Nella cattedrale di Santa Chiara la celebrazione liturgica presieduta dal vescovo Zedda che ha scelto di sospendere la tradizionale processione
di Valeria Carta
foto di Efisio Vacca
Continuando sulla linea della sobrietà che ha caratterizzato la chiesa iglesiente ormai da marzo, anche la celebrazione del Corpus Domini si è svolta all’insegna dell’essenzialità. Il vescovo, monsignor Giovanni Paolo Zedda, ha scelto di sospendere la tradizionale processione dando risalto, oltre che alla celebrazione liturgica, anche a un momento di adorazione eucaristica che mettesse al centro il “pane del cielo”. Infatti, come ha ricordato anche nel comunicato ufficiale, sostituendo il corteo eucaristico con altre forme, sarebbe venuto a mancare il significato più profondo della processione: quello del cammino del popolo di Dio dietro al Signore Gesù.
Tra sabato e domenica si sono avvicendate nelle parrocchie cittadine varie celebrazioni, convogliate nell’unica liturgia serale, nella cattedrale di Iglesias, presieduta dal vescovo alla presenza di numerosi sacerdoti e fedeli. Il necessario contingentamento non ha infatti impedito ai desiderosi di ritrovarsi per un momento di preghiera intenso e densamente carico di valenze comunitarie.
“Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere”. Con queste parole esordiva la prima lettura, parole che non sono sfuggite a monsignor Zedda che ne ha approfittato per sottolineare quanto questo invito di Dio al popolo di Israele è un invito costante rivolto anche a noi oggi. La necessità, talvolta, di vivere il momento presente ci distrae dal ricordo di tutto il bene che Dio ha operato per l’umanità e per ciascuno di noi. Fare memoria, invece, è un esercizio di fede che porta l’uomo a ringraziare, a “saper essere attenti a non perdere la fiducia mai nella presenza di un Dio che nei momenti più difficili del nostro cammino ci viene incontro”. Questo tempo, con le modalità con cui siamo costretti a ricevere la comunione, è un altro segno di Dio che ci invita a non dimenticare la sua presenza viva e costante in mezzo a noi. Oggi, che le misure sanitarie lo impongono, non siamo più noi ad andare incontro all’altare e quindi a Cristo, ma è Lui che scende, e per le mani dei sacerdoti, passa in mezzo al suo popolo, per raggiungere tutti.
Il sacrificio del corpo e del sangue è il gesto estremo di un Dio che si dona totalmente. “Fare memoria di questo” ha ricordato il vescovo, “non è soltanto qualcosa che dobbiamo fare perché la Chiesa ce lo chiede, ma perché davvero è la nostra possibilità di vita autentica, di vita eterna!”.
La straordinarietà dell’Eucarestia sta proprio in questo: l’uomo entra in piena comunione con il corpo e il sangue del Signore. Uniti a Lui veramente, Egli “prende parte a tutti i problemi della nostra esistenza e ci da la possibilità di affrontarli e superarli”, ha ricordato il vescovo.
Nella solennità che per eccellenza ricorda la dimensione comunitaria della fede cristiana, un messaggio deciso è risuonato tra le mura della cattedrale di Santa Chiara: “è l’eucarestia che fa la Chiesa”, “poiché”, per dirlo con parole paoline, “vi è un solo pane e noi siamo, benché molti, un solo corpo”.
Il vescovo è stato chiaro: “diventare membra del Corpo di Cristo non è opera del nostro impegno”, il desiderio infatti non basta. I limiti della natura umana, immancabilmente si scontrano con le divisioni che ci impediscono di vivere la comunione con i fratelli.
A completamento della celebrazione liturgica, il momento di adorazione eucaristica, durante il quale il vescovo ha ricordato quanto “Cristo ci è stato vicino”, anche in questo difficile momento, nella pandemia, sottolineando quanto Lui sia la sorgente della nostra speranza e il vero pastore. A nome della sua comunità, il patriarca iglesiente ha voluto rivolgere al cielo una preghiera particolare affinché si rinsaldi lo spirito di carità dei suoi figli. Ha inoltre ribadito, ancora una volta, la richiesta di sostegno spirituale per tutti i medici e gli operatori sanitari. “Benedici con abbondanza la famiglia umana”, ha continuato il vescovo, affinché tutti i cristiani possano tornare presto alla normalità ma con un cuore rinnovato.