Il senso profondo del Tempo pasquale

653 visualizzazioni
3 minuti di lettura

Per eccellenza è il Tempo della Chiesa, della grande esperienza del mistero nella gioia dell’incontro sacramentale con il Cristo Risorto

di Carlo Cani
foto di Efisio Vacca

Il Tempo pasquale, che stiamo celebrando, il più antico nella storia della Chiesa e quello maggiormente considerato nella Chiesa primitiva, va vissuto oggi come un periodo di ripensamento interiore e di adesione cosciente al dono pasquale della vita in Cristo dentro la Chiesa offerto gratuitamente a tutti.
Questo periodo dell’anno è, per eccellenza, il Tempo della Chiesa: la lettura quotidiana degli Atti degli Apostoli fa riflettere sull’identità della Chiesa e sulla sua missione. Come la prima comunità cristiana, le nostre comunità si riuniscono nell’assemblea domenicale per concretizzare l’ideale di vita proposto in quelle pagine, che si esprime nell’ascolto dell’insegnamento degli Apostoli, nella frazione del pane e nella comunione fraterna.
Questo è il tempo della grande esperienza del mistero della Chiesa nella gioia dell’incontro sacramentale col Risorto. Si impone un grande impegno per educare i fedeli a comprendere che il Cristo morto, sepolto e risuscitato noi lo celebriamo e lo incontriamo integralmente e sacramentalmente nell’ Eucaristica domenicale insieme con i fratelli.
La vita nuova che il Risorto ha donato ai suoi discepoli nella Pasqua ora arde nella vita della Chiesa senza consumare… e attende di ardere in ogni uomo e ogni donna, perché ogni uomo e ogni donna possa diventare luogo nel quale il nome di Dio, la sua gloria, si rivela.
Ma è anche il Tempo della Mistagogia, l’introduzione cioè al mistero dei sacramenti: era il periodo in cui anticamente i catecumeni, battezzati durante la Veglia pasquale, venivano guidati a prendere “confidenza” con i sacramenti, in particolare l’Eucaristia, partecipandovi assiduamente e comprendendone mistero e simboli.
Dopo la celebrazione dei sacramenti nella Veglia Pasquale, occorre un tempo di “intelligenza” di ciò che si è vissuto… una intelligenza più profonda che fa parte integrate della celebrazione stessa del sacramento e che potremmo chiamare interiorizzazione. Il sacramento celebrato nella Veglia di Pasqua, ha bisogno di un tempo, quello della mistagogia per essere fatto proprio, potremmo dire assimilato. Sarebbe importante recuperare l’importanza del “celebrare nel tempo” anche per ciò che riguarda i sacramenti… anche i sacramenti non sono “atti puntuali”, ma hanno bisogno di tempi e spazi “appropriati”. E il tempo nel quale i sacramenti possono “respirare” è proprio il Tempo pasquale nel quale si celebra la forza della risurrezione di Cristo nella vita della Chiesa.
Oggi spesso il tempo di Pasqua è il tempo per la celebrazione della cresima e dell’eucaristia di “prima comunione”, ma quanto è veramente valorizzata la collocazione della celebrazione di questi sacramenti nel Tempo pasquale? Non si finisce a volte per dimenticare il tempo liturgico nel quale ci si trova, quasi come se esso fosse in qualche modo un disturbo e non lo spazio ideale per la celebrazione dei sacramenti?  Difficilmente questo tempo è vissuto come tempo della mistagogia e, pertanto, capace di incidere sulla spiritualità delle intere comunità cristiana! Dalla celebrazione alla vita… questo dovrebbe essere l’impegno di ogni cristiano inviato per il mondo a testimoniare, con le proprie scelte di vita, il vangelo.
È infine, soprattutto, il Tempo dello Spirito: la comunità nata dalla Pasqua vive la sua comunione con il Risorto proprio mediante lo Spirito, protagonista degli Atti degli Apostoli, che viene effuso sui credenti come principio di vita nuova per i singoli e per la Chiesa. La comunità ha il compito di continuare la missione di Cristo lasciandosi trasformare dall’azione dello Spirito camminando in una vita nuova, la vita dei risorti. C’è bisogno di persone che testimoniano l’abbandono alla forza dello Spirito che si manifesta nell’esperienza celebrativa e si traduce in forti ed esemplari esperienze di testimonianza. Attraverso il dono pasquale dello Spirito siamo progressivamente resi capaci di vivere i segni del Regno inaugurati da Gesù. L’effusione dello Spirito dà vita alla nuova creazione e ne assicura il cammino verso il suo pieno compimento nell’eternità di Dio. La bellezza dello Spirito illumina questi giorni, ci istruisce nel profondo donandoci la certezza dell’amore di Cristo e, conquistandoci ad esso, ci riscalda con la forza infinita del suo soffio di vita e ci fa crescere nel profondo facendo germogliare in noi la potenza del Risorto.
“La Chiesa è chiamata ogni anno a riscoprire se stessa, a comprendere il valore immenso della ricchezza che porta dentro di sé, quella grazia sovrabbondante che vuole riversarsi sul mondo e che sgorga dal mistero pasquale. La Chiesa è stimolata ad uscire e ad andare con gioia, senza paura, a seminare nel mondo l’amore che redime, è spinta a testimoniare in ogni luogo, dinanzi ad ogni difficoltà e ostacolo, la potenza della Croce, sostenuta dallo Spirito ricevuto sapendo che Egli porterà a compimento l’opera della redenzione iniziata in noi” (M. Frisina).

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: