Prova d’appello per il Parco geominerario

496 visualizzazioni
2 minuti di lettura

Incontro a Roma, il Ministero valuterà le controdeduzioni dell’ente per evitare il commissario, dieci giorni per la consegna degli atti

di Miriam Cappa

Da una parte c’è una lettera, datata 22 luglio, spedita a tutto il Consiglio direttivo del Parco geominerario, inclusi i rappresentanti dimessi dal 2019, in cui il ministero della Transizione ecologica informa dell’avvio del commissariamento dell’ente e indica tutti i 47 rilievi già notificati alla Regione il mese scorso. Dall’altra quello che il presidente Tarcisio Agus e la consigliera Debora Porrà descrivono come un vertice Roma “andato bene” svoltosi il giorno prima a Roma. Questo il destino del Consorzio sardo che, nel 2001, era nato da un movimento popolare per trasformare in risorsa la storia dell’Isola. Ora tutto sembra girare intorno alla capacità degli amministratori di rispondere alle osservazioni emerse dall’ispezione del Ministero di Economia e finanze. Una visita di due ispettrici avvenuta ad ottobre 2018 a Villa Pertusola, allora ancora sede del Parco geominerario adesso trasferito a Serbariu. Dall’indagine è uscito un rapporto che scava in bilanci, contratti stipulati e modalità di gestione dell’ente andando a ritroso nei cinque anni precedenti la visita. Non è tanto diverso dalle ragioni con cui nel 2019 il Parco geominerario ha perso il riconoscimento Unesco perché non rispettava gli standard. Il Mef non dipinge un bel quadro del territorio e della gestione, segnala improprietà ovunque, le funzionarie chiedono gli atti per ricostruire l’attività dell’ente ma non li trovano nemmeno quando li cercano da sole on line nel portale internet del Parco. Ora a chiederli ci prova anche il Ministero della Transizione ecologica, servono per ricostruire la gestione del denaro pubblico da parte del Consorzio: potrebbero salvare le sue sorti, o per lo meno, quelle dei rappresentanti delegati nel Direttivo. Agus, uscito dal vertice romano, ha confermato di avere dieci giorni per consegnarli. Il ministero li chiede all’ente dal 2018. Agus sottolinea che non sono stati ancora forniti “perché non sono in nostro possesso. Li chiederemo agli enti terzi che non li hanno ancora prodotti o alla Procura, se sono fra quelli requisiti. Sono soprattutto rendicontazioni. L’incontro in ministero è andato bene, siamo riusciti a esporre le difficoltà trovate nel reperire i documenti richiesti dal Mef e anche le carenze che impediscono all’ente di lavorare in modo corretto. Ci sono ancora problemi nello stabilire l’identità giuridica del Consorzio: non c’è un atto che stabilisca se sia un ente di ricerca, finalmente la Corte dei conti ha chiesto al Parlamento di legiferare”. Porrà è ottimista: “Sono felicissima, sono per la trasparenza, sono atti che riguardano una gestione precedente alla nostra nomina cioè commissariale, noi siamo per il Parco e per quello che potrebbe portare alla Sardegna è qualcosa che si fa dal basso con i territori, per questo abbiamo portato al Ministro anche l’appello firmato da 53 sindaci contro il commissariamento. Sono contenta di aver visto sostegno anche da parte della Regione sull’importanza del Parco”. Nella lettera recapitata il 22 luglio, il ministero è chiaro: “È affidata – scrive – al Consiglio Direttivo la funzione di programmazione e controllo della gestione  amministrativa, nonché quella di delineare l’attività complessiva dell’Ente improntandola ai principi di buon andamento, imparzialità  e legalità” e che da legge si “riserva di valutare le controdeduzioni che codesto Consorzio e le SS.LL. vorranno fornire nel termine di 15 giorni dal ricevimento della presente”.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: