Lo sguardo avanti, colmo di speranza

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La seconda Pasqua in pandemia tra le celebrazioni in Cattedrale del vescovo Giovanni Paolo e le testimonianze dalle comunità diocesane

di Valeria Carta
foto di Efisio Vacca

Il 4 aprile si è celebrata la Pasqua di Resurrezione per tutti i cattolici. La seconda in pandemia, la seconda dentro un sistema di incertezza quasi totale. Eppure, uno sguardo d’insieme sulla diocesi mostra come tutto questo non abbia inciso più di tanto sulla partecipazione dei fedeli ai tradizionali riti pasquali.
Il fatto, si evince già dalle parole di don Giorgio Fois: “la Pasqua nella parrocchia di San Pio X possiamo dire che ci ha meravigliato”. Per ammissione dello stesso sacerdote “c’è stata un enorme presenza di persone”, naturalmente a tutte le celebrazioni e quindi ben suddivisi. Nessuno assembramento, anche perché, soprattutto per la Domenica delle Palme e di Pasqua, le messe sono state triplicate. “Le celebrazioni sono state tutte partecipatissime con posti anche all’esterno nella piazza”. Dalla necessità di ampliare i posti a disposizione si comprende bene il desiderio dei tanti che, senza rinunciare all’ordine e al raccoglimento, hanno dimostrato di voler partecipare alle funzioni. E non solo in presenza, ma anche attraverso il web. “Tanti ammalati e anziani hanno voluto che continuassi a trasmettere la Messa”, ha ammesso don Giorgio, con conseguenti numerose visualizzazioni. In aggiunta a tutto questo il parroco di San Pio X, nel rione Serra Perdosa a Iglesias, ha rilevato che per tutto l’anno, e ancora di più nel tempo pasquale, la gente è stata molto sensibile verso le tante povertà.
Questo elemento, ma anche l’ottima partecipazione dei bambini e dei ragazzi della catechesi, insieme ai genitori, sono alcuni dei tratti comuni tra le parrocchie diocesane. Anche don Maurizio Mirai, parroco di Villaperuccio, condivide le stesse impressioni. Tutto sommato sono positive le risonanze da parte dei fedeli e dei sacerdoti. È vero “abbiamo vissuto la seconda Pasqua in pandemia, ma i cristiani, in qualsiasi situazione, devono cercare di guardare avanti con la speranza che ci viene dall’alto”. Con queste parole il parroco sintetizza un messaggio di speranza che si volge “con fiducia al periodo, nonostante tutto”. Il filone comune per molti dei sacerdoti diocesani sembra quello legato alla necessità di guardare al lato positivo: “quest’anno la comunità era radunata insieme, mentre l’anno scorso eravamo solo in cinque”, ha ricordato don Maurizio. Buona, dunque, la partecipazione anche nella comunità del basso Sulcis dove il pastore ha invitato ad “accettare, accogliere e trasformare” le negatività della situazione. “Stiamo comunque percorrendo vie nuove, almeno questo la pandemia ce lo sta insegnando” ha precisato.
La grande domanda che attraversa tutto questo periodo continua però a rimanere la stessa: “Come essere credenti oggi, nell’incertezza della pandemia?”. Inutile nascondersi: “c’è tanta sofferenza perché la comunità non si può radunane”, ha ricordato don Maurizio, ma bisogna stare comunque vicino, soprattutto ai bambini e ai ragazzi, ma anche a coloro che inevitabilmente sono colpiti dalla crisi economica e sociale. “Dobbiamo essere testimoni”, forse è questa la vera sfida del cristiano nella Pasqua 2021.
A tratteggiare, ancora una volta, la linea comune le parole del vescovo, mons. Giovanni Paolo Zedda, che ha celebrato tutte le liturgie del triduo pasquale nella cattedrale cittadina. Durante la prima delle celebrazioni, quella della messa crismale, il vescovo ha sottolineato come il momento fosse “espressione di tutta la chiesa diocesana”. Nella sua omelia è emersa la volontà di portare “davanti a Dio tutta la realtà di tutto il popolo”. “Ci presentiamo a Lui riconoscendo anzitutto con sincerità la nostra debolezza, le incoerenze della nostra vita personale e comunitaria”, ha precisato. Così è iniziato il cammino pasquale che ha condotto la comunità fino al sabato, quando, a conclusione del triduo, è stata celebrata la veglia pasquale. Il vescovo ha sottolineato quanto la nostra realtà di ogni giorno sia inserita nel mistero di morte e di resurrezione: “il Signore oggi ci dice: non puoi vivere la tua vita senza credere che Dio ti ama fino a darti tutto”, ha rimarcato. Anche se non si è potuto svolgere il tradizionale incontro nelle strade della città, la statua della Vergine ha comunque raggiunto quella del Figlio risorto seguita da un applauso scrosciante all’inizio della celebrazione mattutina.
“Non fermatevi alla vostra esperienza di fallimento”. Questo è, nelle parole del vescovo, l’invito rivolto a ciascuno di noi, nel giorno della Resurrezione di Cristo. “Vivere da risorti” è il compito di ogni cristiano, consapevoli che “Lui è con noi ogni giorno”.
Modifiche all’orario, limitazioni, celebrazioni ridotte nella quantità forse ma non nella qualità, per una Pasqua che nonostante tutto ha brillato della luce di Cristo Risorto.

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