Igino Giordani, un cristiano esemplare, un laico “impegnato” e fedele

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L’opera, appena giunta in libreria, porta la firma di Alberto Lo Presti, direttore del “Centro Giordani” e di “Nuova umanità”

di Nuccio Guaita

È appena uscito un prezioso libro: “Igino Giordani un eroe disarmato” (Tivoli 1894-Roma 1980). È firmato da Alberto Lo Presti, direttore del “Centro Giordani” e di “Nuova umanità”. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, scrive la prefazione, di grande stima per un cristiano tutto d’un pezzo. “Nella mia famiglia – dice il Presidente – era apprezzato come testimone di vita cristiana cui ispirarsi… anticipava la stagione del Concilio”. Molte personalità di cultura cristiana, dello stesso o differente impegno politico, hanno dato testimonianza dell’opera dell’eminente scrittore del nostro tempo. Il Sulcis Iglesiente è presente, nell’attenzione a Giordani, con la tesi di Laurea Magistrale in Scienze Religiose (Anno accademico 2014-15) di Giampietro Ferraro: “La teologia di comunione in Igino Giordani, alla luce della teologia del laicato del Concilio Ecumenico Vaticano II”, di cui a suo tempo ha dato notizia questo settimanale. Il padre di Giordani, Mariano, era muratore; sua madre, Orsola, casalinga. Primo di sei figli, riceve la formazione cristiana in famiglia e in parrocchia: “l’amore a Dio l‘ho ereditato dai genitori, dall’ambiente in cui sono nato”. Giordani ha onorato anche con la polemica politica e l’apologetica cristiana il suo impegno politico. “Non malevolo né personalistico” dirà, del suo stile, Giuseppe Petrocchi che lo presentò a Luigi Sturzo fondatore del Partito Popolare. Formazione scolastica di base nella sua città, nel seminario e nel liceo statale, affinando senso sociale e laicità nel servizio alla comunità civile e a quella ecclesiale: il suo inconfondibile stile ed impegno. Nel 1915 vince un concorso pubblico per impiegato presso Uffici giudiziari, ma non può prendere servizio perché inviato al fronte di guerra, nell’altipiano di Asiago, come sottotenente di fanteria. Qui, in una azione preparatoria di sfondamento sulle linee nemiche (“di trecento tornavamo in ottanta”!), riporta gravissime ferite. Quando ha di fronte il “nemico”, riflette che “è figlio di Dio”: non spara! È Medaglia d’argento e Mutilato di guerra. Sulla Seconda guerra mondiale assume netta opposizione attraverso la “Rivolta cattolica”: “la pace è possibile con Cristo, solamente”. Protegge gli ebrei chiamandone un gruppo a un corso di biblioteconomia in Vaticano. Si oppone alle vendette politiche tra partigiani e ex fascisti con l’autorevolezza del Mutilato per la Patria e, soprattutto, perché “ogni prossimo è un fratello”. Nel 1946 viene eletto all’Assemblea Costituente, nel 1947 al Consiglio Comunale di Roma e nel 1948 al primo Parlamento della Repubblica. Vota al Referendum per la Repubblica. Come direttore di “Il popolo” difende l’indipendenza della sua funzione: è “il direttore, non il diretto” e si dimette. Nel settembre ’48, Chiara Lubich incontra alla Camera Giordani. Nasce una unità di vedute sulla Chiesa e sulla società che durerà per sempre: l’apporto di fede e senso sociale di Giordani al carisma dell’Unità gli vale il riconoscimento di Cofondatore del Movimento dei Focolari. La nota vis polemica del Nostro si stempera per dare spazio ad una dimensione cristiana ancora più inclusiva: “Il Martello degli eretici” (così Egli era noto) diviene, come auspica Chiara, “Il Mantello degli eretici”. Appoggia la proposta per l’obiezione di coscienza del parlamentare socialista Calosso. Ripudia la guerra, da leale parlamentare costituente. Sostiene le posizioni pacifiste di G. Gozzini, P. Balducci e don Milani. Molto critico sul Patto Atlantico, lo valuta “male” minore. Auspica l’“Internazionale europea” (preliminare culturale della Comunità Europea!), legandola all’universalità cristiana e tacciando di “anacronismo” l’immobilità culturale e sociale degli Stati nazionali europei, …ancora oggi ben nutrita! Ci appare davvero, come egli dice, un “cristiano ingenuo”, perché personalmente mite, umile, sincero, ma fermo difensore della propria coscienza e della libertà, rispettoso del prossimo: è giudizio unanime di amici e avversari. È soprattutto uno che può trovare posto tra i “beati” del Vangelo.