Gli affreschi svelati nella Torre Littoria

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A Carbonia, una traccia archivistica conduce alle opere del pittore Mario Lannes coperte dalla vernice dopo la caduta del fascismo

di Giulia Loi

Da anni si vociferava della presenza di un dipinto nascosto sotto la pittura delle sale della torre littoria di Carbonia. Non è una leggenda: in quella che è ora la sala dell’arengo (ex sala del direttorio) è effettivamente apparso un affresco risalente alla fondazione della città. La storia è molto lunga e complessa. Il primo ritrovamento di quello che allora era solo un presunto affresco risale ai primi anni 2000, quando venne fatto un restauro della torre. L’architetto che allora aveva diretto i lavori si era accorto della presenza dell’opera, la cui riscoperta pare sia stata ostacolata dall’amministrazione al tempo presente. Ci sono voluti quasi vent’anni perché si muovesse qualcosa. È l’assessora alla cultura Sabrina Sabiu a raccontarci come si è evoluta la situazione negli ultimi anni: “Abbiamo trovato traccia archivistica dell’opera in un inventario depositato presso la soprintendenza di Trieste, in cui si parlava di Carbonia e si nominava l’autore dei dipinti”. In particolare, si tratta del fondo Nordio-De Farolfi, nel cui inventario sono presenti numerose tracce della città di Carbonia. L’architetto Umberto Nordio, uno dei protagonisti dell’architettura e dell’urbanistica italiana negli anni tra i due conflitti mondiali, avrebbe indicato Mario Lannes come possibile artista adatto alla decorazione per la nuova Sala del Direttorio dell’allora casa del Fascio della appena fondata Carbonia.
Lannes (Trieste 1900-1963) è stato un pittore molto noto negli anni Trenta, famoso per i dipinti sui paesaggi ma anche abile nell’affresco. I bozzetti, sicuramente preliminari a quella che poi è diventata l’intera opera, rappresentano tra le altre cose un cavallo rampante e i minatori – che rappresentano l’industria e la produttività nascenti di Carbonia – sono stati ritrovati insieme a una lettera in cui lo stesso Lannes ringrazia Nordio per aver fatto il suo nome per il lavoro. Una presentazione allegorica della città, molto lontana da un inneggiamento al fascismo che forse in molti temevano di trovare sotto la pittura. L’opera presumibilmente è stata nascosta a seguito della caduta del regime, e probabilmente ha continuato a essere nascosta a causa di una sorta di damnatio memoriae. Manca ancora sicuramente tanta strada per mostrare l’opera nella sua interezza. “Stiamo aspettando il sopralluogo della soprintendenza per capire come verrà portato avanti questo progetto, al momento abbiamo verificato che i dipinti esistono e non sono solo una leggenda metropolitana” prosegue Sabiu.
Si tratta di un’opera dalle dimensioni importanti, perciò probabilmente sarà necessario molto tempo per riportare tutto interamente alla luce. Il 10 settembre scorso, in occasione del decennale del paesaggio del consiglio d’Europa, i bozzetti sono stati presentati in una serata intitolata “Carbonia Svelata”, solo un primo passo a una valorizzazione che, anche se arrivata in ritardo e iniziata solamente pochi anni fa, ormai è in via di sviluppo e non aspetta altro che ulteriori svolgimenti. “La giornata del 10 settembre è andata a molto bene, ha riscosso attenzione e gradimento da parte dei cittadini” spiega ancora Sabiu “si tratta di beni culturali da restituire alla collettività, a prescindere da quello che era il senso e il significato”. La sindaca Paola Massidda ritiene, come spiega anche nelle pagine social, che la scoperta dei dipinti sia un segno tangibile di cambiamento: “Dove prima si nascondeva oggi si disvela. Siamo consapevoli che occorreranno ancora tempo e risorse per recuperare tutto quel patrimonio di beni culturali e arredi nascosti o depredati negli anni immediatamente successivi la caduta del regime fascista e che costituiscono la nostra storia, il nostro patrimonio di città di fondazione, la nostra ricchezza”.

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Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 33 del 3 ottobre 2021

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