizionato e continuerà a condizionare ancora per diverso tempo le scelte d’acquisto e la struttura della spesa per consumi. Come si legge nella presentazione fornita dall’Istat, oltre che delle novità nelle abitudini di spesa delle famiglie, l’aggiornamento dei beni e servizi compresi nel paniere tiene conto anche dell’evoluzione di norme e classificazioni e in alcuni casi arricchisce la gamma dei prodotti che rappresentano consumi consolidati. Inoltre occorre tener presente che il paniere ha ormai raggiunto un livello di dettaglio e completezza tali da rendere relativamente contenuto il numero di prodotti che ogni anno entrano ed escono dalla rilevazione, per cui le revisioni apportate al paniere quest’anno risentono in particolare della crisi sanitaria in atto da marzo dello scorso anno. Tra i prodotti rappresentativi di questa variazione nelle abitudini di spesa delle famiglie in larga parte influenzate dalla pandemia e legate anche alle novità normative, troviamo nel paniere 2021 rispetto al 2020: gli integratori alimentari, il casco per veicoli a due ruote, le mascherine chirurgiche, le mascherine FFP2, il gel igienizzante mani, la ricarica elettrica per auto, il monopattino elettrico, il servizio di posta elettronica certificata e il dispositivo anti abbandono (un nuovo prodotto dell’aggregato Articoli per bambini reso obbligatorio da recenti normative per la sicurezza dei bambini in automobile entrate in vigore già alla fine del 2019). Tra i prodotti che rappresentano consumi ormai consolidati, entrano, tra gli altri, la macchina impastatrice (tra gli apparecchi per la lavorazione degli alimenti) e la bottiglia termica (tra gli articoli domestici non elettrici). Per il 2021 non è uscito dal paniere nessun prodotto perché, spiega l’Istat, tutti quelli già presenti nel precedente paniere non mostrano segnali di obsolescenza tali da motivarne l’esclusione. Tra i prodotti entrati per migliorare la rappresentatività del paniere sono da segnalare anche le interiora o frattaglie, i pomodori da insalata cuore, gli scalogni e le t-shirt per bambini. A questi si aggiungono le scarpe da ginnastica e le scarpe da trekking, per uomo e per donna, insieme alla calzature da casa maschili e femminili: in entrambi i casi questi prodotti erano già presenti nelle scelte di acquisto delle famiglie, ma nel 2020 il consumo è stato molto più sostenuto a causa dei vincoli introdotti nello svolgimento delle attività sportive in ambienti chiusi nel primo caso e dal maggior tempo passato nella propria abitazione a seguito delle restrizioni introdotte alla mobilità personale per contrastare la pandemia nel caso delle pantofole. La variazione delle abitudini di spesa legate agli effetti del Covid ha convinto l’Istat a rimodulare anche i pesi della ponderazione del paniere: è così aumentato il peso delle categorie “prodotti alimentari e bevande analcoliche”, “abitazione, acqua, elettricità e combustibili”, “servizi sanitari e spese per la salute”, “bevande alcoliche e tabacchi”; infine, tra i servizi, ad aver ottenuto maggiore importanza sono quelli relativi all’abitazione e quelli per le comunicazioni. È calato, invece, come si poteva facilmente presumere, il peso dei “servizi ricettivi e di ristorazione”, i trasporti, le categorie “ricreazione, spettacoli e cultura” e “abbigliamento e calzature”.

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