
La pandemia non ha rallentato le attività del volontariato cristiano di Sodalitas a Iglesias, dal servizio del 118 alla mensa
di Giampaolo Atzei
“Sincera gratitudine al mondo del volontariato e a quello del Terzo Settore, per il sostegno che sta assicurando alla comunità particolarmente colpita dalla pandemia. In questi mesi, i volontari hanno svolto con dedizione e altruismo un ruolo fondamentale, dedicando spontaneamente il loro tempo alle persone in difficoltà. Nel rimanere vicino a chi soffre, ai più deboli, a chi ha bisogno di aiuto, i volontari hanno spesso sacrificato la propria salute, perdendo in alcuni casi anche la vita pur di donare aiuto”. Sono queste le parole che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha pronunciato sabato scorso in occasione della Giornata Internazionale del Volontariato. Parole che descrivono pienamente il servizio che tanti volontari in tutta Italia svolgono da decenni, affiancando lo Stato – talvolta colmandone le lacune – a fianco delle sofferenze e delle necessità di tutta la popolazione.
In questo mondo dove la regola aurea è nell’altruismo e nella solidarietà, una pagina particolare l’ha scritta l’associazione di volontario cristiano Sodalitas Onlus, che ha sede nei locali di via Amelia Melis De Villa a Iglesias, pochi metri più avanti della storica chiesetta di Santa Barbara, in quell’angolo di città che ha visto, sotto le insegne della POA, incrociarsi tante storie di vicinanza e prossimità agli ultimi.
L’associazione è nata nel 1988 grazie all’impegno e alla volontà del medico Salvatore Macciò, della moglie Maria Giorda e di un coraggioso gruppo di volontari, impegnandosi nelle attività di accompagnamento delle persone non autosufficienti, da una struttura sanitaria all’altra o dalle abitazioni alle strutture sanitarie, e nelle attività d’emergenza sul territorio, sotto il coordinamento del 118 e coprendo le intere 24 ore insieme ad un’altra benemerita associazione di volontariato cittadino, Soccorso Iglesias. Ma Sodalitas non è solo ambulanze e 118, è anche la mensa e il guardaroba per i non abbienti, uno sguardo amico e di conforto sempre presente per gli ultimi, un consultorio familiare in stretto legame con la Diocesi, il tutto vissuto e offerto secondo lo spirito cristiano di carità e amore custodito nel nome latino del sodalizio.
Da poco, Sodalitas ha rinnovato i propri dirigenti, eleggendo nuovo presidente Luigi Cossu, vicepresidenti Anna Melis e Bruno Ventagliò (responsabile mensa) e consiglieri Claudia Cadeddu, Ombretta Casti, Luisella Ennas (guardaroba), Mario Pillicu, Giorgio Sias e Pierpaolo Tomasi. Il nuovo presidente, subentrato ad Antonio Sias, ci ha accompagnato nei locali dell’associazione, dove si stanno portando avanti diversi interventi di rinnovamento e adeguamento: la sala operativa salirà al primo piano, come l’ufficio del presidente, la sala riunioni e il guardaroba dove si distribuisce il vestiario ai più bisognosi. Intanto squilla il telefono dal 118, con la squadra che vola subito a prepararsi, seguendo le rigorose precauzioni dovute alla pandemia, salire sull’ambulanza e correre giù per via De Villa a sirene spiegate.
Così è lo scorrere delle giornate a Sodalitas, pronti alla risposta, ma non solo. Per tanti Sodalitas è un’ancora di salvataggio nella necessità quotidiana di un pasto. “Dalla nostra postazione di soccorso vediamo tanta sofferenza e difficoltà” racconta il presidente pensando alla critica condizione sociale di Iglesias e del territorio, mentre si attraversa la sala della mensa colma di provviste e cassette di frutta. “Ogni giorno sfamiamo circa 140 persone – dice ancora Cossu – con una quarantina di nuclei familiari che fanno riferimento alla nostra cucina, ricevendo un sacchetto da consumare a casa non potendo più aprire la mensa, come in passato, per via delle restrizioni dovute al Covid”. Persone che vivono nel disagio, alcuni hanno conosciuto il carcere e la strada, ma ci sono anche tanti insospettabili, persone cadute nella crisi di quest’anno terribile che sopravvivono grazie alla mano tesa del volontariato e al pranzo che i volontari distribuiscono dal lunedì al sabato. La Diocesi, tanti donatori nel silenzio, il Banco Alimentare, alcuni supermercati con le loro eccedenze come Lidl e Conad, il Comune: sono questi i tanti rivoli che alimentano la disponibilità dell’associazione, sebbene la risorsa principale rimangano braccia e cuori dei volontari. “Siamo una sessantina di soci ma dovremmo essere ancora di più – confida Cossu – il nostro è un appello a tutte e tutti perché il numero dei volontari cresca per far crescere i servizi che offriamo”.
Nel suo messaggio di sabato scorso, sempre il presidente Mattarella ha ricordato che al volontariato si deve “un profondo cambiamento sociale che ha migliorato la qualità della vita della collettività” e che sostenerlo e “facilitare la partecipazione dei nostri giovani in questo settore concorre alla formazione di cittadini responsabili in grado di affrontare sfide locali e globali, contribuendo attraverso l’inclusione alla creazione di una società sempre più equa e priva di pregiudizi”. Sono parole di fiducia e serenità che riecheggiano nelle testimonianze dei volontari. “Abbiamo la forza di un ambiente tranquillo e animato da grande entusiasmo – confida Antonella – nonostante la difficoltà di questo periodo devastante, torniamo sempre col sorriso dal nostro servizio”.
Adesso arriva il Natale. Purtroppo, causa la pandemia, anche il tradizionale pranzo con il vescovo non si potrà tenere ma questo non significa che mancherà il segno della festa. Per tutti ci sarà un cesto più ricco e generoso del solito, un segno di speranza e carità verso chi è in difficoltà, con la semplicità di un amico che aiuta, perché “questi non sono eroi, sono volontari”, sussurra Gigi Cossu indicando le tute arancioni di rientro alla base da un nuovo servizio, mentre una mano di donna porge una delle tante buste con il pasto a chi attende discreto da parte.