Delegati per Taranto, riunione a Oristano

419 visualizzazioni
2 minuti di lettura

#tuttoèconnesso. Riflessioni ed elaborazioni dei documenti, il cammino delle diocesi della Sardegna verso la 49ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani

di Annalisa Atzei e Ilaria Perduca

Sono dieci i punti fondamentali sull’ambiente, la comunità e il sociale che sintetizzano l’impegno della Chiesa sarda nel suo cammino preparatorio alla 49ma Settimana Sociale, dalla tematica “Tutto è connesso”, che si terrà a Taranto dal 21 al 24 Ottobre. Dieci riflessioni da cui nascono altrettante domande, suggerite da monsignor Giuseppe Baturi arcivescovo di Cagliari e vice presidente della CEI per l’Area Centro, a cui tutte le comunità diocesane sarde sono invitate a rispondere con azioni concrete, facendo propri gli spunti e le riflessioni che emergeranno dai lavori del prima e dopo Taranto. Baturi, in occasione dell’incontro che si è tenuto lo scorso 25 settembre a Oristano, alla presenza dei direttori della Pastorale sociale e del lavoro e dei delegati che parteciperanno alla Settimana Sociale, ha raccolto i documenti pervenuti dalle diocesi sarde, invitate a presentare una indagine approfondita dei propri territori, condividendo bisogni e urgenze primarie, ma anche segnali concreti di speranza e di ripresa, a indicare la presenza nell’Isola di comunità attive che vivono il cambiamento di questi tempi con grande slancio generativo. Un percorso propedeutico a Taranto ma soprattutto un modus operandi che detta la linea per svolgere al meglio il servizio nei territori tenendo presente la lezione educativa fornita dal periodo pandemico, in cui non esiste un “tempo sospeso” ma semplicemente la certezza che ogni momento è quello decisivo. L’invito è principalmente quello di interrogarsi su cosa questa crisi significhi realmente e materialmente per i territori, su cosa essa abbia insegnato alle persone, e su chi può definirsi il responsabile di questi cambiamenti; allo stesso tempo può rivelarsi molto utile, ha ricordato l’arcivescovo, avere consapevolezza che una tragedia non sempre e non necessariamente rende le persone migliori, ma che piuttosto ogni scelta è la conseguenza dell’azione dei singoli e che ciascuno di noi può dunque fare la differenza. Tra tutti i fattori, determinante si fa allora il dialogo che mette in relazione le comunità, senza il quale sarebbe quasi impossibile uscire da una crisi, unito ad una profonda riflessione su quale debba essere concretamente oggi il compito della chiesa e il suo impegno a fare pastorale sociale: Baturi ha condiviso diverse sollecitazioni interrogando i presenti su come oggi venga intesa la povertà e su cosa essa sia realmente, su quanto sia importante ascoltare la voce dei poveri, ripensando il ruolo dell’economia e degli interventi a favore dei più bisognosi. Non solo assistenzialismo, piuttosto un aiuto che unisca la formazione al lavoro con la certezza di un impiego, tenendo conto, nel caso specifico della Sardegna, che gli aiuti rivolti al territorio devono essere impiegati con una piena partecipazione sociale. Il tutto incorniciato da quella che è la questione ambientale, quanto mai attuale, in una visione che deve essere inclusiva, in cui la “casa comune” non è solo la porzione di ambiente che abitiamo, ma un elemento che incide sulla qualità della vita e di cui, per questo motivo, siamo doppiamente responsabili. Ben animato e partecipato anche il confronto che è seguito all’intervento introduttivo di monsignor Baturi, al quale ha partecipato anche la diocesi di Iglesias, con la condivisione del proprio documento scritto dai delegati Annalisa Atzei, Manolo Mureddu e Ilaria Perduca, coadiuvati dal direttore della Pastorale sociale e del lavoro don Salvatore Benizzi, attraverso una descrizione realistica del territorio e delle sue esigenze, unita al desiderio di riscatto. Uno specchio comunitario che unisce gli elementi della crisi economica, sociale e ambientale all’elevato grado di abbandono scolastico e al basso impegno nella formazione professionale, ma che nonostante tutto lascia trasparire anche qualche incoraggiante segnale di ripresa. Un legame importante lega poi la Sardegna alla Puglia, in particolare la città di Taranto e il polo industriale di Portovesme, chiamati entrambi a una sfida importante per un cambio radicale a favore di sistemi di produzione ecosostenibili. La Chiesa sarda quindi guarda a Taranto non come punto di arrivo, ma come un cammino continuativo e di rinnovazione, in cui favorire la collaborazione, il dialogo e la condivisione delle iniziative diocesane, facendo diventare le occasioni di incontro una salutare abitudine per rimanere costituiti, come Mons. Baturi ha tenuto a precisare, in una “assemblea permanente”.

© Riproduzione riservata
Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 34 del 10 ottobre 2021

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: