È tempo di agire, la natura non perdona più

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51a Giornata Mondiale della Terra: l’esortazione di papa Francesco affinché si ricostruiscano i legami spezzati che ci uniscono al Creato

di Annalisa Atzei

“Ripariamo la nostra Terra”. È questo il tema della 51ma Giornata Mondiale della Terra celebrata lo scorso 22 aprile che mai come in questo anno, pesantemente segnato dalla pandemia mondiale, ha coinvolto governi, istituzioni, associazioni e comuni cittadini in un crescente susseguirsi di eventi volti a sensibilizzare l’intero pianeta verso i temi della sostenibilità ambientale, della salute e della salvaguardia del creato. Un evento che vede le sue origini nel 1970 a San Francisco, quando per la prima volta venne celebrato l’“Earth Day”, il giorno della Terra. Da allora, prima ogni dieci anni e dal 2000 con cadenza annuale, il più grande movimento ambientalista richiama su di sé l’attenzione di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo con la celebrazione della Giornata, culmine di un lavoro incessante che per un intero anno vede la mobilitazione di attivisti, politici e volontari impegnati in campagne di sensibilizzazione e azioni di prevenzione e divulgazione in difesa dell’ambiente.
Temi sotto i riflettori da più di cinquant’anni, ma che oggi, alla luce di un cambiamento climatico dagli effetti devastanti, merita un approfondimento ancora più consapevole, per il bene del pianeta, ma anche per coloro che lo abitano e in particolare per coloro che saranno chiamati ad esserne i nuovi custodi. Da qui il tema della Giornata: riparare la Terra, un pianeta malato bisognoso di cure e di essere salvaguardato, prima che sia troppo tardi e prima che il termometro segni una temperatura troppo alta che potrebbe veramente negare un futuro in salute alle nuove generazioni. Un invito, dunque, ma anche un’invocazione, alla luce di quelli che sono dati allarmanti e sempre più preoccupanti, a partire dal livello di emissioni di CO2, l’anidride carbonica presente nell’aria che respiriamo.
Come si legge in molti saggi e articoli, lo stato di salute del pianeta può essere misurato in vari modi, dallo stato del mare, alle quantità di rifiuti prodotte, passando attraverso le specie animali e vegetali ormai scomparse, ma il livello di CO2 resta una variabile determinante per cogliere, anche da profani, il preoccupante andamento negativo di questa componente dell’atmosfera. Negli anni, infatti, il livello di anidride carbonica nell’aria varia a seconda delle oscillazioni generate dai cicli biologici legati ai fenomeni naturali, ma anche in base a quelle che sono le quantità immesse da tubi di scarico e ciminiere, proprio questi ultimi particolarmente nocivi. Un fenomeno evidente agli occhi di tutti, strettamente collegato alle variazioni della temperatura climatica, che rileva di quanti decimi di grado si scalda l’aria nel mondo e di quanto di conseguenza aumenta l’anidride carbonica, cui è appunto direttamente legata la temperatura. Nel 2016 è stata raggiunta la soglia, già allora fortemente critica, di 400 parti di CO2 su un milione, oggi, secondo le rilevazioni del mese di marzo, siamo arrivati a 421 parti per milione, pari allo 0,042% di anidride carbonica nella composizione dell’atmosfera. Nonostante i segnali, è solo in questi ultimi anni che l’attenzione riposta sulla crisi ambientale sta interessando le nazioni in un impegno più concreto, soprattutto grazie all’Accordo di Parigi sul Clima siglato nel 2015 dall’Onu e dall’Agenda 2030, che delinea i 17 Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile che 193 Stati aderenti si sono impegnati a raggiungere entro il 2030. Una lotta contro il tempo che, come affermato dagli stessi rappresentanti, vede i Paesi indietro nel perseguimento degli Obiettivi, oggi condizionati purtroppo anche dal diffondersi del Covid-19, il quale ha ulteriormente aggravato molte situazioni di insostenibilità, preoccupanti non solo per il pianeta, ma anche per tutto il genere umano. La crisi, infatti, non è solo ambientale, ma anche economica e sociale, e l’insostenibilità ambientale non può non avere forti ripercussioni su tutto quello che riguarda anche il contesto sociale e culturale di un territorio, di cui l’Agenda 2030 tiene conto in maniera molto precisa e puntuale.
Gli obiettivi dunque sono pronti, vanno solo perseguiti. L’ultima edizione della Giornata della Terra è stata quindi insieme una celebrazione e un appello affinché tutti facciano la loro parte per invertire la rotta e dare il proprio contributo al cambiamento climatico. In tutto il mondo si sono susseguite tavole rotonde, videoconferenze e maratone in streaming che hanno visto la partecipazione, oltre che di esperti, anche di milioni di persone coinvolte a vario titolo per quella che si preannuncia come una vera e propria rivoluzione ambientale. Fra tutti gli eventi, grande visibilità ha avuto il summit virtuale sul clima che ha coinvolto 40 capi di stato e di governo, indetto dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. In Italia l’evento è stato scandito dalla seconda edizione di #OnePeopleOnePlanet – the multimedia marathon, una diretta di 13 ore trasmessa su RaiPlay a cura dell’organizzazione Earth Day Italia e il Movimento dei Focolari, che ha visto intervenire numerose associazioni, istituzioni, testimonial ed esponenti del mondo della scienza, della cultura, dell’arte, dello spettacolo e dello sport.
L’intervento di papa Francesco. Tra i protagonisti dell’Earth Day anche Papa Francesco, intervenuto al summit con un videomessaggio in cui ha invitato i leader mondiali ad avviare azioni sempre più concrete per la salvaguardia del pianeta. Bergoglio, a sei anni dalla Laudato Si’, divenuto un vero e proprio documento sociale per la difesa del creato, e a pochi mesi dall’Enciclica Fratelli Tutti, conferma il suo impegno a favore della natura invitando ciascuno a non far cadere nell’oblio quando detto sinora sui temi ambientali, ancora di più in questo particolare momento in cui la pandemia ci ha mostrato cosa accade quando il mondo si ferma anche solo per una pausa di alcuni mesi. “La pandemia ci ha insegnato l’interdipendenza, il condividere il pianeta” ha detto il pontefice, perché “entrambe le catastrofi globali, il Covid e il clima, dimostrano che non abbiamo più tempo per aspettare”. “È il momento di agire, siamo al limite”, è stata l’esortazione del Santo Padre che nella Giornata della Terra con un tweet sull’account @pontifex ha ricordato la necessità di ricostruire i legami spezzati che “ci univano al Creatore, agli altri esseri umani e al resto del Creato” aggiungendo che oggi “abbiamo bisogno di risanare queste relazioni danneggiate, che sono essenziali per sostenere noi stessi e l’intero tessuto della vita”. “Dio perdona sempre, noi uomini perdoniamo di tanto in tanto, la natura – ha ammonito il Papa – non perdona più. E quando s’innesca questa distruzione della natura è molto difficile frenarla. Ma siamo ancora in tempo”. L’invito finale di Francesco è stato quello di uscire migliori dalla crisi, consapevoli che si tratta sempre di un fenomeno che cambia le persone e dal quale non possiamo rischiare di essere inghiottiti: “da una crisi non si esce uguali – ha detto – usciamo migliori o peggiori. Questa à la sfida, e se non usciamo migliori percorriamo un cammino di autodistruzione”.

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