Effetto pandemia sul matrimonio in crisi

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Nel 2020 matrimoni dimezzati, cala il rito religioso: in Sardegna celebrato in Comune il 78% delle nozze, l’analisi in diocesi

di Annalisa Atzei

wedding couple figurine
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Con l’allentarsi dell’emergenza pandemica gli italiani riprendono in mano i progetti lasciati nel cassetto negli ultimi due anni. Tra questi anche il sogno di molte coppie di convolare a nozze e festeggiare finalmente attorniati da amici e parenti il proprio matrimonio. Nei giorni scorsi l’Istat ha pubblicato il report aggiornato su matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi nel 2020, a cui si aggiungono alcune previsioni per i primi nove mesi del 2021. Come facilmente prevedibile, nel 2020, col diffondersi del coronavirus anche nel nostro Paese già dal mese di febbraio, la pandemia ha costretto molte persone a rinviare o rinunciare alle nozze. I matrimoni celebrati in Italia sono stati in totale 96.841, quasi la metà (il 47,4%, circa 87 mila) in meno rispetto al 2019; in calo soprattutto le nozze con rito religioso (-67,9%) e i primi matrimoni (-52,3%). Per i primi nove mesi del 2021, rispetto allo stesso periodo del 2020, i dati provvisori indicano un raddoppio delle celebrazioni, ma il numero rimane comunque inferiore rispetto al pre-pandemia.
La battuta d’arresto, si legge nel report, si osserva a partire proprio da marzo 2020 con picchi ad aprile e maggio, comunemente tra i mesi più gettonati per le nozze, in seguito alle pesanti restrizioni imposte dalla pandemia. Alcune misure di contenimento (divieto di assembramenti, numero massimo di persone in caso di eventi) hanno comunque riguardato l’intero 2020 e si sono protratte anche nel corso del 2021. Il dispiegarsi degli effetti sociali ed economici causati dalla crisi sanitaria hanno poi ulteriormente contribuito a rimandare o cancellare le celebrazioni. A livello territoriale, il calo è molto più pronunciato nel Mezzogiorno (-54,9%) rispetto al Centro (-46,1%) e, soprattutto, al Nord (-40,6%). Questa diversità, dichiara l’Istat, è riconducibile anche alle differenze nel modo di celebrare e festeggiare i matrimoni, in particolare rispetto al numero di invitati. Un’indagine Istat del 2016 rilevava come a livello territoriale siano presenti evidenti differenze nel numero degli invitati. La prevalenza di ricevimenti con almeno 100 invitati rimane una caratteristica del Mezzogiorno (55,8% dei ricevimenti rispetto al 39,3% del Nord), così come per quelli con almeno 200 invitati (19,8% al Sud contro il 10,2% del Nord). I festeggiamenti nuziali con meno di 30 invitati incidono invece per il 12,1% al Nord e solo per il 3,5% nel Mezzogiorno.
Come per altre rilevazioni, il calo del numero dei matrimoni in Italia si ricollega a un trend negativo del tasso di nuzialità che si registra ormai da circa quarant’anni e che la pandemia ha solo contribuito a mettere ancora più in evidenza. Profonde trasformazioni sociali e demografiche, tra cui anche la scelta di rinviare le nozze ad un’età sempre più matura, hanno contribuito a consolidare la tendenza negativa. Considerando le prime nozze, l’età in cui ci si sposa è in continua crescita e il 2020 ha portato a una contrazione dei matrimoni di chi ha meno di 40 anni. Nell’anno della pandemia la diminuzione della nuzialità si accentua soprattutto tra i più giovani: rispetto al 2019 la propensione a sposarsi per la prima volta scende del 54% fino a 34 anni, mentre a partire dai 35 anni il calo è del 49% e del 45%, rispettivamente per uomini e donne. L’incidenza dei matrimoni tra sposi fino a 29 anni vede una diminuzione rispetto al periodo prepandemico sia per gli uomini che per le donne, testimoniando le già evidenziate difficoltà dei giovani a formare una famiglia in un contesto di maggiore incertezza economica. La pandemia ha invece colpito in maniera meno pesante i secondi matrimoni che, nel 2020, sono stati 27.098, il 28,6% in meno dell’anno precedente. Ciò ha determinato un aumento della quota di matrimoni con almeno uno sposo alle seconde nozze (o successive) che balza al 28,0% (dal 20,6% del 2019). I matrimoni successivi al primo sono più diffusi nelle regioni in cui si registrano i tassi di divorzio più elevati, ovvero nelle regioni del Nord e del Centro. Le percentuali più alte di matrimoni con almeno uno sposo alle seconde nozze sul totale delle celebrazioni si osservano in Valle d’Aosta (40,8%), Liguria (40,6%), Friuli-Venezia Giulia (37,3%) e Piemonte (37,1%). Le incidenze più basse si rilevano, invece, in Campania (15,3%), Calabria (15,9%), Sicilia (16,0%) e Basilicata (18,7%). In Sardegna la percentuale supera abbondantemente il 25%.
Le misure di contenimento dell’emergenza sanitaria hanno determinato un calo verticale soprattutto dei matrimoni celebrati con rito religioso, diminuzione che risulta più che doppia rispetto a quella subita dai matrimoni civili (-67,9% contro -28,9%). Per questi ultimi si tratta della prima eccezionale battuta d’arresto dopo una fase di continua crescita. Tale squilibrio ha modificato l’incidenza sul totale dei matrimoni celebrati con rito civile, che dal 52,6% del 2019 sale al 71,1% del 2020 (era il 2,3% del totale dei matrimoni nel 1970 e il 36,7% nel 2008). Il rito civile è decisamente più diffuso nelle seconde nozze andando a coprire la quasi totalità delle nozze (96,7%), trattandosi in molti casi di una scelta obbligata, e nei matrimoni con almeno uno sposo straniero (95,4% rispetto al 65,2% dei matrimoni di entrambi italiani). Negli ultimi anni comunque la scelta del rito civile si è diffusa sempre più anche nel caso dei primi matrimoni (61,1% nel 2020). Considerando infatti i primi matrimoni di sposi entrambi italiani (l’83,3% del totale dei primi matrimoni) l’incidenza media di quelli celebrati con il rito civile è del 54,6% nel 2020 (nel 2019 era del 33,4% e nel 2008 del 20,0%). Questa quota presenta una certa variabilità territoriale: si passa dal minimo nel Mezzogiorno (46,8%) al massimo del Centro (60,9%), con un divario in realtà sempre più ravvicinato rispetto al passato.
Consultando le tabelle degli indicatori messe a disposizione dall’Istat, in Sardegna nel 2020 sono stati celebrati in tutto 2.354 matrimoni; di questi 496 (21,1%) col rito religioso e 1.858 con rito civile (78,9%). In tutte e quattro le province e nell’area metropolitana di Cagliari, permane questo divario con Oristano che registra quello più ampio con l’85,1% di riti civili contro il 14,9% di matrimoni religiosi. Il Sud Sardegna detiene i dati più alti per le nozze religiose: il 22,8% (111 matrimoni) contro il 77,2% (376). In diversi comuni della diocesi di Iglesias non si è celebrato nemmeno un matrimonio religioso, mentre il rito civile è stato quello su cui hanno fatto ricadere la propria scelta le pochissime coppie che si sono sposate in piena pandemia: a Carbonia sono stati celebrati 9 matrimoni civili e 22 religiosi, a Iglesias rispettivamente 13 e 26, a Carloforte e Sant’Antioco in entrambi solo 11 matrimoni con rito civile e nessuno religioso. Nessun matrimonio religioso neanche a Buggerru, Gonnesa, Tratalias e Villamassargia; a Calasetta 2 matrimoni religiosi e 7 civili, a Portoscuso e Teulada un solo matrimonio religioso e rispettivamente 9 e 3 in Comune.

  2019 2020
Comune rito religioso rito civile totale rito religioso rito civile totale
Buggerru 3 4 7 0 1 1
Calasetta 7 8 15 2 7 9
Carbonia 19 37 56 9 22 31
Carloforte 5 17 22 0 11 11
Domusnovas 5 7 12 2 3 5
Fluminimaggiore 3 1 4 1 3 4
Giba 3 8 11 1 2 3
Gonnesa 6 5 11 0 9 9
Iglesias 22 30 52 13 26 39
Masainas 6 0 6 0 1 1
Musei 2 4 6 2 4 6
Narcao 5 3 8 1 3 4
Nuxis 1 0 1 1 0 1
Perdaxius 4 1 5 1 2 3
Piscinas 1 0 1 0 1 1
Portoscuso 10 10 20 1 9 10
San Giovanni Suergiu 3 8 11 2 6 8
Santadi 3 5 8 2 6 8
Sant’Anna Arresi 3 7 10 2 2 4
Sant’Antioco 4 26 30 0 11 11
Teulada 2 1 -1 1 3 4
Tratalias 9 4 -5 0 1 1
Villamassargia 3 5 2 0 6 6
Villaperuccio 2 1 -1 0 0 0
totale diocesi Iglesias 131 192 61 41 139 180

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Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 8 del 6 marzo 2022

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