Viaggio tra le comunità di vita consacrata in diocesi: i Frati Minori Cappuccini, unico ordine religioso del ramo maschile nell’iglesiente
di Valeria Carta
L’unico ordine religioso del ramo maschile nella diocesi di Iglesias è quello dei Frati Minori Cappuccini. La famiglia francescana risiede oggi nella parrocchia della Beata Vergine di Valverde, oltre che essere responsabile del prezioso santuario della Madonna delle Grazie.
La storia. I frati minori cappuccini, ordine venutosi a formare in seno al ramo più ampio dei francescani dopo la riforma del 1525, sono conosciuti familiarmente con il solo appellativo di “Cappuccini”. Il nome, infatti, deriva dalla particolarità dell’abito, che si caratterizza proprio per il lungo cappuccio a punta.
La loro presenza nella chiesa di Valverde affonda le radici nel lontano 1593, quando il Consiglio civico della città mineraria accoglieva l’istanza dei frati stessi di fondare un convento a Iglesias. Dopo Sassari, Cagliari e Ozieri, si diede avvio alla costruzione del quarto cenobio cappuccino nell’Isola. La struttura fu annessa alla chiesa mariana edificata intorno alla fine del Duecento. A capo della nuova comunità fu posto padre Andrea da Iglesias, primo superiore e guardiano.
Nel corso della sua lunga storia, il convento e la chiesa furono protagonisti di numerosi fatti, anche di natura divina, che ancora oggi destano meraviglia. Tra questi le cinquecentesche visioni mistiche di Padre Bonaventura e i miracoli di Sant’Ignazio da Laconi. Alla figura di quest’ultimo si deve la riedificazione, intorno agli anni ’80 del Novecento, del pozzo del giardino accanto alla chiesa, ormai unica reminiscenza dell’antico convento. Le cronache ci narrano che il frate di Laconi, dispensiere della fraternità, aveva inavvertitamente fatto cadere un mazzo di chiavi all’interno del pozzo. Affidandosi al Signore, aveva calato il secchio, ripescando il mazzo perduto.
Dopo aver attraversato più di quattro secoli di storia, numerose modifiche, tra le quali la destinazione d’uso da cenobio a ospedale, oggi del convento dei cappuccini rimane traccia solo nei nuovi fabbricati adiacenti la chiesa. Le strutture, del tutto modificate, ricordano tuttavia, l’esistenza di una comunità nata sotto la protezione delle Vergine Maria.
Successivamente alla soppressione degli ordini monastici nell’Ottocento, si dovrà aspettare fino al 1959 per poter vedere di nuovo i frati cappuccini aggirarsi tra le mura di Valverde. Con il decreto del 9 maggio 1955 il vescovo dell’epoca, mons. Giovanni Pirastru, eleggeva la chiesa mariana a nuova parrocchia cittadina. Si dovette aspettare qualche anno prima dell’inizio ufficiale delle attività. Sarà padre Luigi da Gergei, primo parroco, con altri due frati, a prendere possesso della neonata parrocchia.
La comunità oggi. Nell’arco di ormai sessant’anni, si sono avvicendati numerosi parroci e confratelli, la cui eredità oggi è racconta dalla comunità composta dal Parroco, padre Maurizio Gaviano, riconfermato alla guida per la seconda volta, padre Giovanni Usai e padre Maurizio Picchedda. I tre si prendono cura della chiesa, prima in Sardegna a essere dedicata alla Vergine di Valverde, e di tutte le attività che sono proprie di una parrocchia, appieno inserita nella vita comunitaria diocesana.
La chiesa di Valverde è sede di diverse associazioni e gruppi di preghiera, molti dei quali trovano la loro più profonda ispirazione negli ideali di povertà, castità e obbedienza, promossi dalla regola di San Francesco. La comunità di frati è particolarmente impegnata in attività spirituali che offrano ai fedeli la possibilità di sperimentare un rapporto intimo e diretto con Dio, “cerchiamo di metterci al servizio delle persone che vengono a pregare in piena adesione con quella che è la nostra prima chiamata a servire Cristo nel prossimo”. Una comunità, quella di Valverde, che abbraccia 4000 persone, residenti nel rione Col di Lana, ma che non si limita ai soli parrocchiani, riconfermando la sua attitudine originaria ad essere un “porto di mare”. La sua connotazione storica di chiesa alle porte della città ne fa ancora oggi un luogo di approdo per persone di varia provenienza. Oltre i fedeli assidui, infatti, ce ne sono tanti che passano di lì anche solo per una preghiera o per accostarsi al sacramento della riconciliazione.
La vita dell’ordine religioso, per sua natura dedito ad attività interne alle mura del convento, si incrocia immancabilmente con quelli che sono i doveri di una parrocchia nei confronti dei suoi fedeli. E così la figura del Guardiano, responsabile del suo piccolo cenobio, a Valverde, si fonde con quella del Parroco e ritrova unità proprio nella parola “padre”, ossia colui che ha il compito primario di prendersi cura, in tutto, dei propri figli. Per questa ragione non c’è un’attività più importante di un’altra, ma tutte concorrono alla cura delle persone che sono affidate, perché “tutto è prioritario”.
Dalla sua prima costituzione, la parrocchia e i frati, si prendono cura delle attività inerenti all’educazione religiosa, in particolare, dei bambini, con le attività di catechismo ma anche con il gruppo dei piccoli ministranti che si preparano al servizio all’altare.
La cura dell’anima, principale occupazione dei frati, accompagna i fedeli nell’arco della loro intera vita e soprattutto nel momento cruciale della morte. Sono numerosi infatti i funerali che vengono celebrati, forse anche dovuti alla vicinanza con il cimitero comunale. La stessa chiesa e i frati, accolgono ogni 2 novembre la comunità diocesana per la solenne commemorazione dei defunti.
Momento di aggregazione comunitario sono certamente le numerose feste che scandiscono l’anno parrocchiale, tra le quali, oltre le ricorrenze francescane, anche e soprattutto la festa patronale, che si svolge nella stagione estiva. L’evento è anche il culmine delle attività di preghiera dell’Associazione Beata Vergine di Valverde, che ogni 8 del mese, si incontra per la celebrazione eucaristica che ricorda i vivi e i defunti dell’associazione. Una tradizione che affonda le sue radici nel secolo scorso e che mantiene vivo quel filo rosso della storia che unisce ieri a oggi.