Il ministero del catechista, vocazione e formazione

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È arrivato il nuovo “motu proprio” di papa Francesco. Ne abbiamo parlato con don Maurizio Mirai, direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano.

di Valeria Carta

Come era stato precedentemente annunciato è arrivato l’ultimo motu proprio di papa Francesco: “Antiquum ministerium”. La lettera apostolica che segna un nuovo traguardo per i catechisti, è stata illustrata durante la conferenza stampa in diretta streaming da monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Si tratta di un’importante svolta che porta a compimento un percorso già in essere nella Chiesa romana e che punta a dare maggiore rilievo alla figura del catechista, istituendo questo ruolo come ministero laicale. Già il Concilio Ecumenico Vaticano II aveva posto in luce l’importanza del coinvolgimento diretto dei laici tanto nell’opera di evangelizzazione quanto nello sviluppo della comunità. A rafforzare maggiormente questo aspetto sono stati i successivi Pontefici, ma anche il Sinodo dei Vescovi e le Conferenze Episcopali che hanno puntato sul rinnovamento della catechesi. A questo si aggiungono il Catechismo della Chiesa Cattolica, l’Esortazione apostolica Catechesi tradendae, il Direttorio catechistico generale, il Direttorio generale per la catechesi e infine il recente Direttorio per la catechesi, che sono stati negli anni espressione di quella necessità di formazione permanente dei fedeli. Abbiamo dialogato di questa importante novità con don Maurizio Mirai, direttore dell’Ufficio Catechistico diocesano.

Don Maurizio, quanto è importante questa Lettera Apostolica? A mio avviso è importantissima. Dopo la pubblicazione del nuovo Direttorio era inevitabile che si arrivasse a una decisione di questo tipo. Papa Francesco così compie un’operazione notevole, dando valore a questa missione preziosa, che da “ministero di fatto” diventa finalmente “istituito”. Del resto, il fatto che quello del catechista sia un ministero è una cosa antica e già nella chiesa primitiva il suo ruolo era rilevante.

Cosa cambia adesso? Il documento vuole valorizzare la consapevolezza della missione a partire dall’esperienza laicale. Questo cambio di passo punta a responsabilizzare i laici compiendo quella svolta missionaria che sta a cuore a Papa Francesco. Ciò che mancava era la consapevolezza di questo ministero del catechista. La Chiesa vuole dirci che questo servizio è una vocazione!

Quali ricadute potrà avere sulle comunità? Secondo me questa scelta avrà delle ricadute pastorali enormi. Questo modo di concepire l’identità del catechista cambierà inevitabilmente il volto della catechesi. Il discorso ministeriale andrà ad incidere sulle impostazioni catechetiche delle parrocchie, uscendo dall’impostazione scolastica del catechismo. Principalmente questo cambiamento sarà funzionale affinché le parrocchie entrino meglio nella dinamica missionaria. 

Quali sono i punti nodali? Missione e evangelizzazione con attenzione al mandato laicale della Chiesa. Quest’ultimo è un elemento importante come sottolinea il documento stesso: «è necessario riconoscere la presenza di laici e laiche che in forza del proprio battesimo si sentono chiamati a collaborare nel servizio della catechesi».

 È presto per anticipare quali saranno requisiti, modalità e condizioni del nuovo ministero? Ci sarà senz’alto una maggiore qualificazione degli impegnati nella catechesi. È bene sottolineare come il servizio del catechista è compiuto da persone generose che collaborano a titolo gratuito. La CEI ha già annunciato che partirà una “consultazione dal basso”, per vagliare le abitudini locali perché, non dobbiamo dimenticarci, che esistono già delle buone pratiche. Un fatto è certo però: il catechista lo fai perché lo vuoi fare, non perché “hai tempo”. È importante che, riconoscendo la propria vocazione, i catechisti continuino questo servizio, con la voglia di formarsi continuamente, in maniera permanente.

 Potremmo dire tempismo perfetto per un documento che si approccia ad un tema così segnato da un anno e mezzo di pandemia? La formazione è venuta meno anche a causa del Covid, che ci ha impedito tante cose ma ci ha anche riportato alle origini. Il documento arriva in un momento particolare e viene a dirci che non potremmo uscire da questa situazione uguali a prima, altrimenti avremo fallito. È intento del Papa approfittare del periodo storico per rimarcare questo pilastro della Chiesa che è la catechesi. L’atto catechistico è stato fortemente danneggiato dalla pandemia ma con l’avvento di questa novità ci possiamo tuffare con fiducia in questa nuova avventura per cercare di ripartire. Auguro a tutti che le nostre diocesi possano percepire questa difficoltà come un’occasione.

 A tal proposito il motu proprio dice: “le Diocesi dovranno provvedere, perché i futuri catechisti e catechiste abbiano una solida preparazione”. Questa diocesi in realtà promuove già iniziative di formazione. Il discorso formativo mi sta molto a cuore. In questi anni a capo dell’ufficio diocesano ho cercato di costruire rete e insistere sulla formazione. Puntiamo molto sul fatto che il catechista debba essere preparato anche umanamente, e lavorare con gli altri. Abbiamo organizzato diversi campus formativi, chiamato persone competenti che potessero dare il loro apporto e lavorato anche sulla sensibilizzazione dei parroci. Si tratta di un cammino lungo e faticoso.

Avete già dei nuovi progetti? Non escludo la possibilità che si possano avviare percorsi formativi per il nuovo ministero. Sicuramente continueremo a incontrare i parroci e collaborare con le varie associazioni, insomma a crescere nella formazione. Se viene a mancare la catechesi una parrocchia è morta. E non parlo solo della formazione riservata a bambini e giovani, ma anche di quella permanente.

Qualche anticipazione a breve termine? Abbiamo in cantiere il prossimo campus, che si riaggancia a quello dello scorso anno. Il titolo sarà “Teneramente insieme”, un percorso formativo sull’accompagnamento degli adulti.

 Dunque, cosa aspettarsi da questo motu proprio? Che si radichi la consapevolezza di una vocazione e la necessità di una formazione. Faccio l’augurio a tutta la Chiesa affinché riusciamo a valorizzare i doni che Dio ci fa impegnandoci anche a riconoscerli. 

Vaticano, 11 maggio 2021. Conferenza Stampa di presentazione della Lettera Apostolica in forma di “Motu proprio” di Papa Francesco Antiquum ministerium con la quale si istituisce il ministero di catechista Mons. Rino Fisichella e Mons. Franz-Peter Tebartz-van Elst
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