Per generare cristiani non basta un’ora di catechismo

1.1K visualizzazioni
3 minuti di lettura

WhatsApp Image 2020-07-13 at 21.30.50

Ufficio catechistico. Tre giorni di formazione per catechisti e animatori nell’oratorio del Sacro Cuore a Iglesias con don Giorgio Bezze

di Valeria Carta

È iniziato il 7 luglio il terzo campus di formazione per catechisti e animatori organizzato dall’Ufficio catechistico diocesano che, con coraggio e tanta determinazione, ha voluto fino in fondo questo evento che si è tenuto a Iglesias, nell’oratorio del Sacro Cuore. Una tre giorni altamente formativa, non solo nei contenuti. Nemmeno il relatore, don Giorgio Bezze, dopo i recenti fatti, era certo di poter partecipare a questo incontro. Eppure l’idea di questo campus è nata proprio per dare un segnale, quello che la catechesi non si ferma anche in questo tempo di Covid. “C’è la voglia di elaborare, di pensare, di ritrovarsi insieme, di non abbandonare i ragazzi e le famiglie che ci sono state affidate dalle nostre comunità”.
Per questo motivo TENERaMENTE non è solo un gioco di parole, ma porta in sé un polisemantismo più profondo che chiama i catechisti a mettersi in gioco direttamente. Il campus ha offerto la possibilità anche a loro di pensare all’iniziazione cristiana a partire da questa pandemia che ha messo in luce degli aspetti noti, delle problematicità e questioni di cui la Chiesa già si stava occupando. Questa tre giorni di lavori ha dato lo slancio rispetto a un momento di formazione e riflessione sul tema. È emerso chiaro che ciò che deve cambiare, prima di tutto, è l’atteggiamento: “non possiamo pensare di continuare a fare un catechismo che sembri una scuola”, ha sottolineato il relatore, insomma non può più essere “l’ora di catechismo” ma deve essere una formazione vissuta nella quotidianità. E questo lo sanno bene i catechisti diocesani che costantemente si scontrano con la realtà di gruppi di bambini e giovani che non hanno solo bisogno di essere formati ma hanno prima di tutto necessità di vivere la fede. Questo, per esempio, è lo stile di Susanna, che da oltre trent’anni si spende nella sua parrocchia a Iglesias per la catechesi. “Io cerco sempre di fare ai miei bambini esempi concreti di come vivere la fede tutti i giorni, in famiglia, a scuola, nella comunità”. Ben lontano dal modello di maestro-catechista, il gruppo che ha partecipato ai lavori del campus sente l’esigenza di far entrare i piccoli che gli sono affidati in un percorso vero di iniziazione, fatto di gesti, di esperienze vissute, quasi “un tirocinio della vita cristiana”. Insomma, non solo formazione ma anche carità, liturgia e soprattutto vita comunitaria. Teoria e pratica si uniscono nell’idea nuova di catechesi che è emersa durante questo campus, e che si allinea perfettamente al cammino tracciato dal nuovo direttorio, perché “per generare cristiani, piccoli e grandi, non basta più solo la catechesi”. Da qui la proposta di un modello nuovo, quello del catechista che collabora con gli altri operatori pastorali, un “essere catechista e non fare il catechista” perché la loro attività non sia finalizzata ai sacramenti ma piuttosto a una piena vita di fede. È necessaria infatti, un’iniziazione cristiana “attraverso” i sacramenti e non solo “ai” sacramenti.
Ad affacciarsi per la prima volta a questa realtà del campus di formazione è Emma, catechista a Domusnovas, che ha scelto di mettersi in giorno quando sua figlia ha intrapreso il cammino di formazione cristiana. Questa esperienza le ha regalato la sorpresa di scoprirsi davvero parte di “una grande comunità”, con persone che vivono le sue stesse difficoltà ma che sperimentano anche la sua stessa gioia di evangelizzare. Tutti i partecipanti si sono dimostrati veramente vogliosi di condividere, interessati e partecipi, in un campus in stile laboratoriale che, anche se un po’ “imbalsamato nella forma” è stato vivo e creativo nello Spirito.
Caparbietà. Dedizione. Volontà. Questi i tre motori dell’equipe diocesana che ha voluto questo incontro e che oggi finalmente inizia a raccogliere i frutti di quel lavoro di squadra che è la vera arma vincente. “Ce l’abbiamo messa tutta per organizzare questo campus” ha ricordato don Maurizio Mirai, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano. Quello che guida è un gruppo rivolto al futuro, impegnato nella progettazione e ben consapevole del fatto che “la fede per essere appresa ha bisogno degli adulti”. Come ha precisato lo stesso don Maurizio, l’equipe inizia ad interrogarsi sul tema della catechesi “sia per i genitori sia per coloro che, dopo anni, tornano alla fede”. Perché anche loro possano avere la possibilità di intraprendere un serio cammino di vita sacramentale e comunitaria.

 

 

 

 

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: