Sindacati, stop alla mobilitazione a causa della zona rossa

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Una decisione presa, illustrata in una conferenza stampa appositamente organizzata, dai Segretari generali Michele Carrus, Gavino Carta e Francesca Ticca

di Manolo Mureddu

La riclassificazione in zona arancione della Sardegna e successivamente in rossa, ha provocato la sospensione e il rinvio della grande mobilitazione regionale indetta dalle organizzazioni sindacali confederali di Cgil, Cisl e Uil per lo scorso 26 marzo. Una decisione presa, e illustrata in una conferenza stampa appositamente organizzata sull’argomento, dai Segretari generali Michele Carrus, Gavino Carta e Francesca Ticca, in segno di rispetto con le regole introdotte dal Governo nazionale per il contenimento della curva epidemica e della pressione dei ricoveri nelle strutture ospedaliere. Ma che non indebolisce le motivazioni per le quali era stata convocata, nella formula di numerose manifestazioni sindacali da tenersi nei principali centri urbani dell’isola, e rispetto a cui se non cambierà qualcosa nei rapporti con la Giunta regionale verrà certamente riproposta in futuro quando la condizione epidemica lo permetterà.
In particolare i sindacati rimproverano all’Amministrazione regionale di non essere disponibile al confronto e di agire in maniera autoreferenziale, imponendo le proprie decisioni senza alcun grado di condivisione. Motivo per cui le stesse decisioni sarebbero “incapaci di generare effetti reali e apprezzabili sulle criticità e problematiche che affliggono la Sardegna oramai in quasi tutti gli ambiti; dall’economia, alla sanità, al lavoro fino alla scuola”. Secondo le sigle confederali, infatti, sarebbe importante avviare un confronto su tutta una serie di questioni oramai improcrastinabili quali il rafforzamento delle politiche attive del lavoro; il “piano nazionale di ripresa e resilienza” per ciò che che è di pertinenza regionale; gli interventi per la coesione e inclusione sociale e per il rafforzamento del sistema sanitario in particolare sui processi di contenimento e prevenzione del Covid-19 (piano vaccinale, screening, cure domiciliari e ospedaliere) e dei servizi tesi all’abbattimento delle liste d’attesa per l’effettuazione di ogni visita medica; interventi per potenziare il sistema formativo, dei trasporti interni e della continuità territoriale; rilancio della ricerca scientifica di base e applicata e promozione di politiche industriali ed energetiche e di valorizzazione del paesaggio e dei beni culturali. Tutti interventi per affrontare e cercare di risolvere molteplici problematiche che ovviamente non si evidenziano solo oggi, ma che certamente durante la pandemia si sono ulteriormente aggravate.

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