
Archeologia industriale. Avviato dalle sorelle Lorefice il recupero del borgo minerario di Seddas Moddizzis nelle colline tra Iglesias e Gonnesa
di Giampaolo Atzei
Nelle colline tra Iglesias e Gonnesa, custode silenzioso di storia e memoria, giace come un gigante addormentato il villaggio minerario di Seddas Moddizzis. Nel pianoro che domina la valle di San Giorgio, soffia il vento che si insinua tra vecchi ruderi e finestre senza vetri. Dopo la vita rumorosa e intensa dei lavoratori e delle loro famiglie, in quello che era stato il piccolo regno di Giorgio Asproni, per anni è sceso il velo dell’abbandono e dell’incuria. Chiusa definitivamente l’attività mineraria ormai mezzo secolo fa, dopo che gli ultimi Asproni avevano già lasciato nel 1959 le redini dell’impresa industriale di famiglia, vandali e predoni ne avevano saccheggiato ogni reliquia del tempo passato, dal mattone dei muri alle pianelle del pavimento e sin anche le tegole e le assi dei tetti, per non parlare degli arredi svaniti in quella notte senza luna che è stato l’abbandono dei beni minerari in tutta la regione dell’eldorado sardo.
Ora però, sembra aprirsi una nuova pagina nella storia del villaggio costruito tra Otto e Novecento da Giorgio Asproni, plasmato come un microcosmo che gravitava sulla vicina miniera, con le sue vie, la villa del direttore, gli uffici e la cantina, l’infermeria, la scuola e la chiesa, le scuderie, le dimore degli impiegati e il quartiere delle case degli operai, tutte col loro piccolo caminetto ad angolo dove ancora t’immagini il crepitare del fuoco. Il gigante addormentato s’è desto e nelle vie del borgo sono tornati i primi operai, si puliscono i cortili che per anni sono stati ricovero di capre, riemergono – nell’emozione di chi assiste – le vestigia del tempo che fu, il selciato dei porticati, il segno della civiltà dell’uomo dopo il tempo dell’abbandono.
Dietro questa rinascenza c’è la volontà delle due sorelle del dottor Giovanni Lorefice, impegnate in un progetto di recupero materiale e culturale del villaggio, acquistato nel 2004 ad un’asta giudiziaria dal fratello Giovanni, un professionista molto noto in città, un medico di famiglia e di miniera, cui purtroppo un male incurabile impedì nel 2011 di concretizzare il progetto di recupero di questo antico borgo. Ora quel cammino, lungo anni, meditato e maturato, si è concretizzato in una società chiamata Vil.Min.As. e che già si è presentata nel suo proposito con il sito internet www.villaggiominerarioasproni.it e i profili social, su facebook e instagram, @villaggiominerarioasproni.
“Si tratta di un progetto di recupero e valorizzazione che, partito dalla ricerca, dalla raccolta e dallo studio delle fonti storiche reperite presso l’Archivio comunale della città di Iglesias, vuole parlare a chi è desideroso di conoscere la storia del nostro territorio. Qui non nascerà un resort o una meta puramente turistica ma un villaggio museo che accoglierà i visitatori con veri e propri percorsi didattici e, un domani, con una foresteria e un punto di ristoro” confidano i promotori. Seddas Moddizzis vuole tornare ad essere un corpo vivo, un “luogo della memoria” testimone dinamico di una storia che è di tutti, di chi è nato in questa terra di miniere come di chi ne è affascinato, incuriosito, “affamato di conoscenza”. Dietro il recupero c’è infatti uno studio dei luoghi, della storia, con uno scavo nella memoria attraverso i documenti d’archivio, per restituire dignità a quanto costruito da Giorgio Asproni, un uomo che fu molto più di un semplice imprenditore.
Originario di Bitti, tecnico di grande esperienza, dopo gli studi di ingegneria a Torino si formò tra Belgio, Inghilterra e Francia, ma soprattutto fu tra i principali esponenti del ceto minerario che disegnò il profilo sociale e culturale dell’Iglesiente. Massone, di formazione democratica secondo l’impronta dello zio Giorgio Asproni, uno tra i principali esponenti del mondo politico sardo nel panorama del Risorgimento e dell’Unità italiana, ebbe rapporti diretti anche con Quintino Sella, che accompagnò durante l’inchiesta parlamentare che condusse alla nascita dell’Istituto Minerario di Iglesias, scuola che porta il nome dello stesso Asproni e per la cui costruzione destinò generose donazioni, come fece pure per la fondazione dell’Associazione Mineraria Sarda, di cui è stato il primo presidente nel 1896. Dal punto di vista imprenditoriale fu un proprietario atipico, con una conduzione familiare che distinse Seddas Moddizzis nel panorama del capitale minerario sardo, almeno sino alla morte sopraggiunta nel 1936.
L’auspicio del progetto è di trasmettere a quanti visiteranno il villaggio Asproni questa pluralità di significati. Un’impresa complessa, una sfida che procede a piccoli passi, ora con le prime azioni di messa in sicurezza e bonifica, poi con interventi più articolati e impegnativi nel restauro e recupero degli immobili, per arrivare a fare del rinato villaggio una “best practice” – una “buona pratica” – nel recupero dell’archeologia industriale dell’Iglesiente, nel panorama del Parco Geominerario e lungo il Cammino Minerario di Santa Barbara. Con un particolare riguardo agli studenti delle scuole del territorio, che verranno senz’altro coinvolti nei percorsi didattici, guidati e stimolati alla conoscenza del Villaggio e della sua storia e premiati anche con l’assegnazione di borse di studio.
Restrizioni anti Covid permettendo, tra non molto nel Villaggio Asproni si riapriranno le prime porte agli ospiti, con discrezione, come in famiglia. L’invito è quello di seguire questa sfida sui social, presto potremmo leggere qualche importante novità.