Comitato riconversione RWM. Un convegno su pace, lavoro e sviluppo

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a cura di Federico Matta e Jacopo Casula

Riconvertire le produzioni del materiale bellico in Sardegna e mantenere alti i livelli occupazionali, si può. Lo sostiene il Comitato riconversione Rwm, che nei giorni scorsi ha organizzato un convegno dal titolo “Pace, lavoro e sviluppo, ricostruire il presente e ripensare al futuro”, dove le numerose proposte di trasformazione industriale, sono state esposte nel Centro culturale di via Cattaneo davanti a un pubblico numeroso. “Il nostro comitato è stato fondato il 15 maggio di quest’anno – ha detto Cinzia Guaita – per trovare una soluzione al problema della fabbricazione delle bombe destinate ai conflitti bellici, interrompendo la produzione nella Rwm di Domusnovas e nello stesso tempo salvaguardando tutti i posti di lavoro. Noi sosteniamo che questo si possa fare, mettendo fine in Sardegna alla creazione di quegli ordigni, che ogni giorno causano migliaia di morti nello Yemen e nelle altre nazioni interessate dalle guerre e dagli scontri civili”. La Rwm è un’azienda avente il domicilio legale a Ghedi in provincia di Brescia, ma con la sede operativa nel territorio domusnovese. Controllata dalla multinazionale tedesca Rheinmetall, fabbrica missili da guerra, impiegando circa 170 lavoratori, tra diretti, interinali e degli appalti. Un numero di certo rilevante, considerata la crisi economica – occupazionale su cui versa da anni la provincia più povera d’Italia. “Sicuramente chi lavora all’interno di quello stabilimento, possiede una professionalità nel settore metalmeccanico e manifatturieri. Abbiamo da tempo sperimentato una cella per la produzione d’idrogeno”, è l’esempio che ha fatto Giorgio Pelosio, imprenditore. “Si tratta – ha aggiunto – di un piccolo congegno che viene istallato nelle automobili e che è in grado di ridurre di circa un quarto i consumi di carburante negli autoveicoli. Se soltanto fosse venduto a un decimo della popolazione sarda, si ricaverebbero i fondi necessari per pagare gli stipendi che la Rwm attualmente eroga per i suoi dipendenti. È un prodotto industriale in grado, oltretutto, di ridurre i livelli di Co2 nell’ambiente”. Ma tra le possibili iniziative da attuare per difendere i posti di lavoro, bloccando la produzione di armamenti, c’è anche la bioedilizia. Poi il turismo culturale e soprattutto l’agroalimentare. “Solitamente il lavoro ha un odore di fatica ma anche di soddisfazione – ha dichiarato alla fine Arnaldo Scarpa, presidente del Comitato riconversione Rwm – in questo caso ha solamente l’odore della morte”. All’incontro – dibattito hanno preso parte tante personalità del mondo politico, sindacale e religioso. Tra queste erano presenti anche il vescovo di Iglesias, Monsignor Giovanni Paolo Zedda e don Antonio Mura, rettore del Seminario Maggiore di Cagliari. “Possiamo cambiare le cose – hanno affermato in tanti – fermando la produzione delle bombe da guerra, salvando tante vite umane e facendo in modo che lo sviluppo e l’occupazione, siano solamente sinonimi di un futuro fatto di pace e serenità”. FMa

RWM
Iglesias, 3 dicembre 2017. Un momento del convegno promosso dal Comitato riconversione RWM

Prosegue la mobilitazione del comitato RWM, il coordinamento di associazioni della società civile che chiedono la riconversione dello stabilimento di Domusnovas. Una mobilitazione che sceglie di intraprendere la strada dell’informazione e del dibattito, ma che non rinuncia a cercare il dialogo con le Istituzioni e con il mondo del lavoro.
La Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, organizzata a Cagliari lo scorso ottobre e dedicata al tema della dignità del lavoro, è stata l’occasione per tenere viva la discussione, con la pubblicazione, da parte del Comitato RWM, di una lettera aperta al presidente del consiglio Paolo Gentiloni, nella quale si ribadisce il rifiuto di qualsiasi produzione bellica destinata alle nazioni in guerra.
Nella lettera, citando le parole di Papa Francesco, il Comitato sostiene la necessità di superare il dualismo che esiste la tra l’opportunità di lavorare e quello che definiscono un ricatto occupazionale. Un ripudio della guerra che trova appoggio, nella Carta Costituzionale, ed in leggi come la numero 185, del 1990, nella quale si fa esplicito riferimento al divieto di vendere armamenti destinati alle guerre. Il Comitato ha chiesto a Gentiloni di adoperarsi per bloccare l’invio degli armamenti alle forze armate saudite, definendo il conflitto in Yemen come la più grande crisi umanitaria dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
La mobilitazione dei movimenti pacifisti è proseguita il 3 dicembre, ad Iglesias, con’intera giornata dedicata ai temi della pace, del lavoro e dello sviluppo, un’occasione per parlare delle nuove iniziative del Comitato RWM, insieme al suo portavoce Arnaldo Scarpa. “Le attività del Comitato – secondo Scarpa – proseguiranno fondamentalmente su due livelli, da una parte con l’istituzione di un tavolo tecnico sulle possibilità concrete di una riconversione industriale per lo stabilimento di Domusnovas, al quale parteciperanno esperti ed addetti ai lavori, e dall’altra su un livello politico”. Un livello politico nel quale il Comitato ha cercato il dialogo con le Istituzioni, malgrado non siano arrivate risposte dal premier Gentiloni e dal presidente della Regione Pigliaru. “Abbiamo ottenuto però l’attenzione dell’opinione pubblica – ha proseguito il portavoce – e auspichiamo interventi concreti soprattutto dalla regione Sardegna, sulla scia di quanto avvenuto in Lombardia negli anni novanta, con la riconversione industriale dello stabilimento della Valsella di Montichiari, impegnato nella produzione bellica di mine antiuomo”. JaC

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