Danza. “Il Lago dei Cigni”, la magia di una favola senza tempo

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Lago dei Cigni 3

CEDAC. La rilettura del classico della danza, portato in scena dalla Compagnia Nazionale di Raffaele Paganini, ha aperto la stagione al Teatro Centrale di Carbonia

di Jacopo Casula

Un classico immortale della danza risplende di una luce nuova, grazie ad una riuscita rilettura capace di unire la magia della tradizione con l’energia della modernità. Sabato 18 gennaio, il Teatro Centrale di Carbonia ha ospitato “Il Lago dei Cigni”, portato in scena dalla Compagnia Nazionale di Raffaele Paganini, primo appuntamento della “Stagione di prosa, musica e danza” curata dal CEDAC Sardegna.
Uno spettacolo all’insegna della contaminazione tra diversi generi e linguaggi, nato da un’idea del regista e coreografo Luigi Martelletta, già primo ballerino al Teatro dell’Opera di Roma ed in altri prestigiosi teatri italiani ed europei. I quattro atti del balletto originale, rappresentato per la prima volta a Mosca nel 1877 e musicato da Piotr Ilic Chaikovskj, in questa rilettura vengono sostituiti da un atto unico snello e vivace, intervallato da alcune piccole pause utili all’allestimento dei fondali scenografici, nel quale vengono alleggeriti i manierismi e le pantomime che fanno parte del repertorio classico, mantenendo però intatte le coreografie originali e le partiture musicali dei momenti fondamentali. Il tutto mettendo in evidenza alcuni passaggi fondamentali e valorizzando numerosi elementi del libretto che, nel corso degli anni, erano passati in secondo piano, soppiantati da una costruzione narrativa che poneva al centro gli aspetti tragici a scapito della vena giocosa e fiabesca.
Martelletta, in un’ora e mezza, sceglie invece di lasciare da parte i passaggi poco utili ai fini della storia, accompagnando lo spettatore in una suggestiva parte iniziale ambientata in una serata di festa nel castello del Principe Siegfried, alla quale segue la suggestiva passeggiata nel bosco, durante la quale il nobile ed i suoi amici hanno modo di scoprire come i cigni che popolano le acque del lago che si trova nella selva, siano in realtà delle fanciulle costrette a vivere due diverse nature, una durante il giorno ed una nel corso della notte, a causa delle magie del malvagio stregone Rothbart.
Il momento principale di questo incipit è rappresentato dal primo incontro tra Siegfried e la giovane Odette, un vero e proprio colpo di fulmine, che sarà anche la chiave per la svolta drammatica, culminata in un finale nel quale il coreografo e regista abbandona la vena giocosa, che aveva caratterizzato la riduzione, in favore di una conclusione fortemente drammatica, con l’inganno del mago Rothbart, che porta il Principe ad innamorarsi di sua figlia Odile, il cigno nero, e la successiva morte di Odette.
Malgrado il grande lavoro di sintesi svolto per alleggerire l’opera dagli aspetti più macchinosi, Martelletta conserva tutta la magia di una favola senza tempo, costruita come una riflessione sull’impossibilità di amare, ed arricchita da riferimenti all’universo pittorico del romanticismo e del folklore orientale.
Da un punto di vista scenografico, come spesso accade nei balletti di ispirazione romantica, anche in questa rilettura de “Il Lago dei Cigni” è presente la fondamentale commistione tra il colore della cultura popolare ed il bianco simbolo della magia, del candore e della purezza alla base della fiaba. In alcuni momenti la dicotomia assume effetti stranianti, poiché spesso la sospensione fantastica lascia spazio agli aspetti più scherzosi, che possono sorprendere lo spettatore, soprattutto quello maggiormente legato alle versioni classiche dell’opera.
Una scelta coraggiosa, che però non va a scapito della coerenza e del rispetto nei confronti di un classico intramontabile, contribuendo a rendere “Il Lago dei Cigni” più accessibile per il pubblico più giovane e per quanti si avvicinano da neofiti al mondo del balletto.
Un plauso particolare va rivolto al corpo di ballo e alle coreografie, di grande impatto visivo sia nei momenti più fedeli alla tradizione che nei coloratissimi divertissement, resi ancora più suggestivi da un perfetto gioco di luci che, di volta in volta, trasforma il palcoscenico in un castello fiabesco ed in un oscuro bosco incantato.

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