Sant’Antioco, meta di un cammino nella fede

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Un Protocollo con la Regione per il riconoscimento della cittadina sulcitana tra i luoghi di “destinazione e pellegrinaggio” della Sardegna

di Tito Siddi

Giovedì 3 dicembre è stata una giornata storica per Sant’Antioco. In aula consiliare, il sindaco Ignazio Locci ha siglato il protocollo di collaborazione con l’Assessorato regionale al Turismo “Cammini e luoghi di pellegrinaggio della Sardegna”, che prevede azioni di valorizzazione e promozione nel segmento del Turismo identitario, culturale e religioso. Sant’Antioco diventa così luogo di “Destinazione e Pellegrinaggio” insieme a Galtellì, Luogosanto, Laconi, Gesturi, Dorgali Orgosolo, ed entra ufficialmente nel “Registro dei Cammini e luoghi di pellegrinaggio della Sardegna”. Nella mattina, per sancire il riconoscimento di questa opportunità, nell’aula consiliare di Sant’Antioco, alla presenza, tra gli altri, dell’assessore regionale al Turismo Gianni Chessa, si è tenuto un incontro convegno dal titolo “Cammini e luoghi di pellegrinaggio della Sardegna, Orientamenti nazionali e prospettive regionali”. Nel corso del convegno è stato sottoscritto infatti un protocollo di “rete” che prevede una serie di azioni capaci di rilanciare questo importante segmento turistico (presentato anche il Marchio che contraddistingue la rete). Presenti i sindaci dei sette Comuni coinvolti, il rettore della basilica di Sant’Antioco don Mario Riu, il cancelliere della Diocesi di Iglesias, don Carlo Cani, Renato Tommasi, referente dell’Assessorato regionale al Turismo, Ornella D’Alessio, giornalista e dottoranda in Paesaggio e Territorio all’Università di Tor Vergata, Vincenzo Serra, direttore servizio marketing e Comunicazione dell’assessorato regionale al Turismo e, in collegamento streaming, don Gionatan De Marco, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale del Turismo della CEI.
“Con l’accordo di collaborazione sottoscritto con la Regione – ha commentato il sindaco Ignazio Locci – Sant’Antioco Martire viene ufficialmente riconosciuto quale driver regionale per le destinazioni di pellegrinaggio. Aspettavamo da circa un anno questa giornata ma la pandemia ha rimandato, solo rimandato, questo momento, che garantisce il giusto riconoscimento al Patrono della Sardegna, Sant’Antioco Martire, e alla sua Basilica, recentemente sottoposta a importanti lavori di restauro. La città di Sant’Antioco entra così nel registro dei Cammini religiosi di Sardegna insieme ad altri sei comuni. Finalmente riusciamo a suggellare, con l’incontro di oggi, questo accordo che avrà importanti e decisive ricadute turistiche per la nostra città. Mi preme ringraziare la Regione Sardegna e l’assessore Chessa, per la vicinanza dimostrata verso le nostre comunità, e tutta la Direzione Generale dell’Assessorato. Ringrazio altresì, la Diocesi di Iglesias e i sindaci che insieme a noi rappresentano la rete”.
“Si tratta del giusto riconoscimento tributato a Sant’Antioco – ha detto l’assessore comunale al Turismo Roberta Serrenti – che giunge dopo anni di attesa: ci siamo arrivati grazie a un lavoro scientifico e di collaborazione con l’Assessorato al Turismo e con la Presidenza della Giunta Regionale. Siamo finalmente protagonisti con il valore culturale e religioso di questo grande patrimonio immateriale che è Sant’Antioco Martire, Patrono della Sardegna. Questa è un’opportunità che garantirà importanti ricadute positive in termini turistici ed economici”.
“La cifra interpretativa di questo progetto e della sua realizzazione mi sembra possa essere espressa compiutamente dall’esperienza del pellegrinaggio – ha detto don Carlo Cani durante il suo intervento – Tutta la storia dell’umanità è intessuta e segnata dal pellegrinaggio. E il sentire comune ne parla come di una metafora della vita!”. Illustrando la relazione tra l’uomo e il tema del cammino, il sacerdote ha poi continuato: “Per la Bibbia l’esistenza umana trova nel viaggio una metafora efficace perché essa, come ogni viaggio, è esperienza affascinante e inquietante ma soprattutto perché è orientata ad una «terra» – la «terra» della bontà o santità, – l’unica in cui il suo enigma si scioglie e si rivela. L’uomo è sempre alla ricerca di una verità più grande di quella posseduta, più perspicace ad illuminare la notte dell’anima; è vivo il desiderio di abitare il mondo. L’uomo rivendica di essere “uomo-in-ricerca”, a volte disperata e disperante, della sua origine e del suo fine, in ricerca di se stesso ma anche dell’altro di cui avverte l’assenza. Lo specifico viaggiare, trasformandosi in domanda di sacro e in domanda di comunione, diventa “pellegrinaggio”, cioè tempo e luogo dell’uomo teso a dischiudere il senso della vita in riferimento alla sua situazione, all’oggi in tutte le sue dimensioni. Interrogato dalle domande essenziali dell’esistenza e inquieto rispetto alle risposte insoddisfacenti, attende una salvezza”.
Soffermandosi sulle molteplici modalità di pellegrinaggio, don Carlo ha sottolineato come esista una “grammatica sacra” che anche il pellegrino moderno conosce. “Visitare i luoghi e le memorie della vita di Cristo, degli apostoli e dei martiri o incamminarsi verso santuari che testimoniano un evento di apparizione della Vergine Maria, rappresenta l’adempimento di un proposito a lungo coltivato nel segreto della coscienza e mai rinnegato o dato per scontato. In fondo il pellegrino vive l’esperienza di essere un “chiamato all’incontro”, vive quasi un’attrazione per riscoprire la grazia delle origini, e la meta tanto attesa, pone il sigillo al desiderio profondo di compimento e di pienezza”. In questa prospettiva, la destinazione di un pellegrino, come nel caso di Sant’Antioco, “rappresenta il compimento e da senso a tutto il cammino in tutte le sue espressioni. È la gioia dell’incontro. È sempre una scoperta… i luoghi anche nella loro specifica identità, sono sempre luoghi abitati, abitati da una presenza che nel tempo si è fatta storia, tradizione, identità, soggetto narrante di un mondo che sarebbe incomprensibile altrimenti. Le testimonianze sottolineano fortemente questo alfabeto universale che dice memoria, presenza e profezia”.
“Chi entra nel mistero del santuario sa comprendere che nonostante le tenebre del tempo presente, è l’alba del tempo che deve venire, che il Regno di Dio è già presente e, per questo, il nostro cuore può essere già pieno di gioia, di fiducia, di speranza, nonostante il dolore, la morte, le lacrime e il sangue, che coprono la faccia della terra” ha concluso don Carlo, aggiungendo che “il santuario come luogo della presenza è anche luogo d’educazione ai valori etici, in particolare la giustizia, la solidarietà, la pace e la salvaguardia del creato per contribuire alla crescita della qualità della vita per tutti” ed augurandosi che “tutto si realizzi pienamente con questo evento che potremo definire evento di fraternità e di condivisione. Le comunità coinvolte sono chiamate a custodire gelosamente un patrimonio di vita, un valore inestimabile, nella responsabilità di passare il testimone alle generazioni future nella verità e nella coerenza di quanto la storia ci ha consegnato”.
Saranno ora messi in campo tutta una serie di interventi per valorizzare gli aspetti culturali, religiosi, naturalistici e storici delle Destinazioni di Pellegrinaggio. Per fare ciò ci si impegnerà per mettere in “rete” e rendere fruibile l’itinerario dei Cammini, dalla segnaletica dei sentieri ai servizi di supporto al camminatore lungo tutte le tappe. Una menzione a parte per la strategia di comunicazione, che sarà di stampo europeo, e sfrutterà tutti i canali disponibili, dal sito internet all’app, fino ai canali social.

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