Spreco alimentare: ingiustizia sociale e danno ambientale

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Cibo nella spazzatura, gli allarmanti dati diffusi dalla FAO sullo spreco alimentare: in Italia l’1% del Pil finisce nella pattumiera

di Annalisa Atzei

15,5 miliardi di euro: è questo il valore degli alimenti commestibili che ogni anno in Italia vengono gettati senza essere consumati; un ammontare che corrisponde all’1% del Prodotto Interno Lordo e che per il 43% viene sprecato in ambito domestico. Secondo le stime ogni cittadino italiano in media è responsabile di 36 chili di cibo che finisce nella spazzatura. In occasione della settima Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, nella sede FAO di Roma, sono stati presentati i dati aggiornati relativi allo spreco alimentare in Italia e nel mondo. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, insieme al Food Sustainability Index e Wwf ha reso noti numeri ancora allarmanti per un fenomeno paradossale che da una parte vede un numero in crescita di persone obese e dall’altra troppa gente che ancora muore di fame. I dati parlano chiaro e raccontano di quantità ancora elevatissime di cibo sprecato, nonostante, fortunatamente, negli ultimi anni si siano registrati importanti progressi, soprattutto all’interno delle famiglie, nel limitare al massimo lo scarto di cibi commestibili. A livello mondiale, 1,6 tonnellate di alimenti non arriveranno mai negli scaffali del supermercato perché vengono sprecati durante le varie fasi della filiera alimentare, circa un terzo della produzione mondiale complessiva. Per produrre questo cibo vengono impiegati 250 miliardi di litri d’acqua, una quantità sufficiente a soddisfare il consumo domestico di acqua degli abitanti di New York per 120 anni. Uno spreco nello spreco dunque. Vi sono poi gli effetti sul pianeta: per produrre quanto gettiamo via vengono emesse nell’atmosfera 3,3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica; inoltre vengono utilizzati 1,4 miliardi di ettari di terreno, circa il 30% della superficie agricola disponibile nel mondo, una terra che viene quindi comunque sfruttata e impoverita delle sue proprietà. Nel Vecchio Continente, con il cibo che gli europei sprecano, in media 95 chilogrammi all’anno a testa, si sfamerebbero 200 mila persone. Sempre in Europa si calcola che 50 milioni di tonnellate di prodotti agricoli vengano buttate perché non in possesso dei requisiti estetici richiesti dai consumatori; prodotti quindi “brutti, ma buoni” che vengono comunque scartati e che incidono nella produzione di CO2 per un equivalente del gas di scarico di 400 mila automobili. In Italia la maggior parte del cibo viene sprecato dentro le mura domestiche, superando di gran lunga la percezione degli sprechi idrici ed energetici. Fra gli elementi che più spesso vengono buttati, pane e verdure fresche seguiti da bevande analcoliche, i legumi, la frutta fresca e la pasta. Gli italiani stanno comunque correggendo le proprie abitudini: sono in aumento le famiglie che prima di fare la spesa controllano la dispensa, congelano il cibo e controllano le quantità di cibo prima di cucinarlo. Molti recuperano con delle ricette particolari gli avanzi dei pasti in casa, ma ancora in pochissimi richiedono al ristoratore di poter portare a casa il cibo che non si è riusciti a consumare; ancora meno sono gli italiani che donano al vicino il cibo in eccesso a rischio spreco.

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