Figlie di San Vincenzo. La festa per i 103 anni di Suor Luigia Pillittu, originaria di Villamassargia
di Valeria Carta
Suor Luigia Pillittu nasce il 18 novembre 1916 a Villamassargia. È la seconda di tre figli e sin dalla tenera età manifesta un’attitudine ad occuparsi dei poveri. Una sorta di predisposizione naturale che matura nel desiderio di abbracciare la vita da consacrata molto presto. Entra a far parte così della Compagnia delle Figlie della Carità, nata a Parigi nel 1633 grazie all’opera evangelica di san Vincenzo de’ Paoli e di santa Luisa de Marillac. La congregazione si distingue da sempre per l’aiuto prestato alle persone indifese, i poveri, i malati, gli anziani e i bambini. Le figlie di San Vincenzo arrivano in Sardegna nel 1856 e portano con sé da subito le caratteristiche proprie riconosciute dal loro padre fondatore: “le Figlie della Carità hanno per monastero la casa dei malati; per cella, una camera d’affitto; per cappella, la chiesa della loro parrocchia; per chiostro, le vie della città; per clausura, l’ubbidienza; per grata, il timore di Dio; per velo, la santa modestia…ed una fiducia continua nella Divina Provvidenza”.
Tutte qualità particolari che anche Suor Luigina ha incarnato nella sua vita religiosa, prestando servizio la dove c’era più bisogno. Prima tappa del suo cammino, Cuglieri, dove assume il nome di Suor Caterina, per poi fare tappa a Oristano, dove lavorò anche in sala operatoria. Tra le case vincenziane nella quali è vissuta anche Buddusò e Sassari, prima della sua destinazione finale, Cagliari, che le consentì di sentire più vicina la sua famiglia d’origine ma anche di proseguire il suo cammino con la comunità di sorelle che Dio le aveva donato. Uno stile di vita semplice, quello delle vincenziane, votate al servizio dei poveri, alla castità, alla povertà e all’ubbidienza.
Oggi trascorre le sue giornate nella casa provinciale della congregazione, nel capoluogo isolano, dove, da circa due anni dimora nell’infermeria a seguito di problemi di salute che sembrano non aver intaccato il suo approccio “allegro” alla vita, che “non disdegna scherzi e barzellette”.
“Zia Luigina”, come la chiamano con affetto quelli che si possono vantare di dire “mi ha visto nascere”, “infonde tanta serenità”, con quel suo modo di fare “sempre sorridente”. A pochi giorni dal suo centotreesimo compleanno, ancora si ricorda di chiedere di tutti, segno questo di una relazione profonda intessuta con chi ha conosciuto, nonostante sia probabile che molti di quei “tutti” siano ormai nella casa del Padre.
Una vita lunga quella di Suor Luigina, che dopo aver superato i suoi primi cento anni, vive serenamente e nella preghiera, ciò che il Signore le lascerà di vivere. Un esempio per molti anziani, che oggi, troppo spesso, si spaventano davanti a questo tempo di grazia che la vita riserva e non sfruttano appieno tutte le sue opportunità.
Una donna che già “fa parte del cuore” di molti, non solo dei suoi familiari, ma anche probabilmente di tutti coloro che l’hanno conosciuta e soprattutto ai quali lei ha fatto del bene e che ora attende, quietamente, i nuovi traguardi che il Signore le vorrà riservare.