In memoria di mons. Tarcisio Pillolla. Il segno lasciato dal nostro vescovo, ausiliare di Cagliari e poi titolare a Iglesias
di Mario Girau
Il vescovo che non voleva essere vescovo ha chiuso la sua vita terrena nella normalità della gente comune: in un letto d’ospedale, con visite contingentate imposte dalle regole anticovid. Monsignor Tarcisio Pillolla coerente al suo stile feriale, quotidiano – che ha contraddistinto il suo sacerdozio ed episcopato – anche nell’ultimo tratto della sua vita ormai prossima al compimento di 91 anni. Un prete che non si è mai sentito indispensabile e insostituibile, neppure quando il “curriculum vitae” glielo consentiva. Lasciato un incarico, esce direttamente di scena senza ricercare superiori livelli di responsabilità nel settore. Allorché il Vaticano lo inquadra nel radar dei candidati all’episcopato, a sorpresa dice: “No grazie”. Succede all’inizio degli anni Ottanta, quando in Sardegna si libera una diocesi dell’interno dell’Isola. Prefetto della Congregazione per i Vescovi è l’ex arcivescovo di Cagliari, cardinale Sebastiano Baggio, che conosce bene Pillolla. Il porporato aveva favorito la promozione all’episcopato di alcuni noti esponenti del clero sardo: Piergiuliano Tiddia (vescovo ausiliare di Cagliari), Salvatore Isgrò (vescovo di Gravina-Acquaviva delle Fonti), Giovanni Pes (ausiliare di Oristano), Giovanni Pisanu (Ozieri) e Antioco Piseddu (Lanusei). Baggio convoca don Tarcisio Pillolla per comunicargli la sua decisione. “Grazie Eminenza, ma non accetto”, è la risposta spiazzante del sacerdote cagliaritano.
Qualche anno più tardi l’invito all’episcopato arriva attraverso il suo Arcivescovo, il futuro cardinale Giovanni Canestri, alla ricerca del nuovo vicario generale in sostituzione di mons. Piergiuliano Tiddia, chiamato a guidare la diocesi di Oristano. Canestri interpella il clero che designa a quel ruolo l’allora cancelliere Tarcisio Pillolla. Quattro mesi di apprendistato, poi, nel mese di maggio 1986, la nomina a vescovo titolare di Cartenna e ausiliare della diocesi di Cagliari. Questa volta Pillolla accetta. Diventa “l’uomo macchina” della Chiesa cagliaritana: traduce in azioni concrete le direttive prima di mons. Canestri e, dal 1988 al 1999, di monsignor Ottorino Pietro Alberti: “braccio destro” degli arcivescovi, senza mai cercare le luci della ribalta e protagonismi vari; rispettoso dei ruoli e anche dell’ autonomia dei delegati e vicari pastorali. Cerca il dialogo con i preti, accoglie le proposte, se convincenti, ma non gli piacciono furberie. Come quella scoperta in occasione del trasferimento di un parroco. I fedeli si mobilitano, protestano, articoli sul giornale per chiedere al vescovo di non destinar ad altra sede un sacerdote in paese amato da tutti. Due delegazioni parrocchiali, consiglieri comunali e parroco compresi, cercano in episcopio di far cambiare idea all’arcivescovo. Pillolla resiste, prende tempo, ma inutilmente. Finché davanti a un’insistente terza delegazione, toglie dal cassetto della scrivania una lettera: con la richiesta di trasferimento presentata alcuni mesi prima dal parroco. Imbarazzo generale, ma verità ripristinata.
Il 21 giugno 1999, durante una riunione del Concilio Plenario Sardo, il Nunzio apostolico in Italia gli comunica la nuova sede del suo ministero: la diocesi di Iglesias, al posto di Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea, successore di monsignor Luigi Bettazzi. “Un pastore tra la gente” per una Chiesa sulcitana che Pillolla vuole incarnata nel territorio dove la crisi dell’industria (il 30% della popolazione disoccupata) mette a dura prova i lavoratori e costringe all’emigrazione i giovani. Vangelo, famiglia e lavoro sono temi declinati in tanti modi da Pillolla nei suoi continui incontri nelle 64 parrocchie della diocesi, proseguendo e aggiornando il lavoro dei suoi predecessori, soprattutto di monsignor Arrigo Miglio. Nella pastorale diretta il vescovo Tarcisio mette in campo le sensibilità maturate in 45 anni di sacerdozio: nel mondo agricolo in cui è nato a Pimentel in Trexenta; nella scuola dove ha fatto lezione anche il giorno dell’annuncio della nomina episcopale, nell’ Azione cattolica, nella pastorale sanitaria. Una visione globale dei problemi del territorio, confluita nel “forum” del 2003 per dare concrete e unitarie risposte alle emergenze del Sulcis-Iglesiente. Sempre secondo lo stile di Pillolla: “ In veritate e charitate”, cioè con competenza, responsabilità, conoscenza delle tematiche, ma nella carità, nel rispetto di tutte le opinioni, anche quelle minoritarie.
Anche per questa attenzione ai problemi della sua gente nel 2007, poco prima di lasciare la diocesi per raggiunti limiti d’età, a Tarcisio Pillolla le città di Carbonia e Iglesias conferiscono all’unanimità la cittadinanza onoraria. Il presule minerario inquadra i problemi della diocesi all’interno delle emergenze dell’Isola e delle trasformazioni in corso nella Chiesa sarda, in quegli anni impegnata nel Concilio Plenario Sardo. Una lettura globale degli eventi che gli deriva anche dalla sua lunga attività giornalistica: fondatore e direttore per 14 anni di “Orientamenti” settimanale della diocesi di Cagliari, fondatore di “Sulcis Iglesiente Oggi” dal 2000 organo ufficiale della Chiesa di Iglesias.