Ludopatia, in Sardegna un pericolo crescente

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L’indagine dell’Eurispes presentata in Consiglio Regionale su gioco pubblico e dipendenze evidenzia nell’Isola la crescita del gioco illegale e online

di Annalisa Atzei

Non si arresta in Sardegna il fenomeno del gioco d’azzardo: a confermarlo i risultati della ricerca condotta dall’Eurispes per fotografare la situazione del comparto del gioco pubblico nell’isola. Dopo Puglia, Piemonte e Lazio, infatti, l’Istituto ha voluto concentrare la sua indagine sulla Sardegna, restituendo un’analisi approfondita sul fenomeno del gioco legale tra i sardi. La ricerca dal titolo “Oltre il Covid-19. Gioco pubblico e dipendenze in Sardegna” è stata presentata lo scorso 26 febbraio nella Sala Transatlantico della sede del Consiglio Regionale a Cagliari alla presenza di funzionari e rappresentanti dell’Istituto di Ricerca, i quali hanno commentato i risultati di uno studio in grado di fornire una panoramica del fenomeno del gioco pubblico nella Regione, ripercorrendo gli elementi della normativa in vigore, i numeri, gli aspetti sanitari, ma anche gli aspetti derivanti dai casi sempre più diffusi di illegalità. In generale, conferma l’Istituto, la domanda di gioco degli italiani non è diminuita, anzi, il mondo dell’online, del Lotto e delle lotterie registrano una crescita costante e significativa.
Le rilevazioni fanno riferimento al 2019, prima che la pandemia condizionasse anche le modalità e la domanda del gioco da parte dei giocatori, e collocano la Sardegna per volume pro capite complessivo delle giocate nella fascia bassa (1.154 euro pro capite) della classifica delle regioni italiane, ben al di sotto la media nazionale (1.463 euro). La cifra si riferisce però solo ai giochi su “rete fisica”, quelli in presenza presso le sale scommesse, i bar e i tabacchi, con esclusione quindi dell’ammontare del giocato online, la cui stima aumenterebbe di parecchio la media, considerati anche gli incrementi registrati nel gioco online nell’ultimo anno per via delle restrizioni anti Covid. Nel triennio 2017-2019 si registra anche tra i sardi una sostanziale stabilità nei volumi della raccolta, delle vincite e della spesa sostenuta, non risentendo quest’ultima in particolare neanche dell’introduzione della Legge regionale n.2 dell’11 gennaio 2019 (Disposizioni in materia di Disturbo da Gioco d’Azzardo) o dei diversi regolamenti comunali che hanno disciplinato gli orari dell’offerta del gioco pubblico. Proprio la normativa, come confermato anche dagli intervenuti alla presentazione, determina il controllo del fenomeno del gioco pubblico incrementando allo stesso tempo le opportunità di espansione del gioco illegale controllato dalla criminalità organizzata.
La mancanza di uniformità in Italia e in Europa in materia di regolamentazione del gioco d’azzardo, secondo Piero Comandini, vicepresidente del Consiglio Regionale, rappresenta oggi un ostacolo a tutte quelle azioni preventive che si mettono in atto per arginare i pericoli del gioco illegale. Allo stesso modo, l’introduzione della Legge regionale non ha contribuito ad arginare il fenomeno, come spiegato dal Generale Gioacchino Angeloni, Comandante Regione Sardegna della Guardia di Finanza, impegnata in quasi mille controlli all’anno nel settore del gioco d’azzardo. Nel 2019 si è avuto un leggero incremento delle attività illecite, ha spiegato il Comandante, e tutto il settore è soggetto, senza grandi differenze all’interno del territorio regionale, all’infiltrazione delle criminalità organizzate che tentano di entrare nel sistema del circuito legale. Condizioni che sono state avvantaggiate anche dal periodo pandemico, caratterizzato da un forte incremento del gioco online, considerata la facilità con cui si può accedere all’offerta in rete anche attraverso un normale apparecchio cellulare. 
A tutto questo si aggiunge il non meno preoccupante problema della dipendenza dal gioco: secondo l’Istituto Superiore di Sanità gli italiani che giocano sono circa 18 milioni e mezzo, il 36,4% della popolazione (43,7% uomini, 29,8% donne); di questi, oltre 13 milioni rientrano nella categoria del giocatore “sociale”, ovvero saltuario e per puro divertimento. I giocatori stimati a “basso rischio” sono il 4,1% (2 milioni circa), i giocatori a “rischio moderato” rappresentano il 2,8% (1 milione e 400mila), quelli “problematici” sono il 3%, ovvero circa un milione e mezzo. Sono invece 13 mila i giocatori patologici presi in carico da parte delle strutture sanitarie. Il territorio sardo è organizzato in otto Unità Operative coordinate dal presidio di Cagliari, le quali prendono in carico i pazienti affetti da gioco d’azzardo patologico, circa 600 nel 2019; un dato che se confrontato con quello dei 13 mila pazienti a livello nazionale, rivela come in Sardegna venga intercettato quasi il doppio dei giocatori patologici rispetto alla media. Molto importante, infine, anche il ruolo dell’Ufficio Monopoli di ADM che, come spiegato dal direttore Michele Giannarelli, mette a disposizione i dati sul gioco non solo agli istituti di ricerca come Eurispes ma anche alle prefetture e alle forze dell’ordine, che in questo modo possono attivare anche azioni preventive contro la ludopatia e di contrasto al gioco illegale: nel 2020 sono stati effettuati già 1.200 controlli, con 590 verifiche sul rispetto del divieto del gioco minorile. Il settore del gioco, nonostante i 7 mesi di chiusura ha mantenuto comunque un volume di affari molto alto: nei primi sei mesi del 2020 la spesa effettiva in Sardegna si aggira sui 100 milioni di euro nonostante lo stop del gioco. 

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