Testimonianze dalla veglia di preghiera promossa dal Centro Diocesano Vocazioni per la 58a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni
di Don Andrea Zucca
Direttore CDV
Sabato 24 aprile, in occasione della 58a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, il Centro Diocesano Vocazioni, ha proposto un momento di preghiera dalla Parrocchia San Carlo Borromeo in Carloforte, che ha sostituito la tradizionale veglia che accompagna questa giornata a livello diocesano. Non potendo incontrarsi in presenza a causa delle restrizioni dovute alla zona rossa, si è potuto partecipare attraverso il web, sia su Facebook che attraverso i canali di Teleradiomaristella. Il momento di preghiera ha preso spunto dal Messaggio del Papa “San Giuseppe: il sogno della vocazione”. È stata divisa in tre momenti che seguivano le tre parole che papa Francesco ha utilizzato per descrivere il modello della vocazione di san Giuseppe. Sogno, servizio e fedeltà. Ogni momento ha voluto provare a far scoprire che per ognuno di noi c’è la possibilità di vivere la vita facendo in modo che il sogno di Dio possa corrispondere alla nostra vocazione e per questo vivere l’esigenza che sprigiona sentirci dentro tale sogno, con una vita che si fa servizio e che sperimenta il desiderio di fedeltà che parte dal riconoscere il nostro Signore come Dio fedele. Il Centro Diocesano Vocazioni ha provato, anche a distanza, a mettersi in gioco per dare forma ad un momento che potesse far sentire tutti coinvolti nel pregare per le vocazioni, dono che coinvolge tutti e che Gesù stesso invita a chiedere nella preghiera al Padrone della messe. Gli operai infatti sono coloro che nelle varie forme spendono la vita per la messe, con cuore di padre e di madre, come anche il Papa ci suggerisce. Così come è bello pensare che il gregge, che segue il Buon Pastore, è capace di procedere spedito, unito e felice, perché sa riconoscere in ogni pecora un dono, che con la sua vita dà pienezza alla vita del gregge, conosciuto e amato dal Buon Pastore, del quale riconosce e segue la voce. Bisogna dare una direzione precisa alla vocazione battesimale che abbiamo ricevuto cercando di fare della nostra vita un dono. Sacerdoti, consacrati, famiglie, laici impegnati, tutti col desiderio di rivestirsi dei sentimenti di Gesù, che compie il comando del Padre, amando sino alla fine, allontanando la possibilità di diventare mercenari, che agiscono solo per convenienza. Continuiamo a pregare e a sostenerci gli uni gli altri, perché la vocazione implica sempre un noi e si compie pienamente solo insieme.
Testimonianza
Come una rete di condivisione, è stato bello ricevere alcune testimonianze legate al tema del sogno, del servizio e della fedeltà in diverse storie vocazionali e mi piace poterle condividere con voi.
Suor Barbara traduce così la sua riflessione. Per me il sogno è qualcosa di molto concreto: è vivere la mia vita, nelle relazioni quotidiane, come la vive Dio. Mi spiego: riposando in Lui, cioè pregando, lavorando, giocando, chiacchierando, pulendo casa… con il cuore, la mente e la volontà orientate al Suo Cuore, alla Sua Mente, alla Sua Volontà, mi sveglio ad una nuova comprensione della mia vita e di quella degli altri. Tutto è più leggero, tutto è benevolenza, tutto è armonia, e tutto, anche le cose storte e gli imprevisti, mi salva e salva gli altri. Pure il peccato. Il servizio, per me, non è fare qualcosa, ma essere utile, nella Chiesa e nel mondo, affinché regni il Signore, regnino il Suo Amore e la Sua Tenerezza. Il servizio è diventare il luogo dove gli altri possano accedere per soddisfare i loro bisogni, umani e spirituali. Perciò, per me, è fondamentalmente, mettermi ad ascoltare. La fedeltà alla mia scelta di vita, concretamente, significa, alzarmi dal letto ogni mattina ed iniziare la giornata tracciando sul mio corpo la croce, questo scudo di luce, che è la Trinità che mi abbraccia con la sua fedeltà ed io che posso donarle quello che sono: la mia mente, il mio cuore e le mie braccia, molto spesso così vittime del peccato, così divisi, così lontani dalla fedeltà come la vive Dio, che ama fino in fondo, persino dove finisce il mio amore, dove c’è la mia stanchezza, dove il mio egoismo la fa da padrone… La fedeltà è vedere Dio che non si stanca mai di me, che fa sorgere il suo sole o fa cadere la sua pioggia senza puntare l’indice, senza accusarmi, senza esigere qualcosa che non sono in grado di restituirgli, un Dio che mi dice per due volte: “Mi ami tu?” E al quale io posso solo rispondere “Sì, ti voglio bene!” E sorprendermi come sia Lui ad arrendersi a me e per la terza volta mi chieda, non più “mi ami?”, bensì “mi vuoi bene?”. Rinnovando, così, la mia debole fedeltà.
