Tre parole chiave “sinodali”: Comunione, Partecipazione, Missione

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Domenica 17 ottobre nella cattedrale di Santa Chiara il vescovo Giovanni Paolo ha aperto il processo sinodale nella nostra diocesi

di Giampaolo Atzei

Con la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Giovanni Paolo domenica sera nella cattedrale di santa Chiara, anche nella diocesi di Iglesias si è aperto il processo sinodale del Sinodo dei vescovi sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.
“Son sicuro che tutti, chi più chi meno, avete avuto modo di familiarizzare con questo linguaggio, in un certo senso nuovo, sempre più presente da qualche tempo nella vita della Chiesa: il Sinodo, il Cammino sinodale”, ha detto nella sua omelia mons. Zedda, tracciando un percorso che dal Convegno Nazionale di Firenze nel 2015 è passato per l’assemblea dei vescovi italiani a maggio 2021, sino all’apertura del Sinodo celebrata da papa Francesco domenica 10 ottobre.
“La stessa parola “sinodo” contiene tutto quello che ci serve per capire: significa “camminare insieme”, ha proseguito il vescovo facendo riferimento al “libro degli Atti, che è la storia di un cammino che parte da Gerusalemme e, attraversando la Samaria e la Giudea, proseguendo nelle regioni della Siria e dell’Asia Minore e quindi nella Grecia, si conclude a Roma. Ma è una storia che continua ancora adesso e così sarà sino alla fine del mondo”.
Unitamente ad ogni Chiesa locale, anche nella nostra diocesi ha così avuto inizio la fase diocesana del Sinodo, che si concluderà con il Giubileo del 2025. “La Chiesa ci propone un cammino lungo e in un certo senso ancora non ben delineato. Se lo vivremo bene, il Signore stesso ci guiderà giorno dopo giorno” ha esortato il vescovo, precisando che “il cammino sinodale, più che una proposta di cose da fare, è una proposta del modo di essere Chiesa, in ascolto dello Spirito di Dio, in ascolto gli uni degli altri, a partire dalla nostra realtà di battezzati, in ascolto degli uomini di oggi, tra i quali siamo chiamati a vivere e ai quali siamo mandati, un cammino lungo, al quale siamo tutti chiamati, nessuno escluso, perché siamo animati dallo stesso Spirito che abita in noi dal giorno del Battesimo e della Cresima”.
“Il Sinodo non è un Parlamento, un’indagine su opinioni, è un evento ecclesiale. Protagonista è lo Spirito Santo, senza non c’è Sinodo” ha detto papa Francesco pochi giorni fa e mons. Zedda ha confermato che domenica sera non ci si è riuniti nella cattedrale per annunciare un programma di cose da fare, di iniziative da portare avanti, ma per “chiedere allo Spirito Santo di aiutarci ad avere l’atteggiamento giusto nella nostra vita cristiana”.
Ma qual è l’atteggiamento giusto che ci viene richiesto? “Tre sono le parole chiave che costituiscono il tema di questo Sinodo – ha ripetuto il vescovo – e siamo chiamati a tenerle presenti e a cercare di viverle concretamente: Comunione, Partecipazione, Missione”.
Comunione perché “siamo sparsi per tutta la diocesi, in diverse parrocchie, in diversi gruppi e associazioni, con diverse esperienze e diverse opinioni, ma Dio ci desidera “uno”, “membra gli uni degli altri” – ha ancora detto mons. Zedda – lo scopo non è quello di diventare tutti uguali, fatti in serie, ma di camminare insieme, condividendo un cammino comune, anche abbracciando le nostre diversità. La comunione che Dio vuole costruire in mezzo a noi è più forte di qualsiasi divisione”.
Partecipazione perché “tutti, sacerdoti, diaconi, religiose, laici, dobbiamo impegnarci con tutte le forze e sentirci responsabili gli uni degli altri, senza escludere nessuno – ha proseguito il vescovo – in tutti gli ambiti della nostra vita: nei momenti di preghiera a partire dalla eucaristia domenicale, nella formazione permanente per comprendere la nostra fede, nell’impegno sociale che deriva per ciascuno dai doveri della propria professione. Dobbiamo sforzarci di includere coloro che spesso sono esclusi, compresi i membri di altre religioni cristiane (sono anch’essi battezzati), le persone che sperimentano la povertà e l’emarginazione, coloro che vivono con degli handicap, le famiglie in difficoltà, tanti giovani e donne”.
Missione perché “non dobbiamo dimenticare che ogni cristiano ha un ruolo vitale da svolgere nella Chiesa, e ognuno ha il dovere di cercarlo, per realizzarlo a beneficio di tutti. Tutti i cristiani, ciascuno secondo la propria vocazione e i propri carismi, sono “pietre vive” nella edificazione del Corpo di Cristo – ha ricordato il nostro vescovo – è importante che i laici riscoprano ed esercitino la loro missione di testimoniare il Vangelo in tutte le loro attività nella società civile, diventando lievito nella costruzione del bene comune in tutta l’umanità”.
C’è però una condizione preliminare da tenere ben presente, ha ricordato al popolo diocesano mons. Zedda: “Quest’itinerario è stato pensato come dinamismo di ascolto reciproco, condotto a tutti i livelli di Chiesa, coinvolgendo tutto il popolo di Dio. I Vescovi devono ascoltarsi, i preti devono ascoltarsi, i religiosi devono ascoltarsi, i laici devono ascoltarsi. E poi, inter-ascoltarsi tutti. Ascoltarsi; parlarsi e ascoltarsi. Non si tratta di raccogliere opinioni, no. Non è un’inchiesta, questa; ma si tratta di ascoltare lo Spirito Santo, come troviamo nel libro dell’Apocalisse: «Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (2,7). Avere orecchi, ascoltare, è il primo impegno. Si tratta di sentire la voce di Dio, cogliere la sua presenza, intercettare il suo passaggio e soffio di vita, come ha detto papa Francesco”.
L’invocazione dello Spirito Santo, per chiedere il suo aiuto ogni giorno, nella preghiera personale e comunitaria, questo l’impegno che è sgorgato dall’Eucaristia domenicale, ricordando che “il Signore, attraverso la sua Parola, ci ha già dato delle risposte, delle indicazioni preziose per la nostra vita cristiana e quindi anche per il nostro modo di vivere il cammino sinodale che stiamo iniziando”.
Siamo continuamente invitati a conoscere nel modo giusto la nostra fede, guardando al Cristo che “è stato messo alla prova in ogni cosa come noi” e che “non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita”, ha sottolineato infine mons. Zedda, citando ancora la lettera agli Ebrei “Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia”, per accogliere “l’invito a guardare in ogni momento al Cristo crocifisso, per imparare da lui come vivere nell’amore di Dio e nella comunione con i fratelli”.
“Tra voi non è così. Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti” ha detto Gesù. Facciamo nostro l’invito a rifiutare la tentazione di voler “emergere” sugli altri e a scegliere di “immergerci” in un amore che si fa servizio, per partecipare al cammino della Chiesa e dell’umanità, fino alla disponibilità a dare la nostra vita per i fratelli come ha fatto il Signore, ci ha esortato il vescovo, concludendo la sua omelia con la richiesta “allo Spirito Santo che aiuti ognuno di noi e tutta la nostra Chiesa diocesana a crescere nella comunione, nella partecipazione e nella consapevolezza della missione affidataci dal Signore”.

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Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 36 del 24 ottobre 2021

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