Nella pubblicazione postuma di Piero Marras, un contributo notevole alla conoscenza della storia della Chiesa e della società in Sardegna
di Tonino Cabizzosu
È da salutare con vivo piacere la recente pubblicazione postuma di Piero Marras (Erula 1929-Tempio 2013), in quanto, grazie anche alla nota professionalità editoriale di Carlo Delfino, offre un contributo notevole alla conoscenza della storia della Chiesa e della società in Sardegna. Il compianto studioso tempiese ha tre meriti: per avere collaborato con don Giuseppe Budroni per la fondazione del “Centro Sardo di Ricerche Socio-Religiose”, presso il Rifugio “La Madonnina” negli Anni Settanta; aver ideato la pubblicazione del volume “L’organizzazione della Chiesa in Sardegna” nel 1971, che, con le successive ristampe del 1973, 1979, 1995, divenne presto un prezioso strumento di lavoro; curato un’indagine sistematica sulle chiese presenti nel territorio isolano, ricerca iniziata a metà degli Anni Settanta, che vede la luce a otto anni dalla sua morte, opera originale e ricca di spunti di riflessione. Il titolo Chiese di Sardegna, in due tomi, dice poco rispetto al suo contenuto. A Marras stava a cuore ricercare, analizzare, fotografare chiese note e chiesine disperse nei paesi e nelle campagne. I predetti volumi, editi con raffinata arte grafica da Carlo Delfino, non si esauriscono in un catalogo, seppure interessante, delle chiese, ma pongono problematiche importanti sul ruolo svolto dalla Chiesa nella società isolana nel corso dei secoli. Il primo si articola in quattro nuclei: chiese e religiosità, tipologie, geografia, cronologia. Il secondo presenta tre ambiti: Chiesa e società, Chiesa e religiosità, una teologia della chiesa-edificio. Benché il frutto finale sia dovuto all’intelligente collaborazione di amici ed estimatori dell’autore, l’impianto di base è stato ideato da Piero Marras, sociologo, antropologo, teologo-pastoralista. Dopo gli studi di Antonio Francesco Spada e di Raimondo Turtas, editi rispettivamente nel 1994-1998 e nel 1999, la presente è uno dei migliori contributi sulla storia della Chiesa nell’Isola narrata attraverso il variegato succedersi degli edifici del culto. Pietro Meloni, nella Presentazione, definisce Marras “un sacerdote nuovo” per l’apertura mentale e per gli obiettivi che andava perseguendo attraverso la ricerca scientifica. Nel volume che stiamo analizzando si coglie una duplice dimensione storica: in un piano orizzontale il progetto di evangelizzazione delle genti sarde, differente nel corso dei secoli ma sempre lo stesso per contenuti, nei suoi diversi apporti e risvolti antropologici; in quello verticale il rapporto dei sardi con Dio, espresso nell’architettura, nell’arte, nella scrittura. Quella di Marras è una ricerca sul campo in quanto stava in continuo movimento per rendersi conto di persona della bellezza ed anche dello stato di abbandono di certe chiesette. È una ricerca redatta più attraverso l’automobile che a tavolino, nel senso che l’autore ha perlustrato tutta l’Isola per raccogliere il materiale confluito nel volume. Lo stesso Marras spiega la genesi facendola risalire ad una precedente ricerca sulla religiosità dei sardi attraverso le feste (p. 19) e, con modestia, scrive che il contenuto della pubblicazione è “una prima panoramica di tutte le chiese della Sardegna”, anche ruderi o scomparse ed aggiunge, che “si tratta solo di un tentativo individuale, di un’impresa non precisamente specialistica”. Un censimento completo ed esaustivo avrebbe bisogno, senza dubbio, di fondi specifici, persone, strumenti informatici moderni. Nonostante questa premessa, l’impresa faraonica posta in essere da Piero Marras, ricco solo del suo entusiasmo e della sua buona volontà, risalta maggiormente. Il lavoro è propedeutico ad ulteriori ricerche. L’autore ha usufruito dell’ausilio di diversi “interlocutori”: geografi, storici dell’arte e dell’architettura, glottologi, letterati, studiosi delle tradizioni e del folklore, teologi e pastoralisti. La tesi di Marras circa il “silenzio” e la “disattenzione” di questi ultimi (p. 23) non appare del tutto corretta in quanto studiosi ecclesiastici non accademici hanno scritto tanto sulle chiese presenti nei territori in cui operavano, basti citare i nomi di Amadu, Tomasi. Piseddu. L’autore intravede nello studio una linea che richiama alla “sardità” (pp. 34-36). Tra le tipologie l’autore distingue cinque modalità: canonica, parrocchiale, sussidiaria (oratori, rettorie, cappellanie), cattedrali, basiliche, santuari. Lo studio e la ricerca sulle chiese costituisce una sorta di “cantiere aperto” (p. 229) un work in progress il cui approccio è vario secondo la sensibilità di chi si accosta ad esso. Il secondo volume è dedicato all’analisi del rapporto tra chiese e società individuando i ceti sociali laici e religiosi che ne sono all’origine, ed auspica un approfondimento della teologia della Chiesa-edificio. Conclude il volume l’Inventario vero e proprio, Comune per Comune con rispettiva dedicazione ai santi. Il volume è arricchito da novanta pagine di bibliografia e da un apparato fotografico curato dall’autore. Dobbiamo essere grati a Piero Marras e all’editore Carlo Delfino per la pubblicazione di quest’opera originale e innovativa.