Daniela ha riassunto giorni di preghiera e di silenzio in queste righe. Per me il sogno è come un desiderio, non tanto di realizzarsi, quanto di realizzare qualcosa che senti fortemente provenga da Dio. Con il tempo, le esperienze, la maturità e con l’aiuto di Dio ho capito che il mio desiderio si può realizzare in modo diverso, che si può diventare “madri” anche non avendo figli, prendendoci cura delle persone che Dio ci affida, che famiglia non è solo la classica ma ci sono tanti modi di essere famiglia, che possiamo comunque amare tanto ed essere amati…. Dio parla a Giuseppe attraverso i sogni. Io credo che ci parli attraverso le emozioni, le sensazioni e i segni. Quando si parla di servizio solitamente si pensa subito alla vita consacrata. Mi è stato chiesto spesso come mai non abbia scelto la vita consacrata vista la fede e la mia partecipazione in chiesa, e ho sempre risposto che non è quello che Dio vuole da me. So non è molto corretto, ma mi piace interpretare la parola servizio così… Dio che si serve di noi per compiere i suoi “progetti”, anche nelle cose più semplici e banali come un’opera di carità, un semplice sorriso a chi soffre o semplicemente ascoltare una persona che ha bisogno di parlare e di sfogarsi senza sentirsi giudicata. Nel mio lavoro incontro spesso persone che hanno bisogno di questi piccoli gesti. Ecco mi piace pensare che Dio si serve di me per queste piccole cose quotidiane, che forse per noi possono essere banali ma che, se fatti con il cuore, qualche volta possono cambiare la giornata di chi incontriamo… Fedeltà per me è ascoltare, seguire e fidarsi di Dio nonostante le difficoltà. Non lasciarsi sopraffare dalla paura o dalla confusione. Ecco, questa è la mia definizione di fedeltà. Lasciarsi guidare da quelle sensazioni e da quelle voci anche se tutto il resto ci dice il contrario…
Valerio, riassume così la sua riflessione. Come credente penso che tutti abbiamo una vocazione nella vita, ognuna differente ma che di certo può accomunarsi nella fede. Per me direi che non tanto i sogni ma gli esempi di fede mi hanno avvicinato al signore. In particolare una mia esperienza a Lourdes mi ha reso il credente che sono oggi. Il servizio è importante perché e lì che applichiamo il nostro essere cristiani. Chi più, chi meno, nel nostro piccolo, in quello che può fare nella vita quotidiana. La fedeltà invece è più profonda, perché ho scelto di credere e essere fedele, ma non sempre si è fedeli, è un impegno che dobbiamo portare avanti con costanza
Padre Mattia, infine, dalla sua missione ci scrive il suo pensiero. Sono sempre stato convinto che i sogni sono il motore della vita, ciò che ti spinge non a sopravvivere ma a vivere…Io ne ho sempre avuti tanti, alcuni li ho realizzati, altri forse non avrò il tempo di realizzarli, ma ce n’è ancora tanti. Fra questi ce n’è alcuni che sono costanti, che hanno abitato il mio cuore da sempre, da quando ho ricordi; in particolare ho sempre sognato di vivere bene, di vivere con gusto la vita, di trovarne il senso, trovare qualcosa/qualcuno che desse una direzione alla mia esistenza e fortunatamente io ho trovato le due. Qualcuno: Dio. Qualcosa: la missione alla quale mi ha chiamato. Il mio sogno di essere tutto per qualcuno si è legato al sogno di Dio, quello di diffondere il Suo Regno sulla Terra, di realizzare un mondo più fraterno e, anche se banale, più bello e più giusto per tutti. Sono certo che non vedrò mai questo sogno realizzato, ma quello che mi consola e mi incoraggia quando sono un po’ giù è vedere piccoli segni di “lavori in corsi”, di una realizzazione che è progressiva e mai definitiva. Quando una persona che stai accompagnando riesce a fare un salto di qualità nella sua vita, quando il bimbo che è venuto alla Caritas con problemi di malnutrizione riviene dopo 2 mesi con 3 kg in più, quando due persone che non si parlavano si riconciliano. Passo subito alla fedeltà perché il discorso mi sembra legato. D’altronde si può stare fedeli a qualcosa che si desidera e quando il sentimento non ti sostiene è la realizzazione del sogno che ti dà la forza. Quando sei giovane è facile seguire i sogni e volersi impegnare per realizzarli. La fedeltà si può capire solo col tempo. Fedeltà per me, oggi, è non lasciare che le cose da fare, le situazioni urgenti, le mie preoccupazioni prendano il sopravvento, ma avere il coraggio e la costanza di sapere dedicare del tempo all’Importante: Dio e le relazioni fraterne. In un contesto in cui tutto diventa urgente, in cui la vita è davvero appesa a un filo, non è facile non lasciarsi assorbire, ma diventa necessario mettere al primo posto quello che è prioritario, importante! Servizio: Sinceramente non mi è mai costato mettermi a disposizione, esserci per rendermi utile… d’altronde essere utile da non poca gratificazione. Il problema per me è quando ci sono mille servizi da fare e devo scegliere. La scelta non è facile perché talvolta le mie emozioni mi porterebbero a fare qualcos’altro.
Da quasi due anni sono il Superiore di questa Comunità… sapevo che prima o poi mi avrebbe chiesto di assumere questo incarico ma mi aspettavo di poter vivere prima un po’ di esperienza libero da “grandi responsabilità”, vivere la missione un po’ più spensierato. Questo comporta che buona parte del mio tempo è dedicata a lavori di ufficio, riunioni, colloqui… ma qualcuno deve pur farlo! Tante volte mi costa, ma il fatto di non aver scelto io questo servizio mi dà come la certezza che Qualcun altro l’abbia pensato e scelto per me, quel Qualcun altro per cui ho lasciato tutto. Visto che ho lasciato tutto, cosa mi costa lasciare un attimo le mie preferenze per fare quello di cui c’è bisogno. Anche questo è fedeltà, anche questo è realizzare il Sogno!
Ora vi racconto anche la mia riflessione, guidata anche da ciò che gli altri hanno condiviso con me. Quando penso al sogno nella mia vocazione battesimale e sacerdotale, penso al grande desiderio di riuscire a realizzare il sogno di Dio per la mia vita. Perché i suoi sogni mi spingono sempre a grandi cose, ad andare oltre i paletti che la mia umanità vorrebbe ben delineare. Se sogno da solo mi arrendo alle difficoltà, rischio di voler realizzare i miei capricci, tendo a sognare da solo. Dio invece sogna sempre con un noi, non guarda i limiti e le storie di peccato, non giudica, ma compone mosaici inaspettati. E io vorrei continuare a sorprendermi.
Il servizio mi piacerebbe che nella mia vita si declinasse nel dare spazio all’altro. In ogni forma in cui nell’incontro si possa sperimentare l’accoglienza, come Dio fa con noi. Ascolta, incoraggia, risolleva, parla al cuore, ma quando serve mette il grembiule, sale sulla barca, muore in croce, tace. La fedeltà: ho sperimentato più volte nella mia storia vocazionale, battesimale e sacerdotale, che io non riesco a essere fedele. La fedeltà è per me un’ancora di salvezza, perché Dio è fedele con la mia storia, con la nostra storia. Ogni volta che mi arrendo Lui mi ama più forte. Quando sono deluso, riaccende in me la speranza. Quando sono nel peccato, il suo perdono mi scioglie e mi ridà una forma. Quando penso di essere io a dare la vita per Lui, mi fa capire che è Lui a donarsi per me, sempre. Quando vengo assalito dalla sindrome di Giona, mi ricorda che sono un peccatore amato. Come ci ricorda il salmo 116: Lodate il Signore, popoli tutti, voi tutte, nazioni, dategli gloria; perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura in eterno. La sua fedeltà mi ricorda che devo provarci continuamente a rispondere con fedeltà al suo amore.