Don Oscar Rodriguez, la vita di un politico gentiluomo

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Iglesias. La figura dello storico dirigente diocesano di Azione Cattolica nel ricordo di Nuccio Guaita

di Jacopo Casula

Ottant’anni della storia di Iglesias, rivivono nel racconto della vita di Oscar Rodriguez, quasi un secolo nel quale la città ha conosciuto in maniera diretta le sofferenze della Grande Guerra, combattuta al fronte da tanti iglesienti, il difficile reinserimento dei reduci, la nascita dei partiti di massa, l’affermarsi del fascismo e l’impegno dei cattolici in politica.75380218_1267883880086971_5209702743438000128_n
Giovedì 5 dicembre, nella sede dell’Università della Terza Età, il dottor Nuccio Guaita ha presentato la vita di Oscar Rodriguez in un incontro nel corso del quale i numerosi partecipanti hanno potuto conoscere il percorso umano e politico di uno dei grandi protagonisti della vita cittadina.
“Un esempio, sia come politico che come uomo di fede – lo ha definito Nuccio Guaita, citando le parole di monsignor Giovanni Pirastru, per quarant’anni vescovo di Iglesias – che è riuscito ad ottenere la stima di tutte le persone che lo hanno conosciuto, persino dei suoi avversari in politica, che ne hanno sempre apprezzato la profonda correttezza e le grandi doti morali”.
Nel corso della prima parte dell’incontro, intitolato “Don Oscar Rodriguez: ritratto di un gentiluomo”, sono stati ripercorsi i principali passaggi della sua vita, andando di pari passo con i grandi avvenimenti di cui è stato testimone e protagonista. Malgrado fosse nato da una famiglia di antica nobiltà, come testimonia il titolo onorifico “Don” che ne precedeva il nome, Oscar Rodriguez ha sempre fatto dell’impegno civile e politico diretto l’aspetto principale della sua vita.
Era nato a Iglesias nel 1894, e dopo il diploma come perito minerario, aveva partecipato alla Grande Guerra, venendo decorato per il comportamento eroico al fronte, sull’altopiano della Bainsizza, luogo delle sanguinose battaglie contro l’esercito austroungarico. Una medaglia d’argento, una di bronzo, ed una croce di guerra, riconoscimento per una condotta esemplare come ufficiale, alla guida del proprio plotone nel corso delle feroci battaglie sul Carso, combattute con onore in prima linea, nonostante i pericoli e le privazioni. Dopo il congedo e la promozione, per meriti di guerra, al rientro a casa Rodriguez aveva fondato la sezione di Iglesias dell’Associazione Nazionale Combattenti, un impegno che era proseguito nell’Azione Cattolica, negli anni in cui il fascismo aveva fortemente limitato la partecipazione alla vita civile di quanti non si riconoscevano nel regime.
Nel corso della discussione con il pubblico, seguita alla presentazione di Nuccio Guaita, è stato fatto notare come la marginalizzazione dell’impegno nell’Associazione Nazionale dei Combattenti, deciso da Rodriguez, possa essere una conseguenza diretta della scelta di non aderire al fascismo, malgrado in quegli anni il regime avesse preso forza grazie all’appoggio delle associazioni reducistiche. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, ed il ritorno alla dialettica democratica, Don Oscar Rodriguez, al lavoro come funzionario INAIL aveva affiancato l’impegno politico diretto, nelle file della Democrazia Cristiana.
Erano gli anni della contrapposizione tra i cattolici ed i partiti della sinistra, ma malgrado la durezza del confronto, Nuccio Guaita ha messo in evidenza “il profondo rispetto mantenuto dagli avversari nei confronti di una personalità che aveva fatto della correttezza e della riservatezza le caratteristiche principale della sua attività politica, con un’apertura verso il prossimo nella quale non vi era nessun distacco aristocratico”.
Una caratteristica ricordata anche da don Adolfo Armosini e riportata nella relazione di Guaita, secondo cui Oscar Rodriguez “era un uomo forte, capace di conquistarsi il rispetto anche dei politici degli altri schieramenti”.
Come uomo di fede rimangono le testimonianze di una profonda devozione, vissuto in maniera pubblica, come slancio verso il bene comune e come impegno nella Azione Cattolica, ma anche e soprattutto nella sfera privata. Dopo la morte nel 1976, il grande amore per la sua città è stato evidente nella donazione del terreno nel quale è sorto l’ospedale Fratelli Crobu, alla quale va aggiunta l’eredità affidata al Seminario, con la casa di Via Cavallotti e la collezione di preziosi gioielli.
Una figura di grandissima rilevanza, emblematica dell’impegno di tanti cattolici in politica, specchio della classe dirigente di una città che aveva assunto una posizione di assoluta rilevanza da un punto di vista sociale, politico e civile.

sdr

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