L’iniziativa del Circolo Anspi Santa Vitalia, il paese è stato trasformato in un set cinematografico per il film “Pani Antigu”
di Ornella Cogotti e Rosanna Collu
Fare comunità e socializzazione sono i principali obiettivi che il Circolo Anspi Santa Vitalia della parrocchia di Is Urigus cerca di perseguire, con varie iniziative e laboratori. In linea con questi principi, ha creato un’occasione per ritrovarsi insieme, facendo cinema. Così nasce il film “Pani Antigu”, e il paese si trasforma in un set cinematografico, dove gli stessi abitanti, di età compresa fra i 3 e gli 80 anni, ripresi dell’operatore e regista Simone Antonio Manca, si calano nei personaggi di Pani Antigu, una storia semplice, ideata da noi, che abbiamo scritto anche la sceneggiatura, insieme allo stesso regista.
I protagonisti parlano in lingua sarda, non quella aulica, ma quella comunemente utilizzata nel vissuto quotidiano e che oggi rischia di perdersi in una contaminazione, a volte ridicola, con l’italiano. In italiano sono, invece, i sottotitoli.
Il film, frutto di una preziosissima collaborazione con la Fabbrica del Cinema di Carbonia, attende solo di essere proiettato al cinema, essendo stata annullata la prima proiezione al Teatro Comunale di Carbonia, a causa del DPCM del 18 ottobre.
Il vero protagonista del film è il pane fatto in casa. L’arte antichissima della panificazione, ancora viva e largamente diffusa nel nostro paese, è un esempio di come il nostro presente sia strettamente legato al passato. Le nostre radici affondano nel passato, sorgente sempre viva da cui si attinge per vivere il presente e proiettarsi verso il futuro. Conoscere lingua, costumi e tradizioni, è indispensabile per riscoprire e recuperare i valori fondanti di una comunità, spesso dimenticati, ignorati e, talvolta, anche disprezzati.
Dopo questa coinvolgente esperienza, che ha usato il set cinematografico come momento di socialità, anche tra generazioni diverse, qualche risultato si è già intravisto con la nascita di due nuovi laboratori, uno di ballo sardo, e uno di sartoria per confezionare i costumi tradizionali, copiando i modelli degli abiti delle bisnonne.
La trama. Le scene riproducono uno spaccato di vita agro-pastorale dell’antico medau di Is Urigus negli anni 50/60. In un’alternanza fra il passato e presente, scorrono tutte le fasi di lavorazione della filiera del pane, dalla semina del grano alla panificazione. In case di pietra o di ladri, disposte in fila, vivono le famiglie de Su Medau de su de Is Sorigus: alcune numerose come quella di Lica, continuamente alle prese con le più elementari necessità quotidiane, troppe bocche da sfamare e figlie femmine da maritare; e quella di Catellina, sa meri, famiglia di proprietari terrieri. Tra loro legami di buon vicinato: chi ha condivide il più, chi non ha condivide il poco, su buconi pratziu (il boccone diviso). Una comunità solidale che presta gratuitamente lavoro, abilità e competenze, s’agiudu torrau (l’aiuto reciproco); che condivide il frutto della terra e della fatica di chi la terra la lavora, la ama e la rispetta. Il pesante lavoro dei campi, cura principale degli uomini, s’intreccia con quello altrettanto faticoso e paziente delle donne, che devono cerri su trigu, prugai, fai acua, molli, fai sa farra e fai su pani. La vita quotidiana, però, è anche rallegrata dai giochi dei bambini e delle bambine, dai ragazzi e dalle ragazze che colgono il momento del lavoro per manifestare con sguardi furtivi i propri sentimenti amorosi, dichiarati pubblicamente con su scraramentu de sa coia per la festa della patrona, Santa Vitalia. Ai suoi piedi e sul tavolo degli sposi, protagonista indiscusso, su cocoi pintau.