Catechesi e ripresa delle attività in tempo di Covid-19, l’esperienza della parrocchia San Paolo nella parole di don Franco Pometti
di Valeria Carta
Dopo il comunicato del vescovo che invitava i parroci a progettare l’attività di catechesi nelle proprie parrocchie, a quasi due mesi di distanza, vediamo come i rispettivi pastori stanno provando a riorganizzare le attività nelle comunità della diocesi.
Tra le voci raccolte, siamo partiti dall’esperienza della parrocchia San Paolo a Iglesias. L’avevamo lasciata alle prese con un Grest più che riuscito. Oggi, mentre nelle altre parrocchie si prendono ancora le misure per decidere come agire, il parroco, don Franco Pometti, annuncia la data delle Prime Comunioni. A presentare l’iniziativa un comunicato su Facebook nella pagina ufficiale della comunità, nata proprio in tempo di lockdown.
La sua, ci tiene a precisarlo, è solo una proposta “nella speranza che nel frattempo ci sia una attenuazione della pandemia”. La parola chiave è proprio “proposta”. Lungi dall’essere una decisione definitiva, infatti, l’idea arriva da un sacerdote semplicemente preoccupato per la sua comunità, per i fedeli che gli sono stati affidati, che in una situazione di questo tipo “rischiano di dis-affezionarsi alla realtà parrocchiale”. Non nasconde timori e incertezza d’azione il parroco, che prosegue “il mio è un invito per stimolare l’ambiente e far capire che anche noi siamo pronti a ricominciare”. Don Franco ha ben presente le difficoltà che tutti vivono in questo particolare momento storico: “la notizia freschissima di nuovi contagi in città ha frenato molti genitori” i cui figli frequentano i plessi scolastici chiusi dalle nuove disposizioni comunali. “La paura si trasmette dalla scuola alla chiesa e viceversa”.
Tuttavia, prima di questo nuovo aggravarsi della situazione, le celebrazioni eucaristiche erano abbastanza frequentate durante il week end. Non così la domenica immediatamente successiva all’impennata dei casi in città. “I ragazzi della Prima Comunione stanno venendo, come mi aspettavo” ha asserito don Franco, anche se alcuni genitori preferiranno aspettare al prossimo anno per far ricevere il sacramento ai propri figli. “Siamo in un periodo molto complesso”, ha proseguito “ma non possiamo arrenderci”. L’idea del parroco di San Paolo è quella di pianificare in modo che “quando si potrà, noi saremo pronti”. Dalle sue parole traspare tanta voglia di progettare “anche se tutto è ritornato incerto”. Infatti, raccogliendo l’invito del vescovo a tentare di riorganizzare la catechesi nelle Parrocchie, è maturata questa scelta di una doppia data che consentirà a un gruppo, oggi composto da 19 candidati, di ricevere il sacramento. I ragazzi, che avrebbero dovuto fare la Prima Comunione tra maggio o giugno, verranno divisi in due gruppi da 9 o 10 unità, e la celebrazione “se si svolgerà, sarà nel pieno rispetto delle norme anti contagio”. Per il gruppo scout invece, particolarmente numeroso a San Paolo, la programmazione è rinviata all’inizio del nuovo anno. La proposta arriva da un parroco preoccupato per la sua comunità e per quel “liberi tutti”, senza senso di colpa, che a lungo andare potrebbe far pensare alle persone che i sacramenti non sono così importanti. “Se stiamo fermi diventerà un periodo troppo lungo per ragazzi, genitori e catechisti”. L’idea sarebbe anche quella di proporre una catechesi frontale, ma “aspettiamo le volontà dei genitori”. Nessuna decisione definitiva, insomma, manca prima di tutto l’ok del vescovo, il parare dei genitori e soprattutto, il “non aggravarsi della situazione a livello cittadino e nazionale”. Don Franco è pronto ha spostare la data, ma è anche convinto che “bisogna svegliarsi in qualche modo se no rischiamo di impiegare diversi anni per rigenerare il tessuto di adesso”. “Le persone devono sapere che anche noi preti siamo ansiosi di riprendere le attività normali”.
Come parroco, legge bene la preoccupazione dei suoi parrocchiani, tanto che per adesso, non partirà nemmeno l’incontro biblico, consueto appuntamento per gli adulti. Don Franco è pronto anche a potenziare il servizio di celebrazione eucaristica, aggiungendo una messa alle 11, proprio per consentire anche alle altre classi di catechismo di frequentare le attività domenicali. Questa proposta vuole essere una “spinta” per smuovere la situazione, ma il messaggio è chiaro: “quando e se si potranno fare, noi saremo pronti”.