
#sovvenireiglesias2018. Viaggio tra le opere in diocesi finanziate con l’8xmille
L’impegno della Caritas diocesana di Iglesias, mani strette tra chi chiede aiuto e chi lo offre
di Annalisa Atzei
A pochi passi dalla cattedrale di Iglesias dedicata a Santa Chiara d’Assisi, al piano terra del palazzo vescovile, si trovano i locali che ospitano gli uffici della Caritas diocesana. Un’esperienza che ha visto la luce in diocesi nel 1973 a opera di don Angelo Pala, qualche anno dopo la costituzione della Caritas nazionale avvenuta nel 1971, mentre dal 1993 al 2013 la direzione è stata assunta da don Roberto Sciolla, che ha poi passato il testimone all’attuale direttore Raffaele Callia.
In quanto organismo pastorale della Chiesa che si occupa della testimonianza della carità, la Caritas è coinvolta su due livelli rispetto al sistema che la CEI configura per la destinazione dei fondi dell’otto per mille. Il primo è un canale ordinario e strutturale attraverso il quale sono i vescovi a destinare parte delle risorse all’aspetto generale della carità. Questo primo filone ordinario di risorse intercetta i bisogni primari del cibo e dell’accoglienza che si declinano in diverse realtà e servizi che interessano, in maniera sempre più e meglio strutturata, l’intero territorio diocesano. Il secondo canale riguarda le risorse progettuali, direttamente trasferite dalla CEI alla Caritas Italiana, la quale a sua volta le ripartisce tra le Caritas diocesane attraverso dei bandi a cui esse partecipano con dei progetti, seguendo quello che è lo schema della progettazione classica europea.
Come ci spiega il direttore della Caritas diocesana di Iglesias, Raffaele Callia, tutte le iniziative promosse dalla Caritas in diocesi e i servizi che essa garantisce alla comunità trovano forza e sostentamento dall’essere le une strettamente correlate agli altri. “Il primo filone ordinario di risorse deve intercettare il bisogno primario delle persone che vivono nella nostra comunità diocesana”, dice Callia, “bisogno che riguarda fondamentalmente il cibo, l’accoglienza e gli interventi di emergenza, che tradotto significa garantire servizi come i Centri unici di raccolta e distribuzione di viveri”. Questi centri sono presenti in tutta la diocesi, grazie a quanto si può acquistare con i fondi dell’otto per mille, alla generosità di parrocchiani e privati e ai conferimenti che l’Agea, l’Agenzia Governativa per le Eccedenze in Agricoltura, destina agli enti caritativi. Una realtà, quella dei Centri, che sta confluendo nella nuova esperienza progettuale dell’Emporio della Solidarietà, già operativo a Iglesias da due anni e in apertura a Carbonia. “L’Emporio rientra tra i progetti presentati dalla Caritas diocesana ma realizzati e finanziati direttamente dalla quota otto per mille della Caritas Italiana”, spiega Callia, “oggi però vive grazie alle risorse ordinarie ripartite dalla diocesi tra i vari uffici pastorali”. Un progetto che, come si può consultare sulla mappa interattiva nel sito 8xmille.it, ha ricevuto 32.500 euro per il suo primo anno di attività. L’esperienza dell’Emporio consiste nell’attivazione di un vero e proprio discount sociale; il suo aspetto innovativo riesce a scardinare un meccanismo di tipo prettamente assistenziale abbastanza radicato: le persone con un bisogno alimentare non ricevono periodicamente delle buste confezionate a discrezione dei centri, ma, essendo in possesso delle carte magnetiche su cui viene caricato un certo numero di crediti, a seconda del nucleo famigliare e del reddito Isee, sono seguite e accompagnate personalmente nello scegliere i prodotti di cui hanno bisogno. “Dal punto di vista pedagogico l’Emporio fa proprio il messaggio della Caritas: non bisogna solo curare le ferite, ma capirne la causa. Si deve fare in modo che le persone non abbiano più bisogno di te se non in termini di una relazione di amicizia e di fraternità”.
Tutto passa sempre attraverso i Centri di Ascolto che sono il cuore pulsante della Caritas diocesana, la prima porta che varca chi chiede aiuto. Oggi sono cinque: a Iglesias, il primo nato in diocesi insieme alla Casa di Accoglienza a metà degli anni ‘90, poi Carbonia nel 2007, e a seguire Sant’Antioco, Santadi e l’ultimo per Buggerru e Fluminimaggiore. Secondo il rendiconto al 31 dicembre 2017, la Caritas diocesana nella scorsa annualità ha destinato ai Centri di Ascolto risorse dell’8‰ per 32.896,95 euro; dall’inizio dell’anno alla metà di ottobre, in totale sono state ascoltate, una o più volte, oltre 500 persone. A questi oggi si affianca anche l’esperienza consolidata del “Pozzo di Giacobbe”, un progetto che ha permesso l’avvio di un Centro di Ascolto per stranieri, sostenuto in fase di avvio dall’otto per mille tramite la Caritas italiana con 64.350 euro per il primo anno e 66.500 al secondo. Associati all’Area immigrazione sono sorti anche altri progetti, strutturati come percorsi personalizzati di accompagnamento, per esempio l’esperienza “Rifugiato a casa mia”, che ha coinvolto in una pratica di accoglienza condivisa la Caritas diocesana e una parrocchia di Iglesias. Un altro settore fondamentale è quello dell’accoglienza, con la presenza più che ventennale in diocesi della Casa Santo Stefano, un’esperienza significativa che si regge esclusivamente sul volontariato e quasi interamente finanziata dai fondi 8‰: la Casa è aperta 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno e garantisce una prima accoglienza temporanea a persone con particolari problemi. Accanto ad essa, nella stessa area, sorge anche il Dormitorio, con ambienti separati per uomini e donne, il quale offre un ricovero per la notte con un posto letto, il servizio doccia e la colazione, e, rispetto agli altri dormitori, anche la cena. Presso queste strutture, dall’inizio del 2018 a oggi sono state accolte, per uno o più giorni, circa una sessantina di persone, a fronte di una spesa rendicontata per il 2017 superiore agli 80 mila euro.

Un’attenzione particolare è poi rivolta al mondo dei giovani, che sono insieme protagonisti e beneficiari delle misure di aiuto messe in atto dalla Caritas diocesana, alla luce anche di quelli che sono stati i duri effetti della crisi economica e occupazionale nel territorio del Sulcis Iglesiente. “Cerchiamo di sostenere il loro percorso di studi, per esempio con l’acquisto di libri, perché la fragilità economica non deve essere il pretesto per interrompere gli studi soprattutto se c’è un talento alla base”, sottolinea Callia. Attingendo al Fondo di solidarietà, nato per contrastare la crisi e dunque per dare una risposta concreta al bisogno, da tre anni vengono erogate delle borse di studio a dei giovani talentuosi segnalati dalle scuole e individuati valutando la situazione economica insieme al profitto dello studente. Inoltre la Caritas diocesana accoglie nei Centri di Ascolto i giovani in Servizio Civile, mettendo a disposizione una quota dei fondi 8‰ destinati all’Area giovani, 8.641,39 euro nel 2017. Dal 1997, con l’avvio del Servizio Civile sostitutivo della leva obbligatoria, sono transitati 120 giovani, e di questi un buon numero oggi continua il proprio impegno di volontariato o professionale all’interno del mondo ecclesiale. “Dieci anni di studio non valgono un giorno di questa esperienza” racconta Sara che ha appena terminato il suo percorso, “ora continuerò a dedicare parte del mio tempo libero come volontaria al Centro di Ascolto perché quello che ho ricevuto è stato molto più di quanto ho dato. Ho messo a disposizione del Centro le mie conoscenze economiche apprese all’Università, ma qua ho imparato che dietro i 100 euro che rendiconto c’è molto di più che un numero, dietro si nasconde una storia e la storia di una persona è sacra”.
All’interno della rete dei Centri di Ascolto è sorto anche il Servizio di Sostegno Economico, rafforzato, all’esordio della crisi economica, dalla costituzione del Fondo di solidarietà diocesano, in previsione di una stagione che si annunciava pesantissima per il territorio in termini di perdita di posti di lavoro. Col Fondo si dà una risposta al tema dei reinserimenti lavorativi, esperienza cogestita con la Ufficio per i problemi sociali e il lavoro, sostenuta sempre dall’otto per mille con altre risorse aggiuntive. È sempre la Caritas diocesana a seguire poi il sostegno al reddito attraverso il Microcredito e il Prestito della Speranza: per il primo, dal Fondo di Solidarietà, sono state autorizzate 43 erogazioni (per persone/famiglie e piccole imprese), per un importo complessivo di oltre 54.000,00 euro; col Prestito della Speranza, su una decina di pratiche inoltrate, circa la metà sono state approvate (di queste per lo più relative al “microcredito all’impresa”).
Tra i progetti approvati e finanziati con risorse del Fondo CEI direttamente trasferite dalla Caritas Italiana, dopo il Pozzo di Giacobbe, che ora si sostiene con risorse ordinarie, e Iscola de Maduridade, attualmente, insieme agli Empori della Solidarietà sono in opera “Fuori dall’ombra” e gli “Orti solidali di comunità”. Il primo, approvato recentemente e ancora in fase sperimentale, prevede percorsi di reinserimento e integrazione nella comunità per coloro, per ora 34 uomini, che lasciano il dormitorio. Gli Orti Solidali di Comunità, destinatari di un investimento dell’otto per mille pari a 87.000 euro, invece, vogliono essere una risposta al disagio di coloro che non hanno lavoro né i mezzi per procurarsi da mangiare: nati in un terreno di proprietà del Seminario diocesano permettono, attraverso un progetto condiviso, di coltivare la terra per una produzione ortofrutticola destinata all’autoconsumo.
Conoscere una Caritas diocesana è capire che non basta “fare la carità” per sentirsi vicini al prossimo. Dietro ogni gesto, anche il più semplice, rivolto ai più bisognosi, si nasconde una rete complessa di volontari e professionalità che si adoperano per il bene della comunità. Grazie all’impiego delle risorse otto per mille, i primi possono ricevere una formazione adeguata e i secondi essere retribuiti, ma per tutti, ci dice Callia, “si crea la condizione per creare quasi un patto tra chi chiede aiuto e chi offre aiuto, secondo la prospettiva che chi dà qualcosa in realtà ne riceve altrettanta in cambio, che poi non è altro che mettere in pratica il Vangelo”.
