Azzardo di Stato, il Lotto riapre prima di negozi e musei

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Società. Mentre l’Italia si prepara ad una lenta ripresa, la Fase2 riparte con le attività del gioco d’azzardo nei tabacchini

di Annalisa Atzei

La Fase 2 è alle porte, ma poche certezze accompagnano questi giorni che ci separano dal 4 maggio, data in cui il Paese timidamente riprenderà alcune delle attività interrotte con il dilagare del covid-19. All’indomani della presentazione del nuovo Dpcm resta molta confusione su ciò che si potrà fare e cosa sarà ancora vietato. Un aspetto rimane inalterato: il lockdown – con cui in molti hanno definito lo slogan “io resto a casa” del 9 marzo, quando tutto ebbe inizio – ha contenuto la diffusione del coronavirus ma non ha cambiato le tasche degli italiani costretti, che il lavoro ci sia o no, a fare i conti a casa con le bollette da pagare. Non sono cambiati i numeri dei disoccupati e dei tanti dipendenti costretti alla cassintegrazione o alle ferie forzate, non è migliorata la condizione di coloro che già prima della pandemia faticavano ad arrivare alla fine del mese e non è cambiato nulla alle mense e agli empori della solidarietà, dove, anzi, file sempre più lunghe di persone attendono di poter ritirare ogni giorno un pasto caldo o dei viveri da portare a casa. In una situazione così drammatica e incerta per il futuro del Paese, verrebbe da pensare che le prime attività a dover ripartire dovrebbero essere proprio quelle atte a garantire un salario o almeno un guadagno minimo per poter vivere dignitosamente. Gli italiani chiedono di poter uscire e tornare al lavoro. I primi riscontri dai centri di ascolto e dai professionisti ci raccontano come lo stare tutto il giorno a casa, e di conseguenza per molti non poter lavorare, sia la condizione più rischiosa per tutti quei soggetti già particolarmente fragili. In particolare, i dati parlano di un riacutizzarsi di fenomeni legati ad alcolismo, ansia e insonnia. A proposito di dipendenze, poco o nulla si è detto rispetto al gioco d’azzardo, una vera piaga sociale che in Italia ogni anno mette in ginocchio intere famiglie, ma che puntualmente viene riscattata da una parvenza di legalità: il gioco d’azzardo di Stato e le scommesse garantiscono, infatti, alle casse erariali una delle maggiori entrate, oltre che costituire una ricca filiera, fonte di occupazione per tantissimi lavoratori. Forse per quest’ultimo motivo l’Agenzia delle dogane e dei monopoli ha ritenuto opportuno comunicare che dal 27 aprile è consentita la ripresa della raccolta dei giochi numerici “10&Lotto”, “Millionday”, “Winforlife” e “Winforlife Vincicasa” con estrazioni da remoto (il massimo che si è concesso è stato mantenere l’obbligo di spegnimento dei monitor e dei televisori per evitare assembramenti); dal 4 maggio si riprenderà con “SuperEnalotto”, “SuperStar”, “SiVinceTutto SuperEnalotto”, “Eurojackpot”, “Lotto tradizionale”, “le cui attività estrazionali e di controllo verranno effettuate nel rispetto delle misure di sicurezza sanitaria”, dichiara l’Agenzia; infine l’11 maggio sarà la volta delle scommesse su eventi sportivi e non sportivi, compresi quelli simulati e, per chiudere in bellezza, si potrà di nuovo far uso delle “slot machines”. Fra i pochissimi ad aver parlato di questo anticipo di Fase 2, Luigino Bruni, Professore ordinario di Economia Politica e Presidente della Scuola di Economia Civile, da anni impegnato nel contrasto al gioco d’azzardo. In una lettera indirizzata al premier Conte, Bruni chiede: “come è possibile riaprire i giochi addirittura prima delle attività produttive? Come possiamo permettere che i non-luoghi dei punti scommesse e delle sale gioco ricomincino a consumare i nostri concittadini più fragili, che il Governo aiuterà, giustamente, con forme varie di aiuto?”. “Come Lei ben sa – continua Bruni – l’azzardo (che non è un gioco) in Italia è una vera epidemia sociale, che coinvolge soprattutto persone più fragili”, per proseguire poi con una lettura di quella che è la condizione reale del mondo dell’azzardo: “i ‘giochi’ e l’azzardo dovrebbero riaprire – se non possiamo chiuderli per sempre – come l’ultima attività del Paese, dopo la manifattura, i teatri, le biblioteche, i negozi. Far riaprire le sale scommesse prima dei musei e delle scuole dà al Paese – alla sua parte migliore, grazie a Dio abbondante – un messaggio etico molto negativo, che produce molti più danni, anche economici, di quelli stimabili dal Ministero dell’Economia e Finanze”. Dal Governo, al momento, nessuna risposta, ma in rete circolano le repliche di alcuni avvocati. Una in particolare, di un tale Marco Ripamonti, è davvero disarmante. L’avvocato dichiara che “dopo vent’anni di gioco d’azzardo di Stato è troppo tardi per ripensamenti e ragionamenti di ordine etico”. Un po’ come dire: ormai è troppo tardi, si è sempre fatto così. Parole forti che suonano come un’offesa agli italiani coinvolti dai vortici delle dipendenze: le vittime dell’azzardo, le loro famiglie costrette a subire le conseguenze di questa subdola malattia e tutti coloro che si battono per curare questa ferita che, prendendo a prestito le parole di papa Francesco, va ad alimentare la “pandemia sociale” dei nostri tempi.

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