Il Parco esce dall’Ausi ma continuerà a dare il suo appoggio sostenendone i progetti. Da Iglesias l’attacco del sindaco Usai
di Miriam Cappa
Per il Parco geominerario le associazioni sono tutte uguali: così ha deciso che non farà più parte di Ausi, Miniere Rosas di Narcao e CICC di Carbonia ma, per dirla come i gruppi politici che escono da una maggioranza, darà loro appoggio esterno sostenendole con progetti. Lo scrive in una nota arrivata il 26 maggio poco dopo le 21. “Come da statuto – si legge – le quote di partecipazione a tutte le associazioni erano di Euro 1.000,00, mentre con l’alternarsi delle passate gestioni commissariali, erano arrivati anche a importi che oscillavano tra i 30 mila e i 50 mila euro, senza alcuna rendicontazione, arrivando a pagare addirittura le utenze idriche ed elettriche di una associazione, spese inammissibili in quanto il Parco non può accollarsi detti costi, anche qualora ci fosse una rendicontazione. Pertanto, dovendo regolarizzare la posizione propria e dei partner il Consiglio Direttivo ha deliberato che tali contributi possono essere erogati, in primis, tramite l’istituzione dei Centri Visita (euro 30 mila) e ulteriori contributi dietro presentazione di ulteriori progetti, ma sempre attraverso opportuna rendicontazione”.
Un aspetto che è diventato rilevante da quando l’anno scorso il Ministero di Economia e finanza ha mandato il rapporto sull’ispezione compiuta sui conti di Villa Pertusola. L’ex commissario straordinario e presidente del Consorzio Tarcisio Agus chiarisce: “Sostenere piccoli e grandi progetti è possibile grazie a una corretta gestione nel rispetto delle norme e del principio di equità, sussidiarietà e trasparenza. Ad esempio, il nostro più grande progetto è il sostegno al Comune di Iglesias, perla del nostro Parco Geominerario, che vale un contributo di oltre 3,5 milioni di euro (Laveria Lamarmora, Museo Asproni, Centro Visita)”.
L’idea è lavorare nella prospettiva di creare una rete di tutti i siti sardi del Parco “con un investimento complessivo di 304 mila euro, per i centri Visita ed Info Point, deliberati dal Consiglio Direttivo, nella seduta del 13 maggio scorso”. Sono definiti come “luoghi – non solo fisici – deputati alla programmazione di offerta turistica del Parco”.
Nei giorni in cui la Regione, in un’isola che il caso ha mantenuto quasi “Covid free” ma immersa in un mondo ancora in piena pandemia, deve decidere come comportarsi con i turisti il Parco è ancorato al suo piano messo a punto anni fa: “diffusione dei nuovi turismi” col “progetto “Sardegna Destinazione Miniere”, perché nelle more di poter disporre di personale stabile con il completamento della pianta organica, questo progetto ci consente, con uno stanziamento di 300 mila euro, un incremento di personale, anche se a tempo determinato, ma necessario per dare corpo alla rete, alla sua gestione e promozione, ma non solo, con una figura dedicata, sarà possibile la partecipazione ai bandi europei, per la ricerca di risorse necessarie ad una efficace infrastrutturazione delle aree di fruizione turistica già attive e in preparazione di altre meritevoli di recupero e di sviluppo”.
Contrariato per la decisione il sindaco di Iglesias Mauro Usai, Comune che presiede Ausi e Comunità del Parco e in contenzioso con l’ente di ricerca da circa un anno per gestione di Porto Flavia e il mancato pagamento dei primi 5 mesi del 2019 delle guide. “Quel poco di buono costruito negli anni dal Parco Geominerario – scrive su Facebook – si sta lentamente sgretolando nell’indifferenza di tutti: Governo Nazionale e Regione. Oltre il danno anche la beffa: premio risultato al direttore generale dopo la cacciata dall’Unesco. A richiesta di chiarimenti è stato risposto che tra gli obbiettivi del dirigente non rientrava la permanenza nella rete Unesco (sembra una barzelletta ma è così). Di certo il sottoscritto non rimarrà fermo: una vergogna nazionale si sta consumando sotto gli occhi di tutti senza che nessuno faccia nulla per fermarli. 12 milioni di euro fermi da anni, la cacciata dall’Unesco, neanche un sito minerario in gestione al Parco, e tutto sulle spalle dei Comuni. I responsabili di questo scempio sono ancora al loro posto senza che nessuno muova un dito. A nulla sono valse le decine di assemblee dei sindaci del Parco convocate per denunciare quanto sta accadendo. È ora di dire basta ma questa volta con il forconi”